I BEATI SONNI DELLA GIUNTA ALFANO NON SONO GIUSTIFICABILI

Che la burocrazia sia una mala bestia è cosa risaputa. Che diventi ostacolo insormontabile se non viene spronata da chi comanda e/o “oleata” è, purtroppo, triste realtà italiana. Un politico accorto, come l’onorevole Digiacomo, però, avrebbe dovuto mettere in conto ciò, allorché da sindaco, respingendo capitali privati di multinazionali disposte ad investire su Comiso, stabilì che la riconversione della ex base missilistica doveva essere finanziata da capitali pubblici, i quali, necessariamente, passano attraverso la burocrazia. Non è azzardato pensare che se la struttura aeroportuale fosse sorta con capitale misto pubblico-privato, come era stato ipotizzato prima della sindacatura Digiacomo, molto probabilmente oggi a Comiso atterrerebbero realmente gli aerei di linea. Questa considerazione non vuole giustificare il sonno beato della Giunta Alfano sul “pasticcio sedime”. Alfano si è svegliato solo all’inizio di quest’anno e per iniziativa altrui. Costretto a rincorse ministeriali varie, si è aggrappato ad un improbabile protocollo d’intesa suggerito dal Ministero della Difesa alla fine di marzo, protocollo che, a quanto pare, nessuno vuole firmare. Non serve, però, piangere sul latte versato. L’aeroporto a Comiso c’è e bisogna avviarlo nel mercato dei trasporti, non senza un’analisi realistica delle notevolissime difficoltà (non solo di ordine burocratico) che si frappongono all’auspicata messa in funzione e non senza renderne partecipi i cittadini, sfiduciati e anche nauseati dalle minacciose pretese politico-spartitorie, dalle auto-nomine e, in genere dalle lotte per la conquista di una poltrona del Consiglio d’Amministrazione della Società  che gestirà, quando entrerà in funzione (?), la struttura aeroportuale. Quali le difficoltà? Nell’ambito dei provvedimenti legislativi che portano verso il federalismo, dove il Governo pare avviato, il 20 maggio scorso è stato approvato il decreto sul trasferimento dei beni demaniali a Comuni, Province e Regioni. Verrà stilato un elenco di beni, da concertare con la Conferenza unificata, quindi da proporre agli Enti territoriali, i quali valuteranno quelli da accettare assumendosene le responsabilità. L’elenco riguarderà il demanio marittimo, il demanio idrico, quello militare dimesso, gli aeroporti di interesse regionale, etc.Il sedime dell’aeroporto di Comiso entra a pieno titolo nel decreto. Ecco allora i problemi di non facile soluzione: Potrà essere firmato dai ministeri interessati un protocollo d’intesa che non tenga conto del citato decreto? Se bisogna attenersi alle procedure indicate dal decreto di quanto si allungheranno i tempi? Sono compatibili con le esigenze di chi ha investito cifre ragguardevoli? Ancora, se il sedime verrà ceduto all’ente territoriale, presumibilmente la Regione, potrà lo Stato, in contrasto con lo spirito della riforma degli Enti Locali, mettere a carico del proprio bilancio l’assistenza al volo, i Vigili del Fuoco e quant’altro necessario per il funzionamento dello scalo aereo? Dinanzi a questi interrogativi e ad un aeroporto “pronto all’uso” è umanamente comprensibile andare in bestia, ma non serve. Così come non servono deprecabili spartizioni, demagogia, manifestazioni e contromanifestazioni salva-reputazioni elettorali. Ciò che serve è uno sforzo unitario e partecipato, innanzi tutto locale e provinciale, ma credo anche regionale, per la ricerca di soluzioni di immediata attuazione, che tengano ben presente il pesante tributo pagato dalla comunità locale in oltre un cinquantennio, dal Secondo Conflitto Mondiale allo sconvolgimento prodotto dalla base missilistica con l’insediamento, in un territorio sovrappopolato,  di circa cinquemila persone estranee alla cultura locale. O decisioni ragionate, sostenute da tutti, o lotta di tutti per lo sviluppo di questo estremo lembo di Sicilia.   

 

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