G8 DI GENOVA

 I sei poliziotti, condannati in via definitiva dalla Cassazione per le violenze avvenute nella scuola Diaz durante il G8 di Genova, del luglio 2001, potranno invece scontare il residuo di pena nelle proprie abitazioni.

La decisione di optare per la detenzione domiciliare è del tribunale di sorveglianza di Genova, e relativamente a Nando Dominici, Massimo Nucera, Maurizio Panzieri, Fabio Ciccimarra, Salvatore Gava e Filippo Ferri.

Per effetto della legge svuota-carceri, il Tribunale di sorveglianza del capoluogo ligure ha  esteso il domicilio reclusorio,  per Filippo Ferri che all’epoca dei fatti era dirigente della Squadra Mobile della Spezia; Fabio Ciccimarra, all’epoca ex dirigente della Mobile di Latina; Nando Dominici, ex capo dellaSquadra Mobile di Genova, e Salvatore Gava, ex dirigente della Mobile di Sassari che hanno un residuo di pena di otto mesi ciascuno (la condanna era di tre anni e otto mesi di cui tre anni condonati). 
Massimo Nucera, che era agente scelto del settimo Nucleo speciale del settimo Reparto Mobile di Roma e Maurizio Panzieri, ispettore capo aggregato allo stesso Nucleo speciale hanno un residuo pena di cinque mesi ciascuno (condannati a tre anni e cinque mesi di cui tre anni condonati).

Misura diversa quella prevista per Carlo Di Sarro, all’epoca dei G8 funzionario della Digos genovese, che era stato condannato a tre anni e otto mesi per l’irruzione nella scuola Diaz, ma i giudici della Sorveglianza gli hanno, adesso, concesso l’affidamento in prova ai servizi sociali. 

Di Sarro potrà espiare la pena prestando il suo aiuto in un’associazione convenzionata con il ministero della Giustizia.

Non ha particolarmente sconcertato la decisione del Tribunale. Sarà perché sono trascorsi 12 anni da quegli eventi, nel frattempo altri sconvolgimenti sono venuti a destare l’attenzione spingendo quelli nel dimenticatoio generale.

Eppure, quello del G8 Italiano fu un caso eclatante. L’Italia venne ammonita dall’opinione pubblica internazionale, derisa dallo stuolo di giornalisti arrivati per presenziare l’evento, sanzionata dalla Corte Europea dei Diritti Umani per il mancato rispetto dei diritti e delle libertà fondamentali.

Dopo la morte di Carlo Giuliani, l’irruzione degli agenti alla Diaz arrivò a scuotere animi e immaginari collettivi, instillando un supremo principio che venne ulteriormente ribadito nella sentenza di primo grado, del febbraio 2009:  « In uno stato di diritto non è invero accettabile che proprio coloro che dovrebbero essere i tutori dell’ordine e della legalità pongano in essere azioni lesive di tale entità, anche se in situazioni di particolare stress.».

La sera del 21 luglio 2001, tra le ore 22 e mezzanotte, nelle scuole Diaz, Pertini e Pascoli, divenute centro del coordinamento del Genoa Social Forum, guidato da Vittorio Agnoletto, facevano irruzione i Reparti mobili della Polizia di Stato di GenovaRoma e Milano con il supporto operativo di alcuni (non tutti) battaglioni dei Carabinieri. Furono fermati 93 attivisti e furono portati in ospedale 61 feriti, dei quali 3 in prognosi riservata e uno in coma. Finirono sotto accusa 125 poliziotti, compresi dirigenti e capisquadra, per quello che fu definito un pestaggio da “macelleria messicana” dal vicequestore Michelangelo Fournier. Macelleria che venne perpetuata all’interno del centro di detenzione di Bolzaneto.

I procedimenti che riguardano i fatti del G8 sono molteplici. Stasera, infatti, è prevista un ulteriore riunione, in camera di consiglio,della prima sezione del Tribunale, presieduta da Gabrio Barone.

Sotto accusa ci sono alcuni tra i nomi più noti del ministero dell´Interno: Francesco Gratteri, oggi al vertice dell´Antiterrorismo, Giovanni Luperi, attuale capo dell´Aisi, l´ex Sisde, e Gilberto Caldarozzi, tra i protagonisti della cattura di Bernardo Provenzano. Saranno, inoltre, presenti molte delle vittime, tra cui Mark Covell, giornalista inglese che ha ricostruito, nel più minuzioso dettaglio, tutto l’iter delle vicende, mettendo insieme fotografie, filmati e verbali.

Stamani Mark vuole giustizia. E non si arrende. «Ho trovato altre immagini. E troverò anche il nome di quelli che mi volevano uccidere».

 

 

 

 

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