Donna dal Nord venuta a Modica, la difesa della figlia: “Ma che ne sapete delle vere motivazioni. E poi mia mamma non era in quarantena”

Tante polemiche e preoccupazioni a Modica dopo che una donna anziana, arrivata dal Nord Italia, è stata riscontrata positiva al coronavirus. Il sindaco Ignazio Abbate, con un video messaggio sui social, ha contestato apertamente la scelta di tornare a Modica nonostante le direttive nazionali e ha criticato dunque i controlli da parte del Governo nazionale visto che la donna è arrivata in aereo. Preoccupato anche il tassista che dall’aeroporto di Catania ha condotto la donna a Modica. Ma a difendere l’anziana è, sui social, la figlia che abita a Pavia. E visto che c’è chi, sempre sui social, ha perfino augurato la morte, spiega che

“Scrivo solo per chiarire poi ognuno si senta in diritto di augurare la morte a chiunque. Anzitutto la mamma non era quarantena poiché non aveva motivo di esserlo. Ha 73 anni con tutte le esigenze di salute di un’anziana. Io vivo a Pavia, si è trovata a casa mia per altri problemi nel bel mezzo di questo inferno. A un certo punto aveva bisogno delle sue cose, del suo medico ed è tornata a casa sua, perché lei vive a Modica”.

Poi spiega le motivazioni del ritorno in Sicilia: “È tornata come tanti che sono tornati. Qui non c’era la possibilità che rimanesse ulteriormente. Detto ciò chi mai avrebbe potuto pensare che aveva il coronavirus visto che non aveva febbre, ne’ gravi problemi respiratori. Premetto che ho avvisato protezione civile, regione, comune. È stata solo sfortuna. Sappiate che ci sono in giro tanti asintomatici che sono i più pericolosi. Da mia madre vi potete difendere da quelli no!”.

Queste le giustificazioni fornite dalla figlia della donna, che ci fanno capire come sulla stessa vicenda ci siano sempre più verità, più punti di vista. Non abbiamo motivo di dubitare delle dichiarazioni del sindaco Abbate, così come nemmeno di quelle della figlia della donna. La verità sta nel mezzo. A nessuno è comunque permesso di augurare la morte o di avviare la caccia alle streghe, all’untore, come tra l’altro vergognosamente avvenuto irresponsabilmente a Scicli.

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