DA UNA TESTIMONIANZA DI FRANCESCO ATTAGUILE SUL PRESIDENTE SERGIO MATTARELLA

Quale sia stato il ruolo importante della sinistra di base della Dc nello scenario regionale e nazionale italiano è sintomatico in questa testimonianza di Francesco Attaguile , che dà anche un importante ritratto della persona Sergio Mattarella , dell’uomo e del politico schivo e riservato. L’articolo, pubblicato su LA SICILIA, traccia la continuità storica di valori e di un pensiero. 

“Il discorso di insediamento di Sergio Mattarella ha definitivamente fugato ogni possibile timore che si potesse trattare di una presidenza “strumentale”, in funzione di obiettivi politici effimeri.
Il neo-Presidente ha fornito una ferma e coerente rappresentazione di se, della sua cultura politica ed etica cattolica, senza indulgere a sostenere questa o quella causa di parte, meno che mai il Governo.
Anzi, ha sottolineato la funzione del Parlamento, precisando, da fine giurista e costituzionalista, il ruolo complementare ma ben distinto dei poteri e degli organi della Repubblica.
Questa interpretazione “normale” e classica del nostro equilibrio costituzionale è il primo importante risultato della sua elezione, quello di porre fine alla confusa straordinarietà e provvisorietà della cosiddetta seconda Repubblica.
Per questo Mattarella ha elencato puntualmente gli obiettivi fissati dalla Costituzione, attualizzandoli e indicandoli come obiettivi prioritari per tutti, dal Governo alla comunità nazionale.
Ha dimostrato così di mantenere una visione storica, distaccata dalle contingenti dispute fra gruppi e sottogruppi, proprio come Aldo Moro, maestro e riferimento del fratello Piersanti (Sergio allora era uno schivo docente e presidente dell’Opera universitaria di Palermo).
Con Mattarella si risolve la “forzatura” della storia della Repubblica e della Costituzione, con la quale si credette di superare una crisi politica e morale brandendo la scorciatoia giudiziaria, dimostratasi peggiorativa proprio per voler gettare via l’acqua sporca con tutto il bambino.
Mattarella rappresenta quello che di buono andava e va ancora recuperato e valorizzato della Costituzione e delle culture politiche che le avevano dato vita, ancora attuali e da riproporre, aggiornate, alle nuove generazioni, spesso disorientate proprio dallo smarrimento di quei valori.
Di questo ruolo della Politica, capace di indirizzare e dirigere il corso della storia, Sergio Mattarella ha avuto sempre alta e piena consapevolezza.
Testimonio per tutti un episodio poco noto ma significativo di quando era entrato da poco nell’agone politico (che solo Felice Cavallaro ha ricordato sul Corriere della Sera) e che vissi personalmente: al congresso regionale della Democrazia Cristiana di Agrigento del 1983, quando il grande mediatore e proconsole della DC siciliana Nino Gullotti propose la lista unitaria di tutte le componenti per l’elezione del comitato regionale, i diversi gruppi della minoranza di sinistra si riunirono e furono concordi – Nicolosi, Mannino e la mia piccola (in Sicilia) “Sinistra di base”- sulla proposta di Sergio Mattarella di escludere l’allora potente e temuto Vito Ciancimino.
Fui incaricato io (forse perché ero il più giovane) di notificare al congresso la nostra decisione di presentare in caso contrario una lista separata. Gullotti capì ed escluse Ciancimino.
Da quel momento la storia della DC siciliana, che aveva già dato un pesante contributo anche di sangue con Piersanti Mattarella,  si distanziò definitivamente da presenze conniventi con interessi e poteri incompatibili, che vennero così isolati e perseguiti.
Iniziò così un periodo di grande cambiamento della Sicilia che, con la presidenza di Rino Nicolosi (inspiegabilmente ignorato dai media come partner principale) e con la stagione dei giovani sindaci di Palermo, Catania, Siracusa etc., indicò all’intera DC ed al Paese la via del rinnovamento, fornendo un determinante appoggio alla segreteria di De Mita, che intuì le doti del giovane Mattarella valorizzandolo al Governo.
Accadde il fenomeno che sta ripartendo oggi con Renzi e che allora non si poté completare per la frettolosa rozzezza del PCI e di alcune “caste” nel sostituirsi alla DC per gestire il vecchio potere e non per rinnovarlo.
I principi ispiratori di quel percorso e gli obiettivi coerenti già presenti nella Costituzione, fermamente ribaditi nel discorso di insediamento del Presidente della Repubblica, sono tuttora quelli validi per uscire finalmente da una crisi di valori durata un ventennio”

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