GIORNALISTI SI DIVENTA (?)

Io sono quella che il Direttore di questa testata on line chiama “la corrispondente da Pisa” e in questo momento, secondo le nuove norme, sono perseguibile dalla Legge perché sto commettendo il reato di “Abuso di Professione” non essendo io una giornalista iscritta regolarmente all’Albo, ma solamente una che aspira a esserlo. Un giorno.

Nell’editoriale di oggi Franco Portelli ha ben illustrato quali sono i problemi che al momento rendono difficile, per non dire impossibile, praticare questo mestiere e che futuro, se mai uno ce ne dovesse essere, spetta ai piccoli giornali locali, ma non solo.

Io ce le ho bene impresse nella mente le facce di chi non crede che io o i pazzi come me, possano farcela: sono quelle di chi quando dici di studiare Lettere ti guarda e esordisce con un ghigno beffardo, ti concede una pacca sulla spalla e afferma “Ah beh, ma allora sei pronta a essere disoccupata a vita?”. O sono le facce dei professori del liceo che quando chiedevano che cosa volessimo fare da grandi e in molti replicavano il medico o l’avvocato, sentendosi rispondere “la giornalista” abbassavano la testa e borbottavano  “Originale”, un po’ perché sapevano che l’unica cosa che riesco a fare decentemente è scrivere, un po’ perché probabilmente pensavano che non ce l’avrei mai fatta.

Ogni tanto ci penso e nei lunghi monologhi con me stessa mi chiedo perché mai non sono nata con doti matematiche o scientifiche, se a quest’ora fossi stata brava con i numeri o con le reazioni chimiche avrei potuto scegliere Economia, Medicina, Ingegneria e non starei qui a lamentarmi e ogni qual volta qualcuno mi avrebbe chiesto “Cosa studi?” io avrei potuto rispondere “Un qualcosa che mi regala qualche possibilità in più di non rimanere disoccupata”.

Ma in fondo siamo in Italia, per come stanno le cose ad ora per nessuno è facile trovare lavoro. O perlomeno così dicono. E’ fortunato chi studia Giurisprudenza e ha la mamma o il papà con lo studio già avviato. O chi riesce a trovare qualcuno che metta per lui, come dire, una buona parola. E’ fortunato chi ha tanti soldi per poter andare a studiare fuori, all’estero, e magari continuare a vivere lì per trovare un lavoro che lo soddisfi per poi sistemarsi definitivamente.

Ma io voglio fare la giornalista da grande, e mi piacerebbe tanto poterlo fare in Italia. A casa mia. Ma se prima era difficile, ora sta diventando utopia. Gli unici che mi hanno sempre sostenuto sono stati i miei genitori e poche altre persone, per la maggior parte degli amici e conoscenti sono una per cui questa “fantasia del giornalismo” non è niente di più che un capriccio, non una passione. Poi di mezzo ci si mette pura la legge, che è palesemente incostituzionale ma ormai ci siamo abituati. O meglio, ormai siamo rasseganti.

Su a Pisa, e prima ancora a Milano, città in cui ho abitato per un anno, ricordo che quando capitava di parlare con qualcuno e dicevo di voler fare la giornalista per passione, per l’amore che provo per questo mestiere, alcuni mi rispondevano che visto il periodo, era da pazzi tentare di fare un lavoro con così poche certezze solo per passione: “Devi trovare una strada che alla fine ti dia una sicurezza economica”.

Io li odiavo. E li odio tuttora. Una forte avversione per chi crede che fare un lavoro per tutta la vita che ti dia la sicurezza di avere i soldi in tasca alla fine possa farti un uomo o una donna felice. Si può fare tutta la vita un lavoro che non ti piace? Si, certo che si. Milioni sono le persone che ogni mattina si alzano per andare a fare un lavoro che  odiano, perché quello hanno trovato per riuscire a portare il pane a casa per i figli.

I tempi ci obbligano a pensare che l’unica cosa che serve per essere sereni è il denaro, la gente si suicida perché non riesce arrivare alla fine del mese o perché un lavoro non ce l’ha. E io mi arrabbio perché da grande forse non potrò fare il mestiere che voglio, e dovrò ringraziare chissà che santo se mai lo troverò un lavoro. Ognuno insomma ha le sue battaglie da combattere, alcune certamente meno gravi di altre. Ma pur sempre battaglie.

Questa è l’Italia e un caro amico mio dice sempre che tre sono le alternative: o ci ribelliamo, o ce ne andiamo via o ci pieghiamo al sistema. Io però ho pensato a un altro paio di soluzioni, ovvero, ci provo finché non ci riesco o ci provo finché i fatti mi costringono ad abbandonare questa strada. Ed è così che l’unico pensiero che a pochi giorni dall’inizio del 2012 mi martella il cervello è uno: non sempre amare tanto qualcosa, o qualcuno, ripaga.

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Cara Roberta la tua nota che potrebbe essere stata scritta da centinaia e centinaia di giovani aspiranti giornalisti mi ha commosso. Posso solo dirti che con il nostro legale stiamo studiando la possibilità che un giorno dopo in cui scatteranno  le violazioni delle norme sulla presunta irregolare attività di giornalisti mi autodenuncerò all’Autorità Giudiziaria chiedendo nel contempo di trasmettere gli atti alla Corte Costituzionale per la palese violazione dell’art. 21 della Costituzione. Questo dico pubblicamente e lo farò, siatene certi perché Monti o qualsiasi altro non può permettersi di penalizzare tanti giovani rendendo loro la vita ancora più difficile.

Franco Portelli

 

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