G I U L I A N A

Completati gli studi, il loro calvario non era ancora finito, lui doveva fare ancora quindici mesi di servizio militare.

Prima che Michele partisse per questa nuova avventura, Giuliana pensò che fosse arrivato il momento di presentarlo a suo papà.

Così una sera Michele si fece coraggio e parlò al telefono, in maniera formale, col padre: “Commendatore buonasera, mi scusi se la disturbo, come le avrà accennato Giuliana, sarei molto onorato se domani o dopo potessimo incontrarci, vorrei approfittarne per esporle il mio più importante progetto”. E lui secco: “Sì, mia figlia mi ha accennato qualcosa e sono proprio curioso di conoscerla, vediamoci domani alle diciotto davanti al bar Grattacielo, buonasera a domani”.

Michele capì subito che sarebbe stato un incontro molto difficile, lui in realtà, era un perfetto estraneo che cercava di portarle via la figlia, avrebbe trovato sicuramente un terreno molto duro.

Al padre di Giuliana gli era stata conferita l’onorificenza di Commendatore per le sue benemerenze militari e civili, quindi era un uomo di poche parole, amava la precisione e la disciplina.

Il giorno dopo, per la prima volta, Michele si trovò questo signore davanti, era un tipo simpatico, senza capelli e con dei baffetti alla “ Errol Flyn”, aveva un’espressione burbera. Michele, dopo avere ordinato al cameriere due aperitivi, entrò subito in argomento e tutto d’un fiato disse: Commendatore la ringrazio di aver accettato il mio invito e di avermi dato così la possibilità di poter chiederle, in maniera diretta senza preamboli la mano di Giuliana, appena ritornerò da militare desidero sposarla”.

Lui con pacatezza rispose: “Caro Michele, la ringrazio per la sua franchezza, però lei chiede qualcosa oggi, e domani già parte per un impegno che ha ancora con la Patria, le due cose non si conciliano.

Lei starà via quindici mesi e dopo, deve trovare un lavoro e, mi creda, il primo stipendio le permetterà appena di vivere da solo. come lei stesso può vedere non le offre tanto”.

A Michele sembrò di sprofondare, ma immediatamente conoscendo l’amore profondo che per quattro anni aveva alimentato entrambi, disse: “Sicuramente lei ha ragione, però io offro a Giuliana una cosa certa che non deve essere sottovalutata, il mio grande amore”.

Si salutarono con molta cordialità, riservandosi di parlarne ancora assieme a Giuliana davanti ad un buon piatto di spaghetti a casa sua.

Il giorno dopo, lei rassicurò Michele. “ Sai, papà è rimasto molto contento, gli sei piaciuto,  ha detto che hai grinta e personalità, quando poi ho detto di amarti  è rimasto in un silenzioso  assenso”.

La sera prima di partire Michele fu invitato a cena, lei approfittò per preparargli tutto e di più: pomodori e uova sode ripieni, verdure grigliate, una ricchissima pasta al forno, stoccafisso alla genovese con pinoli e uvetta, piovra gigante tenerissima e un arrosto di manzo indimenticabile. Naturalmente lui ha voluto assaggiare ogni cosa, compresa la torta di crema pasticcera di cui Michele era ghiottissimo.

Un buon  “dolcetto” piemontese e un ottimo bianco di “Gavi”, vini prodotti da contadini amici del Commendatore hanno reso onore ai piatti sopraffini preparati da Giuliana.  

Il tempo, senza curarsi dell’atmosfera gioiosa della serata, continuò senza pietà la sua folle corsa. Michele doveva partire all’alba e dopo aver ringraziato il padre, strinse al suo cuore Giuliana e inghiottendo qualche lacrima scappò via.

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