FAMIGLIA: DISABILITA’ E BARRIERE

 ICF (Classificazione Internazionale del Funzionamento della Disabilità e della Salute) è un manuale elaborato  dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, dove viene specificato e chiarito , l’uso del termine handicap (eliminato proprio perché ha dato spazio a  troppe erronee interpretazioni) quello a cui si cerca di dare attenzione , con le nuove linee guida è lo stato di salute della persona e come il contesto che lo circonda influisca, cercando di valutare l’impatto che l’ambiente ha su di esso e sul contesto famiglia .

Le famiglie che hanno a carico un parente diversamente abile  vivono problematiche spesso gravi , dalla mancanza di aiuto ,ai servizi inefficienti all’accettazione psicologica del problema , anche se  è  stato riconosciuto ad esse la capacità reattiva , oggi  la disabilità in famiglia non è più “tabù” ma riesce a relazionarsi con il mondo esterno, cercando soluzioni e supporto ,abbandonando la logica centrata sui problemi e le difficoltà, per privilegiare la valorizzazione dei punti di forza, delle competenze e delle risorse della famiglia.

Se da un lato la famiglia , diviene fulcro di positività  e punto di forza ,così non si può dire del contesto esterno ,che non progredisce e  dove l’innovazione tecnologica e le azioni contro le barriere architettoniche sembrano aver subito una fase di stasi totale se non di involuzione  .

La politica costretta a fare i conti e tagliare sulla spesa , non riesce ad investire sui servizi socio assistenziali e strutturali , seppure l’impegno e la volontà di fare sembra esserci sulla carta ,ma nella fattività ci si ritrova con immobili pubblici inaccessibili e servizi essenziali inesistenti .

Abbiamo dato un’occhiata ,anche al nostro contesto territoriale ,ed   ai famosi  Piani per l’Eliminazione delle Barriere Architettoniche introdotti in Italia  nel lontano 1986  con la legge 41/86 (art. 32) che ne prevedeva l’adozione entro un anno da parte  dei Comuni e delle Province, pena un “commissariamento” da parte delle Regioni. Anche la successiva legge 104/92 (art. 24 comma 9) era entrata nel merito, ribadendone le indicazioni.

Ma dal 1986 , di anni ne sono passati parecchi , e per molti comuni compresi quelli  Iblei , persiste una condizione di illegalità diffusa e di vera e propria flagranza di reato nei confronti delle persone diversamente abili  .

Una mortificazione morale e fisica  che in un paese che si reputa all’avanguardia ,che fa raggiungere luoghi e spazi attraverso applicazioni , vivere nel mondo virtuale sogni di gloria ,non trova davvero spiegazione questa regressione nello sviluppo di strumenti atti a garantire una vita “normale” a chi ,come i diversamente abili ,dovrebbero  essere sempre e comunque primo pensiero di una società civile  .

Le famiglie ,quel grande concentrato di amore e dedizioni ,non si arrende però  alle barriere di una società distratta e deludente e scrivono ,lottano si organizzano in comitati ed associazioni  come ad esempio a  Modica ,dove a breve partirà una petizione per sollecitare l’amministrazione che ad oggi, come altri Comuni , non ha adottato il PEBA impedendo di fatto  la mobilità delle persone con disabilità, vanificando così il diritto all’accessibilità sociale secondo il principio delle pari opportunità con le altre persone. Principio cui è finalizzata la Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità del 2006, in vigore in Italia dal 2009, che sancisce il diritto per le persone con “disabilità” alla vita indipendente ed all’inclusione sociale.

 

 

 

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