ENNESIMO CONTENZIOSO TRA IL COMUNE DI POZZALLO ED I PROPRIETARI DI UN APPEZZAMENTO DI TERRENO DESTINATO AD ORTO BOTANICO.

La testa nella sabbia. Come fanno gli struzzi. La solita “indolenza” di dirigenti e pubblici amministratori, i quali, cullandosi sulla lentezza della giustizia, probabilmente non si pongono il problema del poi. Cioè del momento del redde rationem. Quando, seppure a distanza di anni, volenti o nolenti, sono costretti, o meglio, costringono l’Ente da essi amministrato, a pagare somme ingenti, nel rispetto di sentenze definitive. Molti i contenziosi che pendono come spada di Damocle sul Comune di Pozzallo. Ecco spiegato l’arcano dell’accumularsi di paurosi  debiti fuori bilancio. Chi campa paga. Questo l’errato concetto dominante da vent’anni a questa parte. Come dire… intanto tiriamo avanti, il dopo è un problema che non ci riguarda. Un andazzo autolesionistico di antica data. Che, nel tempo, ha contribuito a dissanguare le casse comunali. “Meglio in questi casi – pensano in molti –  agire con il buon senso del padre di famiglia. Con soluzioni da ricercare possibilmente fuori dalle aule dei tribunali. In via bonaria”. Il caso di cui siamo venuti a conoscenza in questi giorni riguarda un tratto di terreno nei pressi di Villa Marchese Tedeschi, ove avrebbe dovuto essere realizzato il “famoso” orto botanico. Nei lotti compresi tra via Martiri Della Libertà, via Andromeda e la traversa di collegamento e Villa Tedeschi, di proprietà del Comune. Acquistata, negli anni ’70, con la famosa legge regionale che concedeva agli Enti locali contributi pari al 95% per l’acquisto di costruzioni di interesse storico-artistico. La realtà del luogo, oggi, parla il linguaggio dell’abbandono. Ed ecco la natura del contendere: da una parte i proprietari del terreno, i quali chiedono, scaduto ripetutamente il vincolo, conto e ragione della situazione abnorme venutasi a creare, dall’altra il Comune che tale diritto nega, ribadendo “la volontà futura” del Consiglio di realizzare l’opera, nonostante vincoli decaduti uno dietro l’altro. Con nota del febbraio del 2008 i sei proprietari del terreno chiedono precisamente che venga loro corrisposto il danno prodotto dal vincolo espropriativo più volte reiterato a decorrere dal 1988, ammontante a circa 765.000,00 euro ed invitano e diffidano nel contempo il Comune  a riclassificare l’area a zona B, riconoscendo la vocazione edificatoria urbana sancita sia dal Piano di Fabbricazione vigente negli anni ’80, sia dal Piano Regolatore Generale approvato nel 1989, nella considerazione che anche il vincolo reiterato in ultimo con la Variante  al PRG, approvata in data 12.07.1997, è ormai scaduto. Il dirigente dell’Ufficio Tecnico Comunale, ing. Giovanni Gambuzza, sostiene invece che la prescrizione riguardante la zona, destinata a servizio pubblico e di interesse generale, è tutt’ora valida. Previsto nei prossimi giorni un incontro tra le parti.

 

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