DISCARICA A MARE APERTO SU UN TRATTO DEL LITORALE POZZALLO – S. MARIA DEL FOCALLO

Pezzo di spiaggia mediterranea quella offesa. Bella e incantevole. Ricamata in uno degli angoli più suggestivi della litoranea Pozzallo – S. Maria del Focallo. Proprio al confine tra l’unico comune marinaro della provincia iblea e la spiaggia regina di Ispica. Entrambe le località insignite dalla Bandiera Blu 2012. Un vero attentato alla bellezza dei luoghi quello consumato nella zona. Ove sterpaglie, rifiuti, bidoncini di plastica, sacchetti e materiale vario giacciono da tempo. Territorio di Pozzallo? Solo per questione di metri. Ma poco importa. L’inciviltà umana non ha confini. E poiché la discarica rimane a contatto di gomito tra Pozzallo e S. Maria del Focallo, in un sito molto frequentato da bagnanti che di bellezze naturali se ne intendono, sembra paradossale che nessuno si sia accorto di tanto scempio. Consumato in un posto irripetibile. Poco distante da uno stabilimento balneare e dall’unica barriera frangiflutti fatta realizzare in quel tratto di mare negli anni ’80 dall’assessorato al Territorio e all’Ambiente della Regione Siciliana, per salvare dall’aggressione delle onde un paio di villette della zona. Stiamo parlando di uno dei siti più incantevoli della litoranea Pozzallo – Marza. Prima dell’ultima curva che conduce a S. Maria del Focallo, di solito, sulla destra, sostano le auto di alcuni bagnanti. Che, per raggiungere la spiaggia, facendosi largo tra sterpaglie e bottiglie di plastica abbandonate sul ciglio della strada, scendono giù attraverso una scalinata di cemento. La litoranea provinciale fu realizzata, a suo tempo, tagliando in due un promontorio di creta. A monte, su iniziativa del dott. Antonino Giunta, negli anni ’60, doveva nascere il villaggio turistico “La tavola del re”. Ma non se ne fece nulla. Oggi l’intera area ospita una serie di villette. Lato mare una passerella in pietra, realizzata da madre natura, avanza nell’acqua per una decina di metri. Una lingua di scoglio ove si fermano gruppi di bagnanti che, praticamente, nel raggio di pochi metri, hanno a disposizione sabbia finissima e scoglio “privato”. Tra rocce e spiaggia,  testimoni del tempo, resistono ancora tratti di un antico tragitto segnato dalle ruote dei “carretti” che, nel dopoguerra, prima del sorgere dell’alba, partivano da Pozzallo per raggiungere campagne e vigneti della Marza. “Tutto questo – sbotta un bagnante –  mentre il nostro fotografo immortala l’incredibile offesa ambientale arrecata ad uno dei posti più belli della zona – ha dell’incredibile! Ed i controlli da mare e da terra? Possibile – conclude – che nessuno, Provincia, Comune, Capitaneria di porto, Carabinieri, Guardia di Finanza, si sia accorto di nulla?”.

Osservazione giusta. Ma tristemente formale. Forse banale. Come fanno di solito quelli che amano nascondersi dietro il palleggio delle responsabilità. Che riguardano sempre gli altri. Tutti gli altri. Quando invece, soprattutto in questi casi, anche la semplice telefonata di un cittadino può giovare alla salvaguardia dell’ambiente.

 

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