DURA NOTA DEL PD CONTRO IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO COMUNALE DI COMISO

Il presidente del Consiglio, Raffaele Elia, anziché distinguersi per imparzialità, buon senso e competenza, anziché tacere sulle ultime vicende che lo hanno visto protagonista di una delle peggiori pantomime mai registrate in Consiglio comunale, per tentare di giustificare il clamoroso errore commesso sfodera argomenti inconsistenti e li farcisce, come ormai ci ha abituati il suo mentore e capo Alfano, con la solita, intollerabile presunzione. Gli argomenti suggeriti a Elia per evitare che si votasse l’ordine del giorno inerente alla tutela dei lavoratori sono del tutto speciosi e privi di qualsiasi fondamento legislativo e statutario. 

Il presidente del Consiglio sostiene che quell’ordine del giorno era illegittimo sostanzialmente per due motivi:

– perché è stato presentato qualche ora prima della seduta consiliare e dunque fuori dai tempi previsti dal regolamento;

– perché mancava dei pareri necessari della ragioneria e dei revisori dei conti.

Un presidente del Consiglio politicamente serio e preparato avrebbe dovuto sapere che trattandosi di un mero atto d’indirizzo, l’ordine del giorno non abbisognava di alcun parere tecnico di qualsiasi genere e natura (Art. 52, Comma 6 dello Statuto comunale). Un presidente del Consiglio politicamente serio e preparato avrebbe dovuto sapere che, per particolari situazioni contingenti e su argomenti d’interesse generale, un ordine del giorno può essere presentato perfino all’inizio della seduta consiliare e il presidente – un presidente imparziale e democratico, ovviamente – ha l’obbligo di farlo discutere e quindi votare (Art. 37, Commi 8 e 9 del Regolamento per il funzionamento del Consiglio comunale).

Dunque, tolti facilmente di mezzo i fragili e capziosi appigli su cui si reggevano le argomentazioni – giustificazioni del presidente Elia, qual è il dato politico? Il dato politico è che il nostro Consiglio comunale ha un presidente che nella migliore delle ipotesi è del tutto impreparato; nella peggiore è ostaggio consenziente del sindaco Alfano, che, per il suo esclusivo tornaconto politico, gli fa fare ciò che vuole in barba al buon senso, alle leggi, ai regolamenti e agli statuti.

Un presidente del Consiglio che, per la pessima e faziosa conduzione del massimo consesso civico non riesce (limitando la possibilità di intervento all’opposizione consentendo al sindaco di fare comizi, ritardando per mesi la trattazione delle interrogazioni per l’attività ispettiva, non portando arbitrariamente alla discussione provvedimenti di iniziativa consiliare, ecc) a creare quella condizione di serenità che serve ai dibattiti costruttivi, ai dibattiti in cui si decidono le sorti della città, dei cittadini e, nel caso in oggetto, dei lavoratori. Un presidente del Consiglio che ha commesso lo sbaglio più grave che sia mai stato commesso nel Consiglio comunale di Comiso, togliendo a quest’ultimo la possibilità di svolgere una delle sue prerogative principali e indiscutibili: votare un atto d’indirizzo.

Un presidente del Consiglio che, di fronte a una defaillance tanto vistosa quanto antidemocratica, non chiede umilmente scusa, non tace per fare cadere la cosa nel dimenticatoio, ma, al contrario, come gli ha insegnato il suo maestro Alfano, esce pubblicamente con delle dichiarazioni ancora inconsistenti, ancora irresponsabili, ancora menzognere. La misura è colma. Il Partito Democratico non intende più tollerare questo comportamento politicamente borioso e settario del presidente del Consiglio, e farà quanto è politicamente e statutariamente in suo potere per porvi un argine. Per il bene della democrazia, di Comiso e del civico consesso. (s.v.)

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