Dissalatori, la Corte dei Conti boccia la Regione Siciliana: “Scelta costosa e poco efficiente”

Una bocciatura netta, senza sconti. La Corte dei Conti – Sezione di controllo per la Regione Siciliana – smonta l’impianto delle decisioni assunte dalla giunta regionale sul ricorso ai dissalatori come risposta strutturale alla crisi idrica dell’Isola. Nel “Referto” sullo stato del sistema idrico siciliano, i magistrati contabili parlano chiaro: i dissalatori rappresentano una fonte marginale, emergenziale e scarsamente giustificata sotto il profilo dell’economicità e dell’efficienza.

Secondo la Corte, allo stato degli atti, i dissalatori entrano in funzione solo per brevi periodi dell’anno, nelle fasi di maggiore criticità dovute all’aumento della domanda e alla riduzione delle risorse disponibili. Per il resto del tempo, gli impianti restano sostanzialmente in stand-by, con costi di mantenimento comunque elevati. Una constatazione che ridimensiona fortemente il ruolo attribuito dalla Regione a queste infrastrutture.

I numeri riportati nel Referto sono emblematici. Attualmente l’acqua dissalata copre appena il 3,17% del fabbisogno civile e potabile dell’Isola. Anche a regime, una volta completati gli interventi previsti dal progetto regionale, la quota salirebbe soltanto al 5,28%. Percentuali che, secondo la Corte dei Conti, appaiono sproporzionate rispetto agli “elevatissimi costi” sostenuti e programmati per la costruzione e la gestione degli impianti.

Ed è proprio sul rapporto costi-benefici che si concentra la critica più dura. I giudici contabili rilevano che non è stata fornita un’adeguata e chiara dimostrazione dell’economicità della scelta dei dissalatori rispetto ad altre possibili soluzioni. In particolare, viene evidenziata l’assenza di una comparazione con interventi alternativi come l’efficientamento delle reti di distribuzione – oggi caratterizzate da perdite ingenti – o il miglior utilizzo di pozzi e invasi già esistenti.

Un passaggio del Referto appare particolarmente significativo: agli atti non risulta depositata alcuna relazione tecnica sui costi-benefici dei dissalatori, nemmeno in raffronto con altre modalità di produzione e distribuzione della risorsa idrica. Una lacuna che, secondo la Corte, indebolisce radicalmente le tesi sostenute dall’Amministrazione regionale sull’utilità degli impianti, sia in termini di volumi prodotti sia di costi per metro cubo.

La conclusione è severa e difficilmente interpretabile. Al termine dell’attività istruttoria e del contraddittorio con la Regione, non sono emersi elementi in grado di dimostrare l’efficienza e l’economicità della spesa pubblica destinata alla realizzazione e alla gestione dei dissalatori. Una valutazione che rischia di aprire un fronte politico e amministrativo delicato, soprattutto in una fase in cui l’emergenza idrica viene indicata come una delle principali priorità dell’azione di governo.

Il Referto della Corte dei Conti riporta così il dibattito su un piano più strutturale, sollevando interrogativi pesanti sulla strategia regionale e sulla necessità di puntare, prima di tutto, su una gestione più efficiente delle risorse esistenti. Un monito che pesa come una pietra sulle scelte della giunta e che potrebbe avere ripercussioni anche sulle future decisioni in materia di investimenti idrici in Sicilia.

La risposta della Regione siciliana

«Accogliamo con attenzione le osservazioni della Corte dei conti che richiamano criticità strutturali maturate in oltre vent’anni e un quadro normativo che, in alcuni casi, ha generato una frammentazione delle competenze. Su questi aspetti la Regione resta aperta a suggerimenti utili a migliorare l’azione amministrativa». Lo dice il presidente della Regione, Renato Schifani, commentando il referto sulla gestione dello stato di emergenza idrica in Sicilia redatto dalla sezione regionale di Controllo della Corte dei conti.

«Da quasi due anni il mio governo – aggiunge Schifani – è impegnato sia nella gestione dell’emergenza idrica sia in un piano ordinario di interventi infrastrutturali, finalizzato alla riforma del settore e all’accelerazione della manutenzione di dighe e adduttori. Sono state attivate, solo per l’emergenza, risorse per oltre 200 milioni di euro, tra fondi regionali e nazionali, ottenendo un incremento stimato del 30% della dotazione idrica delle aree colpite».

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