ESSERE O AVERE: AVERE UN CANE O ESSERE PROPRIETARI!

Avere un cane è facile, crescerlo è tra le cose più difficili. Fin dal primo giorno la pazienza dei proprietari è messa a dura prova da una serie di comportamenti del cucciolo: sporca in casa, abbaia troppo, mordicchia e distrugge tutto quello che è a portata di bocca. La pazienza in poco tempo lascia il posto alla disperazione e i rimedi adottati peggiorano il problema iniziale. In questa situazione banalmente sfugge ai proprietari la condizione in cui si trova il cucciolo, che vive un’esperienza fortemente stressante. È separato dalla madre e dai fratelli in un’età, intorno ai due mesi ma spesso purtroppo anche prima delle cinque settimane, periodo in cui è vitale il bisogno di sentirsi al sicuro.

La notte nella maggior parte dei casi è isolato in cucina, privato di quella “Base sicura” che gli darebbe serenità e la possibilità di un sonno ristoratore; un buon riposo notturno è fondamentale per la salute del cucciolo, che si trova invece a passare una notte insonne, preda dell’ansia e dell’angoscia che si manifesta con pipì e cacche disseminate sul pavimento, sulle pareti, sui mobili. Un orrore per i proprietari. Al mattino la sua eccitazione emotiva è accolta dai saluti euforici della famiglia come espressione di felicità, ma è tale solo per gli umani, per il cucciolo è incapacità di controllarsi, è agitazione; ma, appena i padroni si accorgono della sporcizia spalmata con le zampette sul pavimento e lungo le fughe, sui muri e sui mobili scoppia la tragedia familiare. Bisogna pulire tutto, punire il cucciolo “dispettoso”, accompagnare i ragazzi a scuola e andare al lavoro! Impossibile tenere questo cucciolo, è un disastro! Bisogna darlo via! Ma nessuno che pensi per un attimo al cucciolo, a cosa ne pensa lui, alla sua tragedia. Il cucciolo da “oggetto” del desiderio diventa fonte di fastidio. Il proprietario vive nel conflitto tra lo strazio di darlo via, perché è già entrato nel cuore di tutti, e il desiderio di liberarsi di quel “sacchetto” di problemi. 

Avere un cucciolo, senza essere consapevoli del proprio ruolo genitoriale per la sua crescita, compromette sia lo sviluppo comportamentale, sia la costruzione di una relazione positiva col proprietario. Per crescere un cucciolo non basta vaccinarlo, alimentarlo correttamente e dargli una cuccia. Non è una relazione di possesso bensì una relazione di tutoraggio che il proprietario deve costruire per  dare le linee di indirizzo necessarie per un corretto sviluppo comportamentale, per fare le esperienze necessarie al momento giusto e per evitare quelle traumatizzanti. L’adozione di un cucciolo richiede conoscenza, consapevolezza, responsabilità, impegno e presenza, specialmente nei primi mesi. L’adozione è tutto questo e non è scontata nel momento in cui se ne entra in possesso, né vuol dire proteggere il cucciolo dalle difficoltà, privandolo dei contatti e delle indispensabili esperienze col mondo, ma vuol dire aiutarlo, sostenerlo, indirizzarlo per superarle con successo. In questo modo impara a contare sulle proprie capacità, ad agire nel mondo e col mondo degli umani.

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