È stata inaugurata a Vittoria la nuova area di Osservazione Breve Intensiva (OBI) presso il Pronto Soccorso dell’ospedale “Guzzardi”. L’area è stata intitolata alla memoria di Giuseppe Morana, storico dirigente amministrativo dell’ospedale, alla presenza dei familiari e delle autorità locali. La cerimonia ha visto la partecipazione del Direttore Generale dell’ASP di Ragusa, Giuseppe Drago, della […]
GENOVA SI INDIGNA E MANIFESTA IN GIALLO
16 Feb 2014 12:34
Dal rosso degli zampilli del 14 febbraio, quando le acque della fontana nella centralissima piazza genovese si erano colorate per celebrare la protesta contro la perpetuata violenza sulle donne, si passa al giallo zafferano per officiare i due Marò che da due anni sono impegnati nelle vicissitudini di un processo, in India, per determinare la loro colpevolezza circa l’uccisione di due pescatori scambiati per pirati all’assalto di una nave mercantile.
La scelta di piazza De Ferrari risulta ovvia, non solo in riguardo alla centralità della piazza, sita nel cuore del capoluogo ligure, ma anche perché la fontana si stanzia dinanzi la sede della Regione.
Alla manifestazione, promossa da Fratelli d’Italia e dall’associazione 150 anni di Gioventù, ha presenziato l’onorevole Ignazio La Russa, in qualità di presidente di Fratelli d’Italia.
Ieri, sabato 15 febbraio, ricorreva, infatti, il secondo anno di detenzione in India dei due marò Salvatore Girone e Massimiliano Latorre. L’associazione 150 Anni di Gioventù ha richiesto e ottenuto dal comune di Genova di colorare di giallo l’acqua della fontana di piazza De Ferrari per esprimere la vicinanza della città ai due soldati.
L’apprezzabile iniziativa si scontra, però, con un panorama ancora impervio e minato dagli instabili rapporti tra i due Stati.
Dopo la prima e ultima visita di un rappresentante del governo italiano in India, la Corte Costituzionale indiana ha provveduto a deliberare l’inapplicabilità della pena di morte, che fino all’ultimo teneva i due militare sul filo di un rasoio. Dal taglione si è passati all’anti terrorismo con le conseguenti minacce di ripercussioni lanciate da Palazzo Chigi qualora il governo di New Dehli dovesse applicare la draconiana “Legge per la repressione degli atti illeciti contro la sicurezza della navigazione marittima e le strutture fisse sulla piattaforma continentale”, che è abbreviata con l’acronimo di Sua Act.
Si tratta di uno strumento giuridico adottato dall’India nel 2002 per dare esecuzione all’omonima Convenzione internazionale firmata a Roma nel 1988 dopo il dirottamento della Achille Lauro, avvenuto tre anni prima da parte di un gruppo di terroristi palestinesi. La onvenzione configura per la prima volta il concetto di “terrorismo marittimo” e permette a uno Stato di estendere la sua giurisdizione anche al di fuori delle proprie acque territoriali in caso di crimini su sue navi o strutture fisse. Ed è anche per questo che la corrispondente legge indiana viene ritenuta necessaria nel caso della Enrica Lexie, perché l’incidente è avvenuto al largo del Kerala in acque non territoriali, ma contigue e internazionali, dove l’India ha alcuni “diritti sovrani” ma non la “sovranità”.
Il SUA Act compare nella lista di leggi per le quali è competente la National Investigation Agency (Nia), una sorta di Digos indiana nata nel 2008 dopo le stragi di Mumbai che si occupa solo di casi di terrorismo, ed a cui nell’aprile 2013 sono state affidate le indagini sui due fucilieri italiani.
“L’eventuale ricorso da parte indiana alla legge sulla sicurezza marittima, oltre a ledere la dignità dell’Italia e dei marò, avrebbe conseguenze negative nei rapporti con l’India e nella lotta globale contro la pirateria”, afferma in una nota Palazzo Chigi, al termine della riunione della task force interministeriale presieduta dal presidente del Consiglio Enrico Letta sulla vicenda.
Intanto il ministro della Difesa, Mario Mauro, ha riaperto la possibilità di aprire “un arbitrato internazionale” sulla vicenda.
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