È stata inaugurata a Vittoria la nuova area di Osservazione Breve Intensiva (OBI) presso il Pronto Soccorso dell’ospedale “Guzzardi”. L’area è stata intitolata alla memoria di Giuseppe Morana, storico dirigente amministrativo dell’ospedale, alla presenza dei familiari e delle autorità locali. La cerimonia ha visto la partecipazione del Direttore Generale dell’ASP di Ragusa, Giuseppe Drago, della […]
I MUSEI E LA CITTA’ DI RAGUSA, DURO SCHIAFFO ALLA CULTURA DA PARTE DELL’AMMINISTRAZIONE
02 Lug 2015 18:51
Conferenza stampa indetta per testimoniare l’assoluta mancanza di rispetto verso le opere altrui e i beni comuni di interesse storico-artistico. Presenti in Sala Commissioni Consiliare, Sonia Migliore, il Comitato per i Musei “San Giovanni”, nelle figure di Turi Iudice, Enzo Criscione e Mario Nobile, il Consigliere Gianluca Morando, la Consigliera Manuela Nicita, il Maestro Franco Cilia. Sonia Migliore riporta anche la presenza virtuale degli altri consiglieri comunali assenti (solo fisicamente), Angelo Laporta, Elisa Marino; del dott. Giovanni Ottaviano, e dei progettisti dell’allestimento museografico, (Museo del Tempo Contadino di Palazzo Zacco).
Esordisce Sonia Migliore mostrando le tavole progettuali del Museo del Tempo Contadino di Palazzo Zacco approvate dalla Sovrintendenza. Un progetto fortemente voluto, negli anni in cui fu realizzato, dalla stessa Assessore Migliore, ma soprattutto dal grande Mimì Arezzo. Una figura che tutta Ragusa ricorda e ama ancora profondamente, perché, confermato da tutti i presenti, ha speso anima e cuore per questa nostra città. Inaugurato il 28 agosto 2012, dice la Migliore, questo progetto era solo la prima tappa di una rete museale del centro storico; il Museo del Tempo Contadino si proponeva come un museo in cui le opere donate dagli stessi ragusani divenivano oggetto di testimonianza della nostra cultura passata. Il primo piano era dedicato alla mostra dello sfilato del cinquecento, poi una camera era adibita alla mostra di vita quotidiana, (la naca o vientu, vestiti dell’epoca..ecc, ecc). Nel piano nobile, invece, fu collocata la Civica Raccolta Carmelo Cappello. Ma oggi tutto questo non c’è più, o per lo meno è stato completamente stravolto. Il palazzo Zacco, da sopralluoghi recenti, si presenta nella seguente maniera, dice la Migliore: <già a piano terra manca il bancone che è costato 5000 euro al comune; ricordiamo che il progetto di questo museo è costato 64 mila euro, prelevati dalla legge su Ibla. Attualmente il materiale dello sfilato del cinquecento è stato accantonato negli scatoloni, e le stanze si presentano totalmente vuote, non esiste più nessun reperto. La sala che ospitava la mostra dello sfilato oggi è “arricchita” da n°2 sedie (moderne), e un televisore a parete! I reperti, che ricordiamo, furono affidati dalle famiglie ragusane, sono tutti accantonati nel sottotetto, e non sappiamo nemmeno cosa manca. In questo momento i visitatori possono anche vedere tutto il vuoto che c’è. La collezione Cappello è stata smantellata, perchè in alcune stanze si è fatto posto all’ esposizione di una mostra fotografica in atto>. La cosa a mio avviso veramente deplorevole, è che una delle opere più rappresentativa di Cappello, la scultura “Il Freddoloso”, opera autobiografica che rappresenta la desolazione dell’isolamento e della povertà in cui riversava il meridione negli anni 30 e 40 del Novecento, attualmente, come da documentazione fotografica, si trova accantonata in un angolo con un gomito deteriorato, davanti una porta chiusa!! Altri quadri sono accantonati nel sottotetto. Dove si trovavano prima le opere di Cappello, che erano state allestite con una logica progettuale, dice la Migliore, ora c’è una mostra fotografica. Dice ancora Sonia Migliore: <Non siamo a conoscenza se la famiglia Cappello sia stata informata di questo smantellamento; la stessa Sovrintendenza afferma di non avere ricevuto alcuna comunicazione o autorizzazione di smantellamento. Se questa è l’idea che l’amministrazione Piccitto ha di gestire le cose che ha trovato servite su un piatto d’argento, noi lo vediamo come un fatto grave, e sicuramente presenteremo una denuncia alla Sovrintendenza e a chi di dovere, per far tornare le opere d’arte e i reperti al proprio posto, o almeno in altri palazzi storici che restituiscano loro la giusta dignità. Questo si tratta di abuso di potere, perché non ci si può alzare la mattina e cambiare i mobili come se fossimo a casa nostra>. Un altro passo effettuato da questa giunta comunale, afferma la Migliore, <Con la delibera n° 274 del 25 giugno, il Comune ha deciso che il museo civico “1885-1960 L’Italia in Africa” verrà aperto solo su richiesta. E questo è un modo indiretto per dire che si vuole chiudere ancora un altro museo>. A proposito di questa delibera, Mario Nobile porta una documentazione cartacea di un’intervista al Sindaco Piccitto a pochi mesi dal suo insediamento in Comune, realizzata da una giornalista di ragusaoggi.it, in cui i propositi erano belli, ma poi nulla è stato realizzato.
