ERA ALLIEVO DEL BASILE, IL PADRE FU AUTORE DEL GIARDINO BELLINI DI CATANIA

Moriva esattamente sessanta anni fa Francesco Fichera, celebre architetto catanese che ebbe vastissima produzione, anche dalle nostre parti.

Il professionista etneo fu infatti il progettista del grande palazzo di Piazza Libertà che gli era stato commissionato come Palazzo del Consiglio Provinciale dell’Economia Corporativa, quello che è oggi la sede della Camera di Commercio. L’edificio, alto esempio di architettura razionale, coincidente col periodo della dittatura fascista, venne costruito tra il 1936 ed il 1938.

Fichera, architetto ed ingegnere, era stato forse il migliore allievo di un’altra celebrità dell’architettura siciliana, ovvero il palermitano Ernesto Basile, architetto a sua volta figlio dell’altro famosissimo architetto Filippo Basile.

Anche Fichera era un figlio d’arte. Il padre era l’ingegnere Filadelfo, autore del Giardino Bellini di Catania. Francesco conseguì la laurea in ingegneria e si diplomò in architettura. A partire dal 1914 insegnò presso l’Università di Catania dove fu docente straordinario, e poi ordinario della cattedra di Disegno d’ornato e Architettura elementare. All’attività didattica affiancò lo studio dell’architettura con i suoi scritti su Luigi Vanvitelli e Giovanni Battista Vaccarini. Inoltre si dedicò alla libera professione con la realizzazione di numerose opere pubbliche e private, soprattutto nella sua Catania.

Per quanto fosse conosciuto ed apprezzato sin dai primi anni del secolo quale grande architetto e progettista originale, Francesco Fichera ebbe momenti difficili proprio nel Ventennio durante il quale, comunque, non fece mancare il proprio contributo professionale ed ideologico, avendo già da tempo abbandonato quello stile Liberty tipico del suo maestro Basile per approdare all’architettura razionale, apprezzata e patrocinata dal Duce e quindi, a cascata, anche dai gerarchi che allora commissionavano opere pubbliche e private.

Nel 1931, per esempio, Fichera fu involontario protagonista di uno sgarbo professionale che ovviamente non meritava. Accadde che durante la “Esposizione Italiana di Architettura Razionale”, a Roma, venne organizzata nella prima sala dell’esposizione una singolare iniziativa. Al centro della sala venne posto un “Tavolo degli orrori”, sostanzialmente un lungo elenco di opere architettoniche che, per il fatto stesso di non essere state concepite nello stile di moda, ovvero il razionale, erano appunto degli “orrori”.

Tra gli altri orrori, anche alcune opere di Francesco Fichera che pure era allora all’apice della carriera accademica e progettuale. Per soprammercato, gli autori di quel Tavolo degli Orrori erano, insieme all’ingegnere Pier Maria Bardi, due architetti anch’essi siciliani: Giuseppe Pensabene e Giuseppe Marletta.

Di Francesco Fichera sopravvivono ancora moltissime realizzazioni, soprattutto nella Sicilia Orientale. Oltre al già citato Palazzo della Camera di Commercio di Ragusa sono da ricordare il Palazzo delle Poste a Siracusa e quello di Catania, il Cinema Olimpia a Catania, in Piazza Stesicoro, realizzato nel 1913 ed oggi sede di un fast-food McDonald’s, la Villa Inga a Lido d’Albaro a Genova, il Palazzo di Giustizia di Catania e, tra le tante, due belle ville private catanesi, appartenute a nomi storici della cultura isolana: la Villa Majorana (1911 – 1913) in via Androne con la particolare torre esagonale, e la bellissima Villa Musco (costruita nel 1936) a Barriera del Bosco, nella parte alta della città, progettata per l’amico Angelo Musco, il grande attore catanese che nei primi quaranta anni del ventesimo secolo rappresentò il teatro italiano ed il nascente cinema.  (Hicsuntleones)

 

 

 

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