DONNE E MOTORI: STEREOTIPI DA SFATARE

Tra le pagine del celebre blog “Vice”, Nadja Sayej ci fa scoprire l’ultimo lavoro di Hassan Hajjaj, celebre fotografo ora lanciatosi nell’avventura del suo primo lungometraggio.

Il lavoro, presentato in anteprima al Los Angeles County Museum of Art Karima, si ispira direttamente alle protagoniste della serie Kesh Angels, con cui si era occupato di rappresentare il binomio donne&motori a Marrakesh.

Hassan Hajjaj è un artista marocchino con base a Londra, motivato in questo lavoro da una esperienza personale, di ribellione agli stereotipi vigenti, ma anche alla supremazia dello stile e della moda occidentali. La sua storia personale, infatti, riguarda il lavoro svolto, negli anni ’90, per uno shooting in cui i fotografi, i vestiti, i modelli erano tutti stranieri.

Gli scatti proposti in questa nuova avventura, dunque, vogliono farsi denuncia e rivincita. Non solo e non più solo occidente, ma una grande fusione tra le tradizioni locali e le novità, innanzitutto visibili nella moda, da un’abaya a pois e una djellabah mimetica, dalle forme coloratissime e con le babouches ai piedi.

Marrakech, inoltre, è una città di quasi un milione di abitanti, con le strette vie congestionate dai flussi di pedoni, che limitano le possibilità di accesso e circolazione delle vetture, imponendo alla maggior parte delle persone la preferenza a muoversi su due ruote.

Ecco, allora, come nasce lo sposalizio tra le donne marocchine ritratte e i loro bolidi su due ruote: Hassan Hajjaj le rappresenta come fossero esse stesse la rappresentazione della sfida agli stereotipi della società.

La maggior parte di loro è mamma, tatuatrice di henne o moglie.

Il fotografo vuole fare emergere come, nonostante culture e religioni diverse, a livello umano abbiamo molto in comune con il resto del mondo. Queste donne fanno tatuaggi all’henné in una delle piazze marocchine più frequentate dai turisti. E l’ispirazione per questa serie è nata proprio da una di loro, Karima. Porta il velo, indossa tutte queste bellissime tuniche di varia fantasia e si sposta in motorino. È una donna normale che lavora dalle otto alle dieci ore al giorno. Parla quattro o cinque lingue, si prende cura dei suoi due figli e si è costruita da sé la sua casa.

 

Ulteriore dettaglio non trascurabile è la sapiente e originale costruzione delle cornici, ciascuna realizzata con materiali di riciclo recuperati nei mercati di Londra o del Marocco. Anche questa scelta vuole sottolineare la consuetudine marocchina al riutilizzo delle cose: “Volevo usare la ripetitività dei marchi in un contesto ironico, anche collegato direttamente agli elementi delle foto, e al tempo stesso mi piaceva l’idea di riproporre in chiave moderna i mosaici marocchini” dice lo stesso Hassan Hajjaj.

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