È stata inaugurata a Vittoria la nuova area di Osservazione Breve Intensiva (OBI) presso il Pronto Soccorso dell’ospedale “Guzzardi”. L’area è stata intitolata alla memoria di Giuseppe Morana, storico dirigente amministrativo dell’ospedale, alla presenza dei familiari e delle autorità locali. La cerimonia ha visto la partecipazione del Direttore Generale dell’ASP di Ragusa, Giuseppe Drago, della […]
DOPO LE INEQUIVOCABILI PAROLE DI PAPA FRANCESCO
01 Mar 2016 11:08
Dopo le chiarissime parole di Papa Francesco, nell’omelia della Messa celebrata nel Giugno del 2014 nella piana di Sibari davanti a 250mila fedeli “La Chiesa deve dire di no alla ‘ndrangheta. I mafiosi sono scomunicati”, non riusciamo a spiegarci il perché si continuino a celebrare funerali religiosi per boss di organizzazioni mafiose come quello di Vittorio Casamonica, esponente di spicco della malavita romana, celebrato nella chiesa di S. Giovanni Bosco a Roma o quello di ” Pippo Ercolano, reggente della famiglia Ercolano Santapaola, famiglia mafiosa che ha scritto con il sangue di numerose persone gli ultimi decenni di storia alle falde dell’Etna”
Non ci risulta che questi esponenti della mafia si siano pentiti e abbiano chiesto di essere riaccolti nella comunità dei fedeli, come Papa Francesco aveva chiesto esplicitamente agli appartenenti alle cosche mafiose.
Continuano ancora “gli inchini” di statue della Madonna o di Santi davanti alle abitazioni dei boss. Il più recente (dicembre 2015): la statua di Santa Barbara a Paternò è stata fatta inchinare due volte davanti alla casa di un boss, mentre la banda intonava la colonna sonora de “Il Padrino” (si può guardare il video di questa deplorevole scena su Internet) ,colonna sonora già utilizzata durante i funerali hollywoodiani di Vittorio Casamonica.
L’inchino verso la casa di un boss è un vero e proprio atto sacrilego, per impedire che avvenga bisognerebbe vietare da parte dell’autorità ecclesiastica le processioni laddove permangono queste usanze.
Funerali e inchini sono il risultato di una disinformazione o di una voluta cecità di taluni parroci. Quando sono intervistati negano di aver visto, di aver saputo o reagiscono in malo modo verso i giornalisti che, secondo loro, non dovrebbero occuparsi di queste cose. Atteggiamento che ricorda quello di coloro che, durante il ventennio fascista, dicevano che la cronaca nera mette in cattiva luce un Paese e quindi va censurata.
I fedeli non vorremmo più avere l’impressione dell’esistenza di due chiese parallele, quella di Papa Francesco, di Don Puglisi, di Don Diana, di Don Ciotti e quella di Don…Abbondio.
Laura Barone
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