Delitto Mattarella: arrestato ex poliziotto, prestò servizio anche a Ragusa

Aveva prestato servizio anche alla Questura di Ragusa agli inizi della sua carriera nella Polizia di Stato, Filippo Piritore, l’ex funzionario della Squadra Mobile di Palermo ed ex prefetto di Isernia finito oggi agli arresti domiciliari con l’accusa di depistaggio nelle indagini sull’omicidio di Piersanti Mattarella, allora presidente della Regione Siciliana, ucciso il 6 gennaio 1980.

La misura cautelare è stata eseguita dalla Direzione investigativa antimafia su disposizione della Procura di Palermo, che contesta a Piritore – oggi 75enne, originario di Agrigento – di aver mentito ai magistrati durante un recente interrogatorio, fornendo una versione falsa sul destino di un guanto ritrovato nell’auto usata dai killer e poi misteriosamente scomparso.

Secondo la ricostruzione dell’accusa, l’ex funzionario avrebbe contribuito a sviare le indagini, impedendo di fatto che quel reperto – ritenuto un elemento chiave per risalire agli autori dell’attentato – fosse mai repertato e analizzato.
Un comportamento che, per la Procura guidata da Maurizio de Lucia, ha “contribuito a sviare le indagini funzionali (anche) al rinvenimento del guanto, mai ritrovato”.

Una carriera lunga e prestigiosa

Entrato nell’amministrazione dell’Interno alla fine degli anni Settanta, Piritore ha lavorato inizialmente nelle questure di Palermo e Ragusa, per poi essere trasferito a Roma, dove ha diretto diversi commissariati di Pubblica sicurezza (Esposizione, Prati e Trevi).
Nel 2001 è stato nominato dirigente superiore e successivamente questore a Macerata, Caltanissetta, L’Aquila – anche negli anni del terremoto – e Genova. Infine, nel 2011, ha concluso la sua carriera come prefetto di Isernia.

Le accuse

Agli inquirenti, che lo hanno ascoltato nel settembre 2024, Piritore aveva raccontato di aver consegnato il guanto a un agente della Polizia Scientifica, che a sua volta avrebbe dovuto farlo arrivare al magistrato Pietro Grasso, titolare dell’inchiesta. Una versione che però, secondo i pm, si è rivelata “inverosimile e illogica”, priva di riscontri e in contrasto con le testimonianze di chi partecipò realmente alle indagini e con le prassi investigative dell’epoca.
In particolare, secondo la Procura, Piritore avrebbe sottratto il reperto al regolare repertamento sin dal momento del ritrovamento della Fiat 127 usata dai killer, determinandone la scomparsa definitiva.

Un tassello decisivo nella verità sull’omicidio Mattarella

Il guanto scomparso – di cui sarebbe stato informato persino l’allora ministro dell’Interno Virginio Rognoni – è sempre stato considerato un elemento chiave per individuare i responsabili dell’attentato.
Ora, con il nuovo sviluppo dell’inchiesta, la Procura di Palermo punta a fare chiarezza su uno dei più gravi e duraturi depistaggi della storia giudiziaria italiana, che potrebbe aver condizionato per decenni la ricerca della verità sull’omicidio di Piersanti Mattarella.

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