È stata inaugurata a Vittoria la nuova area di Osservazione Breve Intensiva (OBI) presso il Pronto Soccorso dell’ospedale “Guzzardi”. L’area è stata intitolata alla memoria di Giuseppe Morana, storico dirigente amministrativo dell’ospedale, alla presenza dei familiari e delle autorità locali. La cerimonia ha visto la partecipazione del Direttore Generale dell’ASP di Ragusa, Giuseppe Drago, della […]
ECOSISTEMI A FORTE RISCHIO IN ITALIA
12 Mar 2014 18:36
Il Ministero dell’Ambiente e l’ISPRA hanno presentato il Terzo Rapporto Direttiva Habitat che delinea la situazione delle specie animali, vegetali e degli habitat in Italia. Tale monitoraggio si inquadra in un progetto di salvaguardia delle specie e degli ecosistemi in pericolo (ritenuti strategicamente importanti da parte della UE) la cui scomparsa significherebbe anche la loro totale estinzione in tutto il pianeta. I risultati sono a dir poco sconfortanti: più della metà degli habitat, delle specie animali e vegetali versano in “cattivo” stato di conservazione.
Il nostro Paese è, tra quelli membri UE, uno dei maggiori per ricchezza in biodiversità e il primo per numero di habitat di interesse comunitario.
«L’Italia ospita una straordinaria ricchezza di biodiversità; il numero di piante ed animali presenti nel nostro Paese è il più elevato d’Europa e oltre il 10% di queste specie si trovano solo nel nostro territorio. Questo livello di diversità è anche il frutto della variabilità di habitat che caratterizza il Paese. Questo rappresenta indubbiamente un capitale importante, ma ci assegna anche rilevanti responsabilità in ambito comunitario e globale. La Direttiva Habitat, in particolare, affida al nostro Paese il compito di assicurare una efficace tutela della biodiversità, non solo per preservare specie e habitat che ci circondano, ma anche per difendere la funzionalità degli ecosistemi ed i servizi ecosistemici che da essi derivano, quali ad esempio suoli più stabili, aria ed acqua pulite, sistemi forestali ed agricoli produttivi» ha spiegato Stefano Laporta, Direttore Generale dell’ISPRA.
«Il 50% delle specie vegetali, il 51% degli animali e il 67% degli habitat (tra quelli di interesse europeo presenti in Italia) sono in uno stato di conservazione cattivo o inadeguato e tante le specie in forte declino o a rischio di estinzione.
Una perdita di biodiversità non dovuta a cause naturali, ma soprattutto all’azione dell’uomo e alle modifiche apportate agli ecosistemi in modo non controllato. Tuttavia le prospettive future per la maggioranza delle specie animali appaiono abbastanza positive e circa la metà delle specie vegetali e degli habitat sembrano essere stabili o in miglioramento».
Purtroppo però sono tanti i casi limiti o pressocchè irrimediabili:
«In Italia sono rimasti solo 40-50 esemplari di orso bruno marsicano, una soglia limite per assicurarne la persistenza nel medio-lungo periodo.
Minacciate dall’estinzione varie specie di pipistrelli, a causa dell’alterazione delle aree agricole e dell’uso di pesticidi.
Tra gli anfibi, circa il 40% è in uno stato non favorevole: molto colpiti l’euprotto sardo (famiglia delle salamandre) e il discoglosso sardo (simile ad un rospo), entrambi diffusi in Sardegna e legati ad ambienti acquatici particolarmente attaccati dall’azione dell’uomo.
Situazione critica per le tartarughe palustri, in conseguenza dell’introduzione di specie esotiche.
La situazione più critica, tuttavia, è quella dei pesci di fiume e di lago, quasi tutti a rischio e minacciati dall’introduzione di altre specie a fini di pesca.
In pericolo, tra gli altri, sono lo storione cobice (due specie di storioni si sono già estinte in Italia) e l’alosa.
La maggior parte delle specie vegetali a rischio si trova in Sardegna, regione ricchissima di piante endemiche. Ad esempio, l’Astralago marittimo e l’eufrasia sono a rischio a causa di fenomeni di degrado della qualità dell’habitat e di dinamiche naturali. Infatti, ad essere minacciate sono soprattutto le specie degli ambienti costieri, dove la pressione turistica è particolarmente impattante.
In sofferenza, tuttavia, anche la flora delle zone umide: in forte declino il quadrifoglio acquatico, una felce che vive negli stagni e si è già estinta in molte regioni.
Per quanto riguarda gli habitat, il quadro generale attuale classifica il 27% degli habitat in stato di conservazione cattivo e il 40% in stato di conservazione inadeguato.
Gli habitat per i quali si rileva lo stato di conservazione peggiore in Italia sono le dune e le torbiere (acquitrini e paludi). Attività turistiche e urbanizzazione non controllata giocano un ruolo negativo sugli ambienti dunali e solo in poche aree del nostro Paese è possibile osservare dune pressoché intatte. Cruciale il problema della conservazione delle torbiere: dalla conservazione di aree paludose dipende la sopravvivenza di specie rarissime e uniche in Europa».
«Le Direttive Habitat (92/43/CEE) e Uccelli (2009/147/CE) rappresentano il pilastro della politica comunitaria per la conservazione della natura, da qui l’importanza di valutare periodicamente
lo stato di conservazione delle specie e degli habitat di interesse comunitario, i loro trend e prospettive future, gli interventi di tutela attuati (…) per identificare priorità e criticità del prossimo periodo di programmazione finanziaria 2014-2020 e per misurare il conseguimento dei target previsti nel quadro della Strategia Nazionale e della Strategia Europea per la Biodiversità».
C’è da sperare che questi intenti non rimangano, come troppo spesso accade nel nostro Paese, solo dei buoni propositi che sulla carta si presentano nel migliori dei modi ma nella realtà si concludono con un nulla di fatto.
© Riproduzione riservata