DELLA SCENA COREUTICA RAGUSANA E DEL SOSTEGNO ALLE COMPAGNIE LOCALI

Andrea Pannuzzo, Presidente della associazione Progetto Danza Ragusa,
da sempre impegnata nella formazione di danzatori e nella diffusione e promozione dell’arte
coreutica. Il nostro impegno da ultimo si è concretizzato nella formazione di una giovane
compagnia di danza che opera con obiettivi professionali la Hyblart dance company e qui in sala
con noi c’è la direttrice e coreografa Saveria Tumino.
Volevo innanzitutto ringraziare l’organizzazione , nella persona di Rosanna Bocchieri e di tutto lo
staff per averci dato la possibilità di partecipare ed intervenire a questo tavolo per parlare di danza,
questa arte considerata ormai da sempre più tempo la Cenerentola delle arti, non riconoscendone
invece l’importanza che ha avuto nello sviluppo della cultura occidentale.
Se questo è vero a livello nazionale , tanto più lo è a livello locale.
A Ragusa e provincia infatti, e questo lo denunciamo da tempo, si avverte una mancanza di cultura
della danza che si riflette nella considerazione che il pubblico ha della danza stessa.
Purtroppo la danza trova spazio solo in contesti che non le appartengono del tutto. Cercate di
pensare alla scena coreutica provinciale. Dove avete visto i danzatori? È possibile vedere la Danza
solo su palchi di contorno a cantanti o attori, all’interno di recital o in piccoli spazi dove il tema
della serata è un altro, ad esempio premi letterari o eventi vari di assegnazione di riconoscimenti.
Questo può andare bene, ma solo nel caso in cui queste situazioni non siano le uniche per poter
apprezzare la danza. Per non parlare poi degli eventi in cui le diverse scuole di danza si riuniscono
per fare esibire i propri allievi in contesti che non rientrano nell’ambito della cultura, ma che sono
semplice intrattenimento di persone accorse solo perchè sono andati a questa o quella sagra o a fare
shopping in qualche centro commerciale.
In questa maniera, a Ragusa, si è snaturato nel tempo il concetto di arte della danza e oggi ne
piangiamo le conseguenze, traducibili principalmente nella mancanza di un pubblico che va a
vedere uno spettacolo di sola danza come avviene in molti altri centri culturali da Catania in su. E
questo non è neppure attribuibile alla mancanza di un teatro, perchè anche a Modica, Vittoria,
Comiso, quando si sono proposti spettacoli di danza, sono stati praticamente disertati anche da chi
pratica questa disciplina.
Questo ha portato alla amara conseguenza che non si propongono stagioni coreutiche ne si
producono spettacoli con riflessi negativi anche sulla programmazione e anche sulla progettazione
delle infrastrutture dove la danza dovrebbe trovare il suo naturale luogo di espressione, ovvero il
teatro.Volevo ricordare che lo spazio scenico in funzione della danza ha delle prerogative che sono
diverse rispetto alle altre forme di spettacolo dal vivo. Essendo la danza la sequenza di movimenti
nello spazio, è chiaramente comprensibile che lo spazio necessario è maggiore rispetto a quello
necessario alle rappresentazioni di prosa o alla musica. Realizzare strutture con dimensioni del
palco inferiori ai 10 m x 10 esluso le quinte significa non tenere in considerazione le necessità delle
compagnie di danza.
La colpa di questa situazione, della mancanza di un pubblico,della scarsa considerazione
dell’arte coreutica anche da parte delle amministrazioni innescando questo circolo vizioso
difficile da rompere, è sicuramente di noi addetti ai lavori, che negli ultmi anni non abbiamo
saputo valorizzare, promuovere, diffondere,difendere, e sottolineo difendere, la conoscenza di
questa antichissima disciplina.
E allora, come uscire da questa situazione?
È arrivata la necessità di rilanciare l’attività produttiva in campo coreutico, così come nelle altre
tipologie dello spettacolo dal vivo. Bisogna iniziare seriamente una politica di sostegno alle realtà
produttive locali ,non necessariamente costituite in forma di impresa culturale, ma che operino però
con finalità professionali e non amatoriali.
Perchè solo attraverso il rilancio delle loro attività culturali si potrà riuscire a soddisfare molte delle
necessità di cui oggi abbiamo parlato.
Mi riferisco:
– alla creazione di un movimento culturale locale esportabile aldilà dei confini provinciali;
– alla creazione di eventi culturali con le forze locali che possano attrarre flussi di persone nel
nostro territorio;
– alla valorizzazione dei siti di particolare rilievo culturale attraverso la realizzazione di eventi
che contribuiscano ad una loro migliore gestione;
– alla creazione di posti di lavoro direttamente connessi alle attività produttive nonchè
ovviamente a tutto l’indotto necessario alla realizzazione e alla promozionedi tali attività.
Il sostegno a questo tipologie di attività produttive, se pensate come vere e proprie imprese
culturali, genererebbe inoltre dei flussi di cassa che essendo tassabili, contribuirebbero al bilancio
economico di tutta la collettività anche a livello locale, oltre al beneficio maggiore che se ne
trarrebbe, ossia quello di una crescita culturale di tutti. Si avrebbe inoltre un ritorno economico
generale perchè i capitali generati non verrebberro portati fuori dal territorio ma verrebbero spesi in
loco. Non come accade quando vengono pagate compagnie forestiere che prendono i soldi e li
portano a casa loro!
Sostegno non significa solo sostenere ecoomicamente attraverso l’immissione di liquidità nel
settore, che fra l’altro a prescindere dalla crisi è sempre carente, ma significa utilizzare quelle poche
risorse disponibili per la creazione dei presupposti di sviluppo necessarie alle attività produttive.
Saranno poi le singole realtà a doverle sapere sfruttare bene per la propria crescita e per la
generazione di reddittualità.
Mi spiego meglio.
Vengono proposte delle stagioni teatrali con grandi nomi e personaggi dello spettacolo. Alle
compagnie locali è praticamente impossibile riuscire a trovare uno spazio, nonostante i costi per la
realizzazione dello spettacolo siano nettamente inferiori, fino anche a 10 volte di meno.
L’amministratore allora deve intervenire ponendo le basi per la creazione di stagioni con le realtà
professionali locali di tutti gli ambiti dello spettacolo dal vivo, dalla prosa, alla danza, alla musica,
da affiancare alle stagioni regolari. Anzi deve con più forza e più impegno spendersi nella
promozione e valorizzazione di queste con lo scopo di portare gli spettatori a guardare anche il
prodotto della loro terra. Inizieremo cosi a parlare non più solo di alimentazione a KM 0 ma
anche di cultura a KM 0.
Una sorta di “rete”di compagnie locali che l’amministrazione deve sostenere perchè sono loro il
motore di crescita delle attività culturali, che deve aiutare a fare uscire dal sommerso e dalle nicchie
in cui si trovano, e farli conoscere ed apprezzare anche al di fuor dei confini locali.
Queste è solo una delle proposte che abbiamo in mente, ma altre proposte si possono e si devono
fare!
La costituzione di una Rete che lavori su diversi fronti e che pian piano sta vedendo la sua
nascita è un grande passo avanti che deve essere sostenuto con l’impegno di tutti!
Bisogna trovare gli strumenti adatti affinchè tutto questo possa essere finalmente realtà!
Grazie per l’attenzione e buon lavoro a tutti!

© Riproduzione riservata

Invia le tue segnalazioni a info@ragusaoggi.it