I FARMACI SI DISPERDONO NELL’AMBIENTE ALTERANDO L’EQUILIBRIO DEGLI ECOSISTEMI

In uno studio pubblicato sulla rivista Science, ricercatori dell’università svedese di Umea lanciano l’allarme sull’ennesima responsabilità dell’uomo nel condizionare l’ambiente.

La poca informazione da parte dei media e l’assenza o la non applicazione di norme contribuiscono al danno ambientale, già da più di trent’anni provato scientificamente, riguardante le migliaia di tonnellate l’anno di farmaci e prodotti per il corpo che smaltiti nei corsi d’acqua provocano un massiccio inquinamento delle stesse con danni incalcolabili agli ecosistemi.

Quindi una parte, anche se piccola, dei farmaci utilizzati dall’uomo si disperde nell’ambiente, dove queste sostanze possono venire assorbite da piante o animali.

Si è dimostrato che i farmaci ansiolitici comportano un impatto significativo sull’habitat naturale dei pesci esponendo le varie specie a nuovi pericoli.

L’analisi ha evidenziato che questi farmaci, che raggiungono gli ambienti acquatici dagli scarichi domestici attraverso le fognature, modificano sensibilmente il naturale comportamento dei pesci rendendoli  asociali, voraci, temerari ed aggressivi.

Questa variazione così drastica dei comportamenti ha conseguenze gravi ed imprevedibili sull’equilibrio degli ecosistemi.

Lo studio descrive l’effetto sul pesce persico dell’Oxazepam, un farmaco utilizzato nel trattamento dell’ansia e del panico, appartenente ad una classe di farmaci ansiolitici ampiamente diffusa in tutto il mondo, le benzodiazepine.

I ricercatori hanno somministrato ai pesci dosi del farmaco alle concentrazione presenti nei fiumi e nei mari dimostrando che dopo l’esposizione all’Oxazepam, i pesci esprimono comportamenti anomali tenendo a distanza i propri simili ed esponendosi così probabilmente ad un maggior rischio per la propria sopravvivenza.

Tomas Brodin, coordinatore della ricerca, ha osservato che il pesce persico selvatico europeo, sottoposto ad un dosaggio bassissimo del farmaco, mangia più veloce e si comporta in maniera anti-sociale; il farmaco rende i pesci più coraggiosi, spingendoli a cacciare da soli (esponendosi così a maggiori rischi senza la protezione del gruppo) e molto piu’ affamati, caratteristiche quest’ultima che potrebbe portare profondi effetti sull’ambiente circostante e sulla proliferazione delle alghe.

“Normalmente – ha spiegato Brodin, – il pesce persico è timido e caccia in gruppo. Si tratta di una strategia per sopravvivere e riprodursi. Gli esemplari che nuotano in acque in cui si sono riversati farmaci ansiolitici diventano però molto più audaci”.
Questi farmaci sono presenti nei corsi d’acqua di tutta la Terra e probabilmente gli effetti descritti dallo studio riguardano tutti i pesci in quanto agiscono su un recettore cellulare che si trova in quasi tutti i vertebrati.
“La soluzione – conclude il ricercatore – non è eliminare i farmaci, ma sviluppare impianti di trattamento delle acque in grado di eliminare i residui di queste sostanze”.

Il prossimo passo dei ricercatori sarà capire quali conseguenze possano apportare comportamenti di questo tipo nell’equilibrio degli ecosistemi locali.



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