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Gioco patologico, 1.800 i ragusani capaci di perdere tutto. Mustile (Sert): “Da noi terapie contro la disperazione”
02 Nov 2023 09:17
Nel ragusano ci sono almeno 1.800 persone capaci di giocarsi tutto, anche quello che non hanno. Puntano su qualsiasi cosa: partite di ogni categoria, corse vere tra cavalli e corse virtuali tra cani, videopoker. Persino il SuperEnalotto, ora che ha superato la soglia dei 78milioni di vincita in caso di “sei”, attira nuovi seguaci. Il fenomeno della ludopatia, riemerso di recente con i casi di calciatori famosi finiti nel vortice delle scommesse con cifre da capogiro, continua a rovinare intere famiglie senza soluzione di ceto né di latitudine. “E’ una patologia ancora più subdola di alcol e droga” esordisce il dottore Giuseppe Mustile, dirigente del Sert dell’Asp di Ragusa. La struttura sanitaria assiste 180 tra uomini (la maggioranza) e donne (poche) afflitti da gioco patologico. Hanno spesso un’età compresa tra i 44 e i 55 anni, con una buona capacità di denaro, derivata da buoni stipendi o dalla capacità di procurarselo.
“O, meglio: i soldi li avevano, adesso sono finiti”, spiega Mustile a ragusaoggi.it.
E’ questo il momento in cui si rivolgono a una delle tre sedi del Sert di Ragusa?
“Sì, il più delle volte il giocatore patologico viene convinto da un familiare, un parente, un amico a intraprendere un percorso che lo tiri fuori da una spirale senza via d’uscita. Non sempre questa persona è disponibile a farlo, infatti soltanto una su dieci varca le nostre strutture.”
Quindi, le cifre del fenomeno sono molto più alte…
“Dieci volte di più. In provincia sono circa 1.800 persone classificabili come giocatori d’azzardo. Si tratta di una stima a cui si deve aggiungere quella sui giocatori cosiddetti ‘problematici’, che sono altri 5.000.”
Qual è il profilo del giocatore patologico?
“Uno che dopo una buona vincita al gioco, ritenta all’infinito. A volte rivince, altre volte perde, una differenza che non riesce a cogliere. Ha un lavoro e buone capacità di procurarsi denaro anche quando non ne ha. Per questo obiettivo diventa purtroppo anche un bugiardo seriale e a volte un truffatore. Chiede soldi a chiunque, promettendo di restituirli. Per una visita specialistica, un improvviso problema, suo o di familiari. Tutte menzogne: quei soldi servono per andare nell’agenzia di scommesse preferita o puntare sulle scommesse online. Basta un telefono cellulare.”
Diabolico…
“Un’ossessione, impossibile da dominare. Fino a quando si perde tutto e non parlo soltanto di denaro.”
Quali percorsi offrite?
“Differenziate, perché i giocatori non sono tutti uguali. Ci sono coloro che giocano dopo avere subìto eventi traumatici di tipo affettivo, altri che hanno disturbi dell’umore, altri ancora che detengono complessi difficili ed ereditari. La vulnerabilità al gioco d’azzardo è molto varia. Pertanto si applicano terapie farmacologiche, psicoterapeutiche, di gruppo. Da circa 8 anni, per esempio, una volta alla settimana si tiene a Ragusa un incontro fra ex giocatori incalliti in cui si parla e si prende consapevolezza del ‘prima’ e del ‘dopo’. Le terapie sono gratuite, variano dai tre ai sei mesi per alcuni casi, fino ai tre-cinque anni del percorso psicoterapeutico. E in mezzo non devono esserci ricadute. Per alcuni è necessario il ricovero in comunità.”
Si perde il pelo, ma non il vizio…
“Il giocatore patologico non guarisce mai del tutto. Il rischio di ricaduta è molto alto. Può smettere, ma il pensiero alla puntata si ripresenta, anche con un solo euro. Invece no, non si deve puntare più un centesimo. Ecco perché la diagnosi iniziale è molto importante. L’importante è capire che non si riesce a risolvere questo grave problema da soli. La maggior parte dei nostri pazienti viene perché forzato da qualcun altro o perché ormai è disperato.”
Come se ne esce? “Con le terapie, con la consapevolezza di avere una patologia e cercare di risolverla. Qualcuno ha ripreso in mano il proprio lavoro, ha dato sfoggio delle proprie capacità, ha pagato i debiti e ha riconquistato famiglia e amici.”
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