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Franco Battiato e le filosofie orientali. A Sanremo del ’99, l’esibizione con la maestra di Taijiquan Li Rong Mei.
20 Mag 2021 15:21
Era il 1999 e Franco Battiato partecipa al Festival di Sanremo di quell’anno. La sua performance musicale era atipica, diversa, eccezionale sotto tanti punti di vista. Era pura arte musicale legata ad un’altra arte ancora poco conosciuta, poco compresa ma che Battiato, fra le tante altre sue passioni, annoverava come una delle sue più care: il taijiquan.
Il Taijiquan, come alcuni sapranno, è un’arte marziale. E come tutte le arti marziali, al di la del suo aspetto fisico, racconta al mondo una filosofia molto complessa. E’ noto che il cantautore ne parlasse nei suoi testi e che si dedicava alla meditazione almeno dieci minuti al giorno. Una meditazione che, come lui stesso ha spiegato, riusciva a compiere anche rimanendo seduto con gli occhi chiusi su una sedia. E il taijiquan non è altro che una “meditazione in movimento”.
Franco Battiato esprimeva nelle sue canzoni le sue ricerche e raccontava verità conosciute a pochi. Non si tratta solo di parole, ma contenuti strettamente legati al Taiji, alla rottura degli schemi sociali.
Profondo conoscitore delle filosofie orientali, Franco Battiato ha voluto portare con sè sul palco del Festival di Sanremo nel 1999, proprio una maestra di Taijiquan: Li Rong Mei.
Due le canzoni: Shock in my Town, dove la coreografia raccoglie movimenti di taijiquan e di tui shou (una forma di combattiemento tradizionale) e il Mantello e la Spiga, con la maestra Li Rong Mei che effettua una forma coreografata di spada.
Testi profondi, quelli di Battiato, che spingono alla riflessione, alla ricerca interiore del senso delle cose, della vita.
Nel 1990 rilasciò questa intervista al giornale “La Stampa”, in cui spiegava: “Quando mi accorsi che non ero capace di comandare il mio corpo, non ho più abbandonato la ricerca spirituale. In questi anni ho incontrato molte verità, ho girato monasteri di tutto il mondo apprendendo le diverse tecniche di meditazione spirituale. Mentre per lo studio di uno strumento tutti sono concordi nel ritenere che sia indispensabile il rigore, pochi riconoscono l’importanza del rigore nella ricerca interiore”.
Poi, aggiunge: “La musica per me è uno strumento per raggiungere certi livelli spirituali, ma non sono d’accordo con chi vuol accomunare tutto nella categoria del sublime. Preferisco vivere ritirato oggi, faccio quasi fatica a uscire”.
Non è facile comprendere fino in fondo i testi di Battiato. A questo proposito, abbiamo chiesto al Maestro di taijiquan Davide Migliorisi una chiave di lettura, essendo anche un grande estimatore di Battiato: “Franco Battiato, artista eclettico, non ha fatto solo musica: nel contenuto delle sue canzoni si evidenziano i suoi interessi per la meditazione orientale e le pratiche psicofisiche ed energetiche in grado di trascende lo spazio e il tempo.
I suoi testi profondi invitano alla riflessione e alla ricerca interiore del senso della vita, a vivere il presente e dare valore alle cose.
Franco Battiato dichiarava di dare importanza alla meditazione e alla ritualità dei gesti comuni e quotidiani, pratiche come il Taijiquan incarnano pienamente il concetto. E’ stato un artista che ha viaggiato alla ricerca spirituale, comprendendo che la padronanza del corpo e la consapevolezza del movimento sono gli strumenti per una ricerca interiore. Franco Battiato parla nei suoi testi dell’importanza dell’ ascolto degli altri: solo così si potrà “sentire” la vera musica.
Sono concetti che spesso utilizziamo durante le esercitazioni di Taijiquan nelle nostre scuole per far comprendere in cosa consista l’essenza del movimento. Fai buon viaggio Maestro e arrivederci!”.
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