È SCOMPARSO PINO RAUTI, STORICO ESPONENTE DEL NEOFASCISMO ITALIANO.

Scenari  d’altri tempi, che si sperava giacessero nel fondo più fondo della memoria ed invece eccoci di nuovo, popolo destinato ad una serie ininterrotta di corsi e ricorsi, ad assistere  a scene grottesche di saluto romano, che  se non fossero tragicamente vere  potrebbero fare  pensare ad una messa in scena per un set cinematografico.

É il funerale di  Pino Rauti, un nome che è rimbalzato più volte nelle cronache della storia politica degli anni bui  della Repubblica. Coinvolto nelle stragi del terrorismo di destra  (attentati ai treni dell’8 e 9 agosto 1969, strage di Piazza Fontanastrage di Piazza della Loggia), è stato     assolto il 16 novembre 2010  “per non aver commesso il fatto” con una   sentenza che accoglie la tesi secondo la quale, pur riconoscendosi  una  sua   responsabilità morale, la sua posizione non è equiparabile a quella degli altri imputati dal punto di vista processuale. La sua posizione è quella del predicatore di idee praticate da altri ma non ci sono situazioni di responsabilità oggettiva. La conclusione è che Rauti va assolto perché non ha commesso il fatto”.

 Doveva essere il  funerale di un uomo che ha vissuto con le sue scelte e le sue contraddizioni  il suo tempo e invece si è  trasformato in una vergognosa  bagarre all’apparire improvvido  di Fini, reo della `svolta´ che nel ’95 trasformò il Movimento Sociale in Alleanza Nazionale, accolto  al grido di traditore della patria, traditore come Badoglio.

Scenari tristi, malinconici, con Isabella  Rauti costretta ad uscire  dalla Chiesa per  sedare  gli animi di  una massa vociante che certo non ha portato  rispetto né al momento né al luogo.

Parliamo di un esponente dell’MSI, che non è stato certo un costruttore di pace; quanto sarebbe stata invece incisiva, di grande segnale, una presa di posizione indignata del prete officiante, simile al grido di dolore che si leva dagli altari delle Chiese di frontiera, quelle che fanno i funerali alle vittime di mafia, alle morti bianche o ai suicidi di Stato (come altrimenti chiamare chi si toglie la vita perché piegato dalla vergogna di non potere onorare i debiti o perché esodato, o precario licenziato?).

Leggiamo dalle cronache di chi era sul sagrato che mentre nella Chiesa si celebravano i funerali, all’esterno c’erano giovani e anziani che aspettavano il feretro per il `Presente´. “«Camerata Pino Rauti», ha urlato davanti alla bara appena uscita dalla basilica il  fedelissimo Bruno di Luia, e la folla di rimando : «Presente», per ben sei volte.. Poi canti e slogan come «Contro il sistema la gioventù si scaglia o Boia chi molla ».

Come nelle fiere di paese, all’esterno un banchetto per «nostalgici», dove si vendevano i gadget del Ventennio: bandiere, portachiavi e spille che rappresentavano fasci littori, il volto di Mussolini e croci celtiche. 

Non è mancata infine la nota di colore che riporta il tutto alla farsa politica contemporanea. Merito dell’ineffabile  Daniela Santanché  la quale non si è fatta scappare l’occasione di stare sulla scena se, come leggiamo, ha scritto  «Fini, che vergogna presentarsi al funerale di una sua vittima».                                                                                                                     

 

 

 

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