L’ASP di Ragusa rende noto che, a conclusione della selezione pubblica per titoli e colloquio, è stato conferito al dottore Luciano Carnazza l’incarico di Direttore della U.O.C. Distretto 1 di Ragusa, con durata quinquennale. Il Distretto rappresenta uno snodo essenziale per l’organizzazione dell’assistenza territoriale, in particolare nel quadro delineato dal Decreto Ministeriale n.77/2022, che definisce […]
Iblea Acque, il debito che affonda i Comuni: Ragusa la più esposta
07 Ott 2025 16:22
Il nodo del debito di Iblea Acque S.p.A., la società in house che gestisce il servizio idrico nella provincia di Ragusa, non si scioglie. E l’Ente più esposto è il Comune di Ragusa. Una notizia che non giunge nuova: Ragusaoggi.it, con un articolo del 5 marzo 2025, si era occupato della questione. Secondo la ricostruzione effettuata, la somma complessiva che la società deve ai Comuni soci supera i 29 milioni di euro, distribuiti tra undici amministrazioni. Si tratta di fondi anticipati per la gestione del servizio idrico nella fase di transizione – dalle utenze elettriche all’affitto dei pozzi – che oggi rischiano di pesare gravemente sui bilanci comunali.
Il Comune di Ragusa, come dicevamo, è il più esposto, con crediti per circa 10 miloni, seguito da Modica (5,5 milioni), Ispica (3,5 milioni), Comiso (2,9 milioni), Pozzallo (3,2 milioni), Scicli (2 milioni), Acate (1 milione) e Santa Croce Camerina (300 mila euro). L’unico Comune escluso da questa situazione è Vittoria, che da oltre un anno ha scelto di gestire autonomamente il servizio idrico, uscendo dalla compagine operativa di Iblea Acque. Il piano di rientro proposto da Iblea Acque, che prevede per i debiti più alti (oltre 3 milioni) una restituzione in dieci anni, non ha convinto tutti. I Comuni di Ispica e Acate hanno infatti deciso di agire per vie legali, emettendo decreti ingiuntivi rispettivamente per l’intero importo dovuto e per 614mila euro.
Il caso Ragusa
A oltre un anno dalle prime segnalazioni, il debito accumulato nei confronti del Comune di Ragusa – socio di riferimento – ha superato la soglia dei 10 milioni di euro, una cifra che incide in modo significativo sul bilancio comunale e apre interrogativi sulla sostenibilità della gestione aziendale. A sollevare la questione è il consigliere Federico Bennardo.
Già nel 2023, la Corte dei Conti aveva richiamato l’attenzione degli enti locali sulla necessità di un controllo più stringente sulle società partecipate, molte delle quali presentano situazioni di sofferenza economica dovute a ritardi nei trasferimenti, crediti non riscossi e inefficienze gestionali. Iblea Acque, nata per gestire in forma unitaria il sistema idrico provinciale, rappresenta un caso emblematico: il Comune di Ragusa, infatti, vanta crediti per forniture e servizi erogati, non ancora corrisposti dalla società.
Per tentare di normalizzare i rapporti finanziari, lo scorso giugno il Consiglio comunale aveva approvato un piano di rientro rateizzato, che prevedeva una restituzione graduale delle somme dovute. Tuttavia, secondo fonti comunali, solo la prima rata è stata versata, mentre le successive – con scadenze fissate tra agosto e ottobre – non risultano ancora saldate.
Secondo Bennardo, a questo punto, l’amministrazione comunale, sulla base della delibera approvata, potrebbe richiedere l’immediato pagamento dell’intero importo residuo, con il rischio di aprire un contenzioso tra ente e società. Una mossa che, se da un lato garantirebbe la tutela delle finanze comunali, dall’altro potrebbe compromettere la tenuta economica di Iblea Acque, chiamata già a fronteggiare spese operative e investimenti infrastrutturali per la rete idrica provinciale.
La vicenda solleva un problema più ampio: la gestione finanziaria delle partecipate pubbliche, spesso gravate da squilibri di cassa e ritardi nei flussi di pagamento. In questo caso, il mancato rispetto del piano di rientro non solo mette a rischio le casse comunali, ma mina la fiducia nella capacità della società di mantenere un equilibrio sostenibile tra costi di gestione e ricavi.
Il Comune di Ragusa, in qualità di socio e creditore, dovrà ora decidere come procedere, valutando se attivare strumenti di recupero coattivo o tentare un nuovo accordo di rientro, ma con garanzie più stringenti. Sullo sfondo, resta la necessità di un piano industriale aggiornato, capace di assicurare la continuità del servizio e il riequilibrio economico-finanziario della società, nel rispetto delle regole di trasparenza e sostenibilità.
© Riproduzione riservata