GIOVEDI POMERIGGIO LA CONFERENZA SUL BURNOUT

“Il nostro team sta diventando una realtà sempre più concreta sul territorio – ha affermato il direttore dell’Ufficio diocesano, don Giorgio Occhipinti – possiamo contare sull’apporto di 15 medici tra i nostri volontari, tutti professionisti che, come in questa occasione, si spendono per la comunità”. “Il “burnout” è un argomento molto sentito anche nell’area iblea. “E’ una patologia che interessa tutte quelle figure professionali impegnate nella cura della persona – ha spiegato Benincasa – e colpisce in particolare medici e le altre figure sanitarie, gli addetti ai servizi di emergenza, tra cui poliziotti e vigili del fuoco, psicologi, psichiatri e assistenti sociali, insegnanti ed educatori, avvocati e anche i sacerdoti. Parliamo quindi di una sindrome di esaurimento emozionale, che comporta la spersonalizzazione e riduzione delle capacità relazionali che colpisce colui il quale per professione aiuta gli altri. Una malattia sottile, i cui sintomi solamente da pochi anni vengono individuati, che si evolve in quattro fasi: idealistica, stagnazione, frustrazione, apatia. In tali condizioni può succedere che queste persone si facciano un carico eccessivo delle problematiche legate all’assistenza, non riuscendo così più a discernere tra la propria vita e quella degli assistiti. Il “buon samaritano” porge aiuto, ma la società si chiede se egli stesso abbia bisogno di aiuto?”.

La figura del buon samaritano continua ad essere il filo conduttore delle iniziative portate avanti dall’Ufficio diocesano per la Pastorale della salute in vista della XXI Giornata mondiale del malato che si celebrerà il prossimo 11 febbraio. Dopo la conferenza dedicata alle nozioni di primo soccorso, ieri pomeriggio un altro appuntamento, aperto alla comunità, dedicato alla sindrome “burnout”, descritta da alcuni autori come “sindrome del buon samaritano deluso”. Un importante momento di riflessione, tenutosi presso il salone parrocchiale della chiesa Preziosissimo sangue, che ha visto la presenza di Santi Benincasa dell’istituto superiore di Scienze cognitive di Enna e Rosa Giaquinta, vice presidente della Società italiana di medicina generale di Ragusa nonché neo-componente della Pastorale iblea della salute.

“Purtroppo in provincia di Ragusa non si è fatto ancora molto per informare sul problema – ha continuato la dottoressa Giaquinta –. Tempo fa la nostra azienda ospedaliera ha distribuito al personale dei questionari per individuare il grado di burnout nell’ambiente sanitario ma i risultati non sono ancora stati divulgati. Tutti gli studi dei quali disponiamo provengono da regioni del nord Italia come la Lombardia, il Piemonte e il Lazio. Questo incontro rappresenta quindi una importante occasione di denuncia ed approfondimento della sindrome che, secondo i dati europei, colpisce il 30-40% dei medici. Significativa la percentuale anche tra il personale di sorveglianza dei penitenziari, persone sottoposte a continue situazioni di rischio, a contatto con la paura, la sofferenza ed il disagio sociale. Una realtà, purtroppo, spesso trascurata”.

I soggetti affetti da “burnout” cominciano a sviluppare un lento processo di “logoramento” o “decadenza” psicofisica con conseguente esaurimento emotivo, depersonalizzazione, un atteggiamento spesso improntato al cinismo e un sentimento di ridotta realizzazione personale. Il malessere si accompagna spesso ad un deterioramento del benessere fisico, a sintomi psicosomatici come l’insonnia e psicologici come la depressione. I disagi si avvertono dapprima nel campo professionale, ma poi vengono con facilità trasportati sul piano personale: l’abuso di alcol, di sostanze psicoattive ed il rischio di suicidio sono elevati nei soggetti affetti da “burnout”.

“Il disagio esistenziale è un fenomeno diffuso nella nostra Ragusa – ha concluso don Occhipinti – e va combattuto con l’informazione e la prevenzione. Questo l’obiettivo che portiamo avanti come consulta dell’ufficio per la Pastorale della salute, informare la collettività, fornendo per quanto possibile le chiavi, a chi non le ha, per cercare un aiuto e farsi curare”.

 

 

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