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DALLA TUNISIA IN ITALIA PER STUDIARE E PER FUGGIRE DALLA DITTATURA
23 Feb 2011 08:03
Hamza è un ragazzo che oggi ha 18 anni. Nel 2007 a 15 anni è andato via dalla Tunisia per arrivare in Italia. Insieme ad altre 20 persone è sbarcato in provincia di Siracusa, ma non ricorda il nome preciso della città. Appena arrivato, è stato subito condotto nel centro d’accoglienza della Parrocchia Spirito Santo di Vittoria, unico di quei venti, dove oggi vive e studia.
In questo momento, nel centro guidato da Padre Beniamino Sacco non ci sono migranti arrivati dai recenti sbarchi, anche se proprio in questi giorni ne potrebbero arrivare alcuni provenienti dalla Tunisia e dall’Egitto, zone “calde” del Mediterraneo.
Hamza è originario di Le Kef, città del Nord ovest della Tunisia, a due ore di strada dalla capitale Tunisi. Alla domanda “perché ha deciso di andare via dal suo Paese”, il giovane racconta: “Volevo studiare. Un giorno alcuni miei amici mi hanno proposto di partire con loro e senza dire niente ai miei genitori ho deciso di partire”. Dopo circa 24 ore di viaggio, finalmente l’imbarcazione ha toccato terra e solo dopo un paio di giorni Hamza ha chiamato i suoi familiari per dire loro che era arrivato in Italia.
Oggi studia al terzo anno dell’Istituto Professionale di Vittoria per diventare un operatore termico. Racconta di avere buoni voto, in particolar modo in matematica, “ma il voto più basso in pagella, continua, ce l’ho in Italiano”. Alla domanda se un giorno vorrà ritornare in Tunisia, risponde di essere ancora indeciso perché pur trovandosi bene nel nostro Paese, vorrebbe ritornare a vivere con la propria famiglia, i suoi genitori e un fratello che a Le Kef fa il carrozziere e che ha partecipato alle manifestazioni di protesta delle scorse settimane.
E proprio ad alcune domande su come giudica quanto sta accadendo in tutta la Tunisia, Hamza ci racconta la sua versione:
“Fino al 2008, la situazione economica e lavorativa sembrava tranquilla. Ma dal 2009 è cominciato a mancare il lavoro per i diplomati e per i laureati. Di città in città le proteste si sono estese dai grandi centri fino ai piccoli, fin quando il presidente Ben Ali’ è stato costretto a dimettersi e a fuggire. Prima di queste manifestazioni era impossibile parlare di politica, perché c’era il rischio di spie e di uomini vicini al Governo che avrebbero denunciato chi lo avesse fatto. E durante i giorni delle proteste e degli scontri non si potevano utilizzare Internet, facebook e youtube (strumenti giudicati pericolosi, vista la grande potenza e la velocità con la quale si potevano raccordare tra di loro i “ribelli”). Ora, dopo quei giorni di tensione e di sangue facebook e youtube sono tornati liberi, segnando un grande passo avanti per i giovani della Tunisia”.
Cambiando decisamente argomento, abbiamo chiesto ad Hamza che cosa gli manca del suo Paese, a parte la sua famiglia, e senza tanti dubbi risponde: “la gastronomia tunisina”, anche se ogni tanto va nella zona di piazza Senia, dove insistono tanti esercizi commerciali gastronomici del Magreb.
La sua speranza è che con il nuovo presidente della Tunisia possa essere veramente diverso da Ben Alì e che il potente di turno possa pensare davvero ai bisogni del popolo, puntando sul lavoro per i giovani e sulle libertà.
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