I TURISTI A RAGUSA E PROVINCIA. GIOIE E DOLORI

Una strada, un palazzo,un albero. A vederli tutti i giorni ci si abitua. Poi arriva chi li guarda con occhio diverso, e cambia tutto. La prospettiva, il significato.

Tanto mi è occorso quando, solo ieri, passeggiavo orgoglioso della mia città sul Lungomare Cavalier Luigi Bisani a Mazzarelli, pardon, Marina di Ragusa. In compagnia di un gruppo di miei amici bolognesi, che da una settimana porto in giro a far vedere cosa significa essere “patrimonio dell’Umanità”. Passeggiando, come dicevo, al Lungomare nuovo (che però i ragusani chiamiamo “vecchio”, mistero, uno dei tanti, di questa terra che a riscoprirla di sorprese ne riserva non poche) uno dei miei amici bolognesi mi ha chiesto come mai ci fosse un carcere a pochi metri dalla spiaggia. E lo ha detto indicandomi quanto i lettori di RagusaOggi possono osservare dalla foto annessa all’articolo.

Effettivamente, a guardare la foto (o, meglio, a guardare dal vivo), questo immobile che massiccio sorge a metà del percorso del Lungomare Bisani, sembrerebbe se non un carcere, qualcosa di molto simile. Colpa della fitta inferriata appuntita e piegata verso l’esterno. Ecco, forse solo l’angolazione delle punte della struttura metallica potrebbe far capire che non si tratta di un carcere, di una colonia penale.

E infatti si tratta, come avranno capito tutti coloro hanno conoscenza dei luoghi, della parte che si affaccia sul mare della Casa di riposo per anziani delle Suore del Sacro Cuore di Gesù. Ma mentre la parte che si affaccia sulla via Benedetto Brin è un normalissimo palazzo, né bello né brutto, la parte che si affaccia al Mediterraneo è “ingabbiata”, per motivi che sconosciamo, da questa triste e grigia inferriata. Dal veloce sondaggio organizzato nell’ambito della comitiva mista – iblei e felsinei – sono emerse diverse ipotesi. Non fare entrare i ladri, quella più diffusa ed accreditata, non fare scappare i vecchietti, quella più cinica (del tutto esclusa dai bolognesi innamorati pazzi di questa parte dell’Isola), non fare entrare i ladri ma nemmeno le persone normali.

La cosa più semplice, lo si intuisce, sarebbe stata quella di chiedere alla proprietà, ovvero alle suore del Sacro Cuore. Ma a noi è piaciuto rimanere nel dubbio. E comunque la inferriata simil-galera della casa di riposo è solo una delle tantissime particolarità del nostro territorio che tali appaiono a chi lo vede ed osserva per la prima volta. Tra le tante, tantissime bellezze che i miei ospiti emiliani hanno ammirato ed esaltato (e immortalato in migliaia di foto digitali), ci sono le chiese, i palazzi, le strade e le piazze di Ibla e Modica, Scicli e Punta Secca. Ma anche, purtroppo, le case orrende, le discariche ovunque, la maleducazione di automobilisti e motociclisti. Loro, educatamente, non le hanno fatto notare, ma le loro facce, davanti a tutti i motorini e le motociclette con in sella uomini e donne rigorosamente senza casco, erano altrettanto esplicite. “Siamo fatti così”, ho dovuto spiegare loro, e cerchiamo di compensare con un senso della ospitalità che, va detto, li lascia interdetti, forse anche più di San Giorgio ad Ibla.

 

 

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