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Furti a Modica Bassa: chi è il giovane marocchino arrestato? Intanto, massima attenzione sui controlli
09 Feb 2023 12:58
Ventidue anni, nazionalità marocchina. Il giovane, il cui arresto operato da carabinieri e polizia di Stato nello scorso fine settimana è stato convalidato dalla magistratura iblea nell’ambito dell’operazione che vedrebbe a suo carico il tentato furto ad un esercizio commerciale a Modica bassa, è naturalizzato nel territorio. Come dire, da anni risiede in città. Celibe, vive con la famiglia, noto alle forze di polizia, non ha un lavoro e spesse volte viene visto in stato di ebbrezza nel centro storico della città. L’ufficialità della notizia del suo arresto al regime dei domiciliari e della convalida è contenuta nella nota di oggi della Questura di Ragusa dopo alcuni giorni dall’attività di polizia.
Chi è il giovane marocchino
Il marocchino non è un giovane qualunque: è destinatario del Dacur, il divieto di accesso alle aree urbane. Un provvedimento restrittivo, questo, che viaggia sulla falsariga del Daspo utilizzato per i divieti nelle strutture sportive. Ciò conferma il fatto che il giovane non era un normale individuo in cerca di lavoro o un protagonista di sporadiche performance da uso eccessivo di alcool. Era conosciuto per la sua sovraesposizione in città con atti tipicamente asociali. Il suo arresto quando è stato sorpreso, nello scorso fine settimana, mentre tentava di entrare all’interno di un esercizio commerciale. Era stato un commerciante ad accorgersi di quanto stava accadendo informando il proprietario e le forze dell’ordine. Non c’era stato scampo per il marocchino. Posto ai domiciliari due giorni fa il Gip aveva
convalidato l’arresto. A suo carico anche la denuncia in stato di libertà per inosservanza del Dacur.
Controlli massimi dopo l’allarme sociale in città
A carico del ventiduenne marocchino una stretta attività di sorveglianza per evitare il ripetersi di altre azioni malavitose. Non si può fare altrimenti per garantire sicurezza ai cittadini, ai commercianti, agli esercenti pubblici che hanno vissuto momenti di forte paura e preoccupazione. Stati d’animo che non scompaiono dall’oggi al domani. Che tutt’oggi vivono soprattutto sapendo che il giovane marocchino è in libertà. Dalle forze di polizia il massimo impegno con costanti servizi di controllo del centro abitato. Sul campo servizi di routine ma anche e soprattutto servizi straordinari. Oltre alle forze dell’ordine sarebbe auspicabile la discesa sul campo di quei soggetti predisposti a gestire le politiche sociali nel territorio oltre naturalmente a quelli del volontariato. A loro il compito di conoscere e studiare la vera natura del giovane e cercare forme di aiuto per portarlo fuori dal tunnel in cui è finito. Un tunnel che compromette non solo il protagonista ma che danneggia la comunità locale dove l’allarme sociale è alle stelle. Altrimenti, se non si interverrà energicamente con sistemi di aiuto alla persona, l’allarme non cesserà. I commercianti e gli esercenti pubblici potranno vivere nella paura. Cosa che non si vuole in una città, quale Modica, che ha fatto della legalità uno stile di vita.
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