E’ morto Orazio Fidone: il cacciatore che trovò il corpicino di Lorys. Spunta anche un aneddoto

Era il 10 febbraio del 2016 quando finì il suo incubo giudiziario con una archiviazione. Lui, Orazio Fidone, un uomo distinto, schietto, disponibile, grande conoscitore del territorio di Santa Croce. Fu lui a trovare nel pomeriggio di quella terribile giornata, nel canalone del vecchio mulino, il corpicino di Lorys Stival. Era il 29 novembre del 2014.

La mamma del piccolino, Veronica Panarello sta scontando una condanna definitiva a trent’anni di carcere. Vita e famiglia, di Orazio Fidone entrambe passate al setaccio, ma non aveva nulla da temere, e lo sapeva. In paese lo conoscevano tutti ed era un punto di riferimento anche nella conoscenza delle persone e dei luoghi, una sorta di memoria storica, anche per le istituzioni.

La mattina in cui Veronica Panarello uccise suo figlio, lui era al mercato con la moglie, a Vittoria, incontrò anche un conoscente, un carabiniere, luogotenente. La sua vita – la famiglia, telefoni, abitazioni, automobili – venne passata al setaccio. Ma non ha mai mentito, nemmeno quando con gli occhi lucidi ricordava Lorys, lì, in quel canalone. Stava battendo quella zona e si era avvicinato a quel punto perché aveva notato dell’erba smossa. Si era affacciato, partecipando anche lui come tutto il paese, alle ricerche. Era lì, quel corpicino ormai senza vita. Poi iniziò l’incubo per Fidone. Le indagini, dovute. E i sospetti alimentati da certa stampa a caccia di scoop, veri e costruiti ad arte. Un circo mediatico senza vergogna. Ieri Orazio Fidone, ‘il cacciatore’, ha lasciato la vita terrena.

Un aneddoto


Una decina di giorni dopo quella archiviazione, mi ritrovai a Santa Croce, per un allarme bomba all’ufficio postale che ha tenuto sotto scacco carabinieri e polizia municipale per qualche ora. Un pacco sospetto. La direttrice delle Poste di Santa Croce Camerina trova il pacco fuori dalla cassetta delle spedizioni, dentro il cancello che delimita l’area dell’ufficio. Fa un rumore metallico. Sotto il pacco, 20 euro sufficienti alla spedizione. Si chiamano gli artificieri. Passano lunghi minuti per cercare di rintracciare il mittente, uno straniero, probabilmente tedesco. Ed è proprio Fidone, che era di passaggio, a dare indicazioni su dove trovare quella persona, interpellato da un militare dell’Arma.

Persona trovata. Nessun pericolo. I carabinieri decidono di agire, tagliano due angoli del pacco e trovano una vaschetta di vetro. Adagiati tra veli bagnati di alcuni tovaglioli di carta diversi rametti di mandorlo in fiore. Il tedesco, un uomo non più giovane, voleva mandarli ad una sua amica. Ad accompagnare il tutto, una cartolina molto affettuosa che inizia con un “Dio ti benedica” scritto in tedesco. I carabinieri richiamano per annullare la richiesta di invio degli artificieri. L’uomo è convocato in caserma, dovrà rifare il pacco e inviarlo in modo corretto, rispondendo di quella azione un po’imprudente che ha messo in allarme tutta la comunità.
Orazio Fidone era questo, una persona rispettabile e rispettata, profondo conoscitore del territorio. Una persona di fiducia.

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