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Doppio cognome e “ngiurie”: come cambierà l’anagrafe popolare nel ragusano
29 Apr 2022 08:19
“Ri cui ci riciunu?”. Nel ragusano e in tante altre zone dell’Isola e d’Italia, da secoli viene
attribuito un soprannome alla stragrande maggioranza delle famiglie. Tanti anni fa,
Carmelo Assenza catalogò le cosiddette “ngiurie” ancor oggi in uso tra Modica e Ragusa
in un libricino che molti conservano gelosamente. “Ri cui ci riciunu?” è l’innata
attribuzione “del nominare e nient’altro se non il riflesso delle caratteristiche fisiche, delle
abitudini, del mestiere e della provenienza geografica del soggetto a cui si fa riferimento”
spiega la Treccani. Addirittura a Chioggia, nel veneziano, i soprannomi vengono ereditati
“de iure” e formalizzati nel registro dell’anagrafe.
Due giorni fa una sentenza della Corte Costituzionale ha stabilito che ai figli può essere
assegnato non più il cognome paterno ma quello di entrambi i genitori o anche solo quello
della madre. La sentenza si applica ai figli nati nel matrimonio, fuori dal matrimonio e ai
figli adottivi. Cancellando quell’automatismo, la nuova regola diventa che il figlio assume
il cognome di entrambi i genitori nell’ordine da loro concordato, a meno che decidano, di
comune accordo, di attribuire soltanto il cognome di uno dei due.
Ora, immaginate cosa potrà succedere in futuro da queste parti nel momento in cui si
ricorrerà al “ri cui ci riciunu?” dopo la sentenza sopra accennata: nome, cognome del
padre, cognome della madre, “ngiuria” della famiglia paterna e poi di quella materna? Un
po’ complicato. Non vogliamo sembrare misogini, anzi specifichiamo che ragusaoggi.it è a
favore della decisione della Consulta che finalmente supera un retaggio patriarcale e
allinea finalmente l’Italia agli altri Paesi europei.
Resta la perplessità sull’applicazione pratica a Modica, a Ragusa, Noto, Bronte e nelle altre
città siciliane dove la “ngiuria” ha radici secolari, così antiche che alcuni soprannomi sono
mutuati da parole desuete, tipo “Scauzzi” (piccole lumache) e “Lisinedda” (punteruolo del
calzolaio). Insomma: quale sarà il soprannome ufficiale del figlio o della figlia nata
dall’unione tra un “Ceciò” e una “Manu d’argentu”? Prossimamente il cognome della
mamma comparirà su tutti i registri ufficiali e l’origine non potrà essere più confusa.
Più dubbiosi saranno coloro che continueranno a fare ricorso alle “ngiurie”. La scena tipo:
“Ri cui ci riciunu?”. “Dunque, u patri è “Cardiddu”, a matri è “Pinnacci”…
Antonio Casa
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