Coronavirus, Nursing Up: “I casi di operatori sanitari già vaccinati e infettati dalla nuova variante del virus ci preoccupano non poco”

«Una infermiera in servizio all’Ospedale Moscati nell’area Covid (tutto il suo nucleo familiare risulta contagiato), e anche una sua collega dell’Asl di Avellino: oltre a loro nelle ultime ore si è ammalato anche un medico di base in Irpinia. Sono tutti in isolamento e sarebbero, usiamo il condizionale, i primi ufficiali casi di professionisti della sanità in Italia infettati dalla nuova pericolosa variante del virus.

Probabilmente, ma attendiamo approfondimenti in tal senso, potrebbe essere quella inglese.

Cosa sta succedendo? Una nuova affilata spada di Damