E se la Ragusa – Catania la facessimo a partire da Vizzini? La proposta “alternativa” dell’assessore regionale ai Trasporti, Marco Falcone. Ecco perché potrebbe finire davvero così!

Almeno una parte, un grande lotto funzionale che va da Vizzini a Catania e che costerebbe circa quasi 420 milioni di euro (367 milioni di euro già stanziati più 50 nuovi), e che permetterebbe dunque di raddoppiare un segmento della Ragusa – Catania, la potrebbe fare interamente la Regione. E’ la proposta “alternativa” che avanza l’assessore regionale alle Infrastrutture, Marco Falcone, qualora non si dovesse concretizzare la prima proposta operativa in campo, ovvero quella che prevede il raddoppio di tutto il tracciato della Ragusa – Catania con fondi anticipati dalla Regione e per i quali, però, si dovrebbe registrare la garanzia, attraverso una specifica norma nella prossima Finanziaria nazionale, del rifinanziamento dei progetti da cui attualmente prelevare le risorse.

Dalla Regione, infatti, c’è la massima disponibilità a trovare una soluzione ma non mancano i dubbi. E se Robin Hood rubava a ricchi per dare ai poveri, qui, nei fatti, ci sono solo poveri. Del resto suona un po’ strana l’affermazione del governo nazionale che dice che la strada dovrà farla l’Anas con soldi pubblici, ma poi questi soldi li chiede in “prestito” alla Regione, nel senso che chiede di anticiparli togliendoli dai progetti attualmente non cantierabili. “Ma per far tutto ciò, è necessario che ci siano le giuste garanzie – ribadisce al nostro giornale l’assessore regionale Falcone – Perché non vorremmo che la nostra manifesta disponibilità diventasse un alibi per l’Anas a non procedere poi con la progettazione di quegli interventi senza fondi”.

D’altra parte l’assessore Falcone non si sente tranquillo: “Forse saremo la prima Regione che farà causa all’Anas perché dal nostro insediamento a Palermo ad oggi l’Anas non ha sbloccato nessuno dei grandi progetti. Ferme la Mazara-Marsala, la Agrigento-Palermo, la Agrigento – Caltanissetta, il lotto b5 Nord Sud. Adesso per il raddoppio della RagusaCatania il viceministro Cancelleri ha ribadito che si farà con fondi statali, ma li chiedono in prestito alla Regione. E già questo a me sembra un paradosso”. E mentre da Roma si rincorrono voci circa la difficoltà per il ministero dei Trasporti di reperire i 40 milioni di euro “cash” per acquistare il progetto dalla Sarc da cedere all’Anas, per il raddoppio della Ragusana non si sa nemmeno con certezza quanti fondi la Regione dovrebbe “prestare” allo Stato.

“Ci hanno detto tra 530 e 550 milioni di euro – afferma l’assessore Falcone – ma mica siamo al mercato. Immagino dovranno fare uno studio che permetta di trasformare il progetto definitivo ex Sarc in progetto esecutivo. Solo così si potranno capire i fondi necessari”. Ma Falcone è consapevole anche del fatto che il “peccato originale” sulla Ragusa – Catania è stato compiuto dal primo governo Conte con ministro Toninelli. Se non si fosse fatta la scelta di cambiar le carte in tavola, ovvero se si fosse confermato il progetto di finanza con i privati piuttosto che pensare all’Anas e a somme ancora oggi incerte, è assai probabile che già a marzo prossimo sarebbero iniziati i primi cantieri del raddoppio. Invece, ben che va, i vertici Anas hanno detto che occorrerà attendere almeno due anni e mezzo.

Nel frattempo restano le promesse elettorali. “Eppure l’iter con il progetto di finanza era arrivato in uno stadio molto avanzato – precisa ancora Falcone – ma purtroppo il governo nazionale all’epoca non ascoltò nemmeno la disponibilità della Regione di inserire il Cas investendo 120 milioni che sarebbero potuti servire anche per la manutenzione riuscendo ad abbassare il pedaggio alla cifra di 0,45 centesimi a km mentre nel resto d’Italia va da 0,7 a 0,14 centesimi. Avremmo avuto la possibilità di avviare già a febbraio-marzo 2020 i lavori secondo il cronoprogramma stabilito dal progetto di finanza che si sarebbe dovuto approvare all’inizio del 2019 visto che lo scorso Natale il ministro Lezzi aveva detto che sarebbe stato approvato. Dopo quattro mesi sarebbe diventato esecutivo e dunque cantierabile. Ma poi il governo nazionale cambiò tutto immaginando la presenza Anas. Fu quello il peccato originale. E devo dire che Toninelli, alla fine si era anche convinto a tornare indietro ma poi il tutto fu bloccato anche dal ministero dell’Economia. Questa la vicenda, ma possiamo dire, che è ormai un’altra storia”.
fonte Michele Barbagallo – La Sicilia

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