Ecco perché è fallito il Donnafugata Resort di Ragusa. Adesso all’asta

Futuro incerto per il Donnafugata Resort di Ragusa dopo il fallimento della società proprietaria. La Donnafugata Resort srl è infatti in liquidazione mentre la struttura, inaugurata nel 2010, che è stata in esercizio provvisorio fino al 30 novembre dell’anno scorso, è stata messa all’asta dal curatore fallimentare Giovanni Gurrieri.

Non ci sono state offerte andate a buon fine. Alla prima asta l’unica azienda che ha partecipato è stata esclusa per motivi burocratici. Si va verso un nuovo appuntamento ma c’è tanta preoccupazione tra i dipendenti.

Per adesso si pensa alla gestione ordinaria ma l’obiettivo è vendere la struttura che ha ben 200 camere e dei bellissimi parchi da gioco. Le condizioni fissate per il contratto d’affitto biennale sono 32mila euro mensili e una fidejussione bancaria di cinque milioni.

Secondo quanto riporta Il Sole 24 Ore, i motivi del fallimento vanno ricercati nel ricorso per ottenere il fallimento, depositasto dalla famiglia Arezzo (Orazio e Maria Felice, eredi di Francesco deceduto nel 2013) al Tribunale di Ragusa nel giugno del 2017. “Un contenzioso – spiega online il giornale economico – la cui origine va ricercata nel contratto di vendita e affitto degli immobili stipulato a suo tempo tra la famiglia Arezzo e la Donnafugata Resort.

Contratto stipulato nel 2004 e poi modificato due volte (il 28 febbraio e il 21 aprile 2008) che prevedeva, tra l’altro, l’adempimento della Donnafugata Resort a titolo di corrispettivo di una serie di obblighi «di fare» che secondo la famiglia Arezzo (supportata anche da un lodo arbitrale) non sono mai stati rispettati. Obblighi che riguardavano, tra le altre cose, interventi relativi al complesso Casa Carnala, al campo da golf executive e l’utilizzo dei fabbricati rurali.

I fratelli Arezzo sostengono di aver anticipato le spese necessarie per l’esecuzione delle opere (di tutte) per un totale di 30 milioni (iva inclusa). Diversa la stima che viene fatta dalla Corte d’appello di Catania, cui si è rivolto Petruzzo presentando ricorso contro il fallimento (che è stato respinto a dicembre dell’anno scorso): per i giudici etnei il controvalore monetario degli obblighi del fare ammonta a 13 milioni”. Somme non nella disponibilità attuale della società.

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