“DE AETNA” DI PIETRO BEMBO A SANTA MARIA DEL GESU’

Sabato 10 settembre 2016, ore 19,00, al Chiostro della chiesa di S. Maria del Gesù di Modica, Il CoCA di Modica, Archivio biblioteca arti contemporanee, in collaborazione con il Comune di Modica, presenta la nuova edizione del De Aetna di Pietro Bembo, pubblicata da Edizioni di Storia e studi sociali. Partecipano: Ferdinando Raffaele, curatore dell’opera, filologo e studioso di lingue romanze; Francesco Lucifora, direttore dell’Archivio-biblioteca; Carlo Ruta, saggista e studioso di fonti odeporiche; Tonino Sano, avvocato e operatore culturale. 

Ritornato a Venezia dopo un lungo soggiorno a Messina, ove si era stabilito insieme all’amico e sodale di studi Angelo Gabriel per apprendere il greco alla scuola del noto maestro bizantino Costantino Lascaris, il giovane Pietro Bembo mette per iscritto il resoconto dell’unico episodio che aveva significativamente interrotto la sua intensissima routine di studio: un’escursione sull’Etna durante un’eruzione. Era stata un’occasione, per i tempi, straordinaria, che gli offre l’opportunità di dimostrare l’acquisita maturità letteraria. Vede così la luce il De Aetna, un breve trattato in forma di dialogo, in cui dibattono quali personaggi l’autore medesimo e il padre, Bernardo Bembo, insigne e raffinato esponente dell’oligarchia veneziana.

Sul piano del racconto, il De Aetna costituisce un illuminante esempio del gusto dell’epoca, e si discosta sensibilmente dalle precedenti raffigurazioni letterarie del vulcano: per la prima volta è offerta una descrizione della sua attività eruttiva senza richiami al soprannaturale. Bembo poi raffigura la Sicilia secondo una peculiare prospettiva storica: essa è lo spazio geo-culturale nel quale per secoli ha prosperato, pervenendo a vette d’eccellenza, la civiltà dei greci. E tuttavia, affascinato da queste suggestioni, l’autore non sembra accorgersi né degli abitanti né della storia più recente dell’isola, che ai suoi occhi appare unicamente il regno della Natura e dell’Antico. Egli così precorre una visione della Sicilia che, con il suo carico di contraddizioni, sarà presente in molte narrazioni nei secoli successivi. 

Pietro Bembo (1470-1547) ebbe una formazione umanistica e studiò il greco a Messina alla scuola di Costantino Lascaris. Ritornato a Venezia, collaborò con il grande editore Aldo Manuzio presso cui pubblicò il suo primo testo: una breve prosa latina intitolata De Aetna (1496). Nel 1501, sempre per Manuzio, curò un’edizione delle rime del Petrarca e una della Commedia dantesca (1502). Tra il 1497 e il 1499 fu alla corte ferrarese, dove approfondì gli studi filosofici. Nel 1505, presso Manuzio, stampò gli Asolani, dialoghi in tre libri in cui si alternano poesia e prose, che trattano dell’esperienza amorosa. Nel 1506 Bembo si trasferì da Venezia a Urbino, presso la corte dei Montefeltro, e abbracciò la carriera ecclesiastica. Al periodo urbinate, durato sei anni, appartengono le Stanze, 50 ottave di stile petrarchesco recitate a corte nel 1507. Nel 1512, a Roma, divenne segretario di Leone X. In quel periodo entrò in polemica con l’umanista Giovan Francesco Pico e scrisse il trattato De imitatione, in cui si sosteneva la necessità per la prosa di imitare Cicerone. Nel 1522 Bembo si stabilì a Padova, città in cui progettò e ultimò il trattato in tre libri Prose della volgar lingua (1525). Nel 1530 pubblicò le Rime. In quello stesso anno fu nominato storiografo e bibliotecario della Repubblica di Venezia, per la quale vergò una Historia veneta. Nel 1539 il papa Paolo III lo nominò cardinale. Raccolse inoltre le proprie lettere in un Epistolario, anch’esso pubblicato dopo la sua morte avvenuta a Roma.

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