Il consigliere comunale Gianluca Morando si dice profondamente amareggiato politicamente per questi fatti, che di certo non sono un buon biglietto da visita per i turisti.
Anche Turi Iudice esprime il suo disappunto sul maltrattamento di opere d’arte e ricorda come con Mimì Arezzo, e Mario Papa, anche attraverso i libri di Arezzo e le trasmissioni su teleiblea, si portasse in alto il nome di Ragusa, una Ragusa da amare. Proprio da una frase di Mario Papa, che invitò, quasi per scherzo i cittadini a portare del materiale, Mimì Arezzo ebbe l’intuizione di rendere reale tutto questo. Infatti, dice Iudice: < Ecco perché il museo del contadino era una parte del museo della Ragusanità. Perché inizialmente tutto Palazzo Zacco doveva diventare il museo di Ragusanità. C’era inoltre l’idea, a proposito della biblioteca di via Matteotti, di inserirla in questa rete di musei; ma nei numerosi incontri con l’attuale amministrazione comunale, mi sono scontrato con un “muro di gomma”. Il progetto dell’area museale rientrava nell’ottica di sviluppo del centro storico di Ragusa superiore, che comprendeva Palazzo Zacco, museo Palazzo Garofalo, e il museo dell’opera Pia, dove è collocato il museo sotto l’ex standa>.
E’ il momento di Palazzo Cosentini: Franco Cilia prende la parola: <alla luce dell’ultimo sopralluogo a Palazzo Cosentini, insieme al cameraman di un’emittente televisiva locale e della giornalista Lara Dimartino, mi chiedo e chiedo a tutti voi: Ragusa merita questo?! Il Palazzo è ridotto a un letamaio, quello che l’altro giorno siamo andati a documentare, è l’assoluta mancanza di rispetto per un monumento che fa parte della lista dei monumenti Patrimonio dell’umanità. Il banner copre i mascheroni; all’interno dell’immobile oltre al pesante stato di degrado causato dalle infiltrazioni d’acqua, con conseguente distacco dell’intonaco e macchie di umidità sui muri, sono presenti i buchi dei chiodi lasciati da precedenti mostre. E siccome non bastavano questi buchi, le foto della mostra attualmente in essere, sono state attaccate al di sotto dei buchi. Siamo stati intimati e minacciati di andare via e di non fotografare nulla, perché non avevamo un’autorizzazione; ci hanno detto che se avessimo voluto fare foto saremmo dovuti andare quando il palazzo fosse stato chiuso!!! Noi, in realtà, siamo stati colpevoli di non aver chiamato le forze dell’ordine, perché per documentare un degrado e presentare ai cittadini uno stato di fatto, a chi dobbiamo rivolgere un’autorizzazione?!!>
Enzo Criscione parla del suo amichevole rapporto con Mimi Arezzo che aveva speso tantissimo per questa sua città. Con grande amarezza per ciò che sta succedendo, augura, con la speranza che qualcuno si ricordi di questa città che sembra lasciata alla deriva.
Alla luce di questi fatti mi auguro vivamente che si possa trovare una soluzione per portare all’antico splendore una città che tutti ci invidiano per le bellezze storiche, architettoniche e culturali, ma che forse noi stessi non riusciamo realmente ad apprezzare, non mantenendo un adeguato range di manutenzione e di rispetto verso le opere pubbliche e d’arte che le generazione passate ci hanno tramandato.
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