DIGIACOMO SCRIVE A NAPOLITANO

L’on. Pippo Digiacomo ha scritto una lettera al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano relativamente alla vicenda dell’aeroporto di Comiso e all’iniziativa, annunciata nei giorni scorsi e confermata, di occupazione dell’aeroporto di Catania domenica 3 luglio prossimo.

Scrive l’on. Digiacomo: “Signor Presidente, il nuovo aeroporto di Comiso, ex “Pio La Torre”, progettato, costruito e affidato con risorse e procedure europee, già da un anno è completo e rimane ancora chiuso nonostante sia pronta la società di gestione, la So.A.Co., individuata appunto con rigidi meccanismi d’evidenza pubblica, che risulta essere ben capitalizzata (il socio di maggioranza gestisce con successo l’Aeroporto di Catania) e nella posizione geografica e giuridica ideale per costituire il primo sistema aeroportuale del Sud d’Italia. Tutte le compagnie aeree hanno palesato grande interesse commerciale per lo scalo comisano e sono disponibili a portare qui i propri aerei. L’Aeroporto manca del decreto interministeriale d’affidamento dei servizi di controllo del volo all’Enav, come avviene per decine di aeroporti italiani, compreso Catania, da tempo giacente sulla scrivania del Ministro Tremonti, nonostante i Ministri La Russa e Matteoli abbiano già firmato e nonostante quest’ultimo avesse promesso che in primavera avremmo brindato per l’apertura dello scalo.

Quindi – prosegue l’on. Digiacomo nella sua missiva – quaranta milioni di euro di fondi europei per una tra le più attenzionate opere pubbliche realizzate nel Sud, rimangono abbandonati all’obsolescenza e alla polvere, cominciando a delineare un grave danno all’erario pubblico e una possibile azione risarcitoria promossa dalla Comunità Europea e dalla società di gestione che per suo conto ha già investito oltre ventuno milioni di euro. L’Aeroporto di Comiso è nato da un patto d’onore tra lo Stato italiano e il Comune di Comiso che nel 1999 ospitò oltre 6000 profughi kosovari nell’ex Base Missilistica dove, negli anni ’80, erano state allocate oltre 100 testate nucleari montate su missili Cruise. Lo Stato non tradisca, come non lo aveva fatto fino a qualche tempo fa, le attese e rispetti gli impegni assunti con la Comunità Europea, con la Regione Sicilia, con il Sud Est siciliano che richiede a gran voce che questo impianto venga aperto e consegnato alle ambizioni di rilancio di questa terra notoriamente bellissima e laboriosa ma storicamente emarginata. Né pare il caso evocare ristrettezze di carattere economico giacché il costo annuo dei controllori di volo a carico dello Stato sarebbe ampiamente risarcito dalla grande movimentazione economica che avverrebbe nel nostro territorio.

Vale infine la pena rimarcare come questa vicenda stia immeritatamente prendendo la piega di uno scandalo europeo. Immeritatamente almeno per noi che l’abbiamo voluta, progettata e costruita. Questa è la ragione – conclude l’on. Digiacomo – per la quale domenica 3 luglio p.v. occuperemo l’Aeroporto di Catania. Sarà una manifestazione pacifica ma non per questo meno carica di sdegno e di rammarico per un silenzio dello Stato che pure si ricordò di noi nel maggio del 1999, quando migliaia di profughi rischiavano d’essere trucidati dalle milizie serbe di Milosevic, come se ne ricorda adesso quando bisogna affrontare l’ennesima emergenza umanitaria”.

 

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