I GIOVANI DE SIMONE SOGNANO IL SANTO ALTRI RINGRAZIANO PER LA SALUTE RITROVATA

Dal sogno del giovane Ezzio De Simone, alla richiesta di benedizione per la nuova casa della famiglia Saracino, alla redazione del giornale locale per avvicinare anche i giovani alla grande tradizione delle “cene”.

Tanti i modi di rivolgersi al Santo più amato dai Santacrocesi ma con un denominatore comune, la fede. Giuseppe, Maria e il piccolo Gesù siedono alla tavola delle famiglie ad accoglierli, una tavola ricca di cose povere. I finocchi, simbolo di povertà che segnano il posto dei santi e poi il “lauri” il frumento simbolo della catena alimentare insieme con le frittate e le focacce fatte con i doni della terra come gli spinaci e gli asparagi e in questa tavola non mancano i dolci, rigorosamente fatti in casa. Al posto d’onore il bastone di san Giuseppe e le cuddure di pasta di pane o meglio, il “pane pulito” fatto dall’estro e dalla bravura delle donne di casa.

Tanto lavoro. Tanta fatica ma anche tanta emozione e ogni volta si rinnova l’unione delle famiglie insieme per onorare un patto di fede. Nulla viene lasciato al caso. Ogni cosa trova il suo posto. Unica cosa che manca in queste grandi tavole, è la carne. Questo alimento non era spesso nelle tavole dei vecchi contadini e non può esserci nelle tavole  di oggi. Queste “cene” tra la fede e il folclore, attirano tanti turisti e dopo un periodo in cui erano quasi scomparse tornano nelle case in momenti di avversità spesso economiche, come in questo periodo.

Sono la richiesta per un futuro migliore. Per non fare mancare il lavoro e l’avvenire alle nuove generazioni e oggi come allora le famiglie ringraziano per il dono ricevuto e pregano per una nuova Grazia.

 

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