Ecco la “super bugia” che avrebbe incastrato il carabiniere accusato dell’omicidio di Peppe Lucifora.

La notizia dell’arresto del carabiniere 39enne Davide Corallo, accusato dell’omicidio di Peppe Lucifora, il cuoco modicano di 57 anni trovato morto in circostanze misteriose, ha sconvolto l’opinione pubblica. Il carabiniere, che era già stato precedentemente interrogato, aveva dichiarato di non avere avuto nulla a che fare con la morte di Lucifora, avvenuta in largo XI febbraio al quartiere Dente di Modica, il 10 novemebre 2019.

Ma non la pensano allo stesso modo gli investigatori che hanno effettuato analisi tecnico-scientifiche all’interno dell’abitazione della vittima, grazie al contributo dei RIS di Messina. Inoltre, è emerso che molto probabilmente c’era un legame sentimentale fra i due. Secondo gli inquirenti, infatti, il motivo della morte di Lucifora è da ricondurre a un movente verosimilmente passionale, visti i rapporti pregressi. Ma che cosa ha portato all’incriminazione del carabiniere che abita a Giarratana ma che era in servizio alla stazione di Buccheri?

Corallo ha dichiarato di aver visto Lucifora 17 giorni prima della sua morte. In un arco temporale, dunque, abbastanza lontano rispetto alla morte del cuoco. In realtà, sarebbe stato l’ultimo ad averlo incontrato. Lo si è appurato grazie alle tracce biologiche rinvenute nell’unico lavandino dell’unico bagno dell’abitazione. E’ stato infatti chiesto al RIS se una traccia biologica potesse conservarsi per 17 giorni ma la risposta è stata negativa: nessuna traccia biologica, infatti, può conservarsi in un lavabo per così tanto tempo. Per gli inquirenti, dunque, sarebbe proprio  Davide Corallo colui il quale avrebbe usato per l’ultima volta il bagno del povero Peppe Lucifora e dunque non poteva averlo incontrato solo 17 giorni prima dell’omicidio.

La traccia biologica ritrovata nello scarico del lavabo, su un asciugamani, sulla porta del bagno e in camera da letto, era risultata mista: ciò vuol dire che apparteneva al sangue della povera vittima e al contributo biologico di un altro uomo. Tale traccia è stata confrontata con quella di altri 25 profili genetici, ed è risultata essere, secondo gli esami effettuati dal Ris, di Corallo.

La presenza di Corallo, inoltre, sarebbe stata riscontrata anche dai tabulati telefonici di Lucifora e dal fatto che molti testimoni ricordano di aver visto l’uomo frequentare la casa del cuoco, anche durante i giorni antecedenti alla morte.

 

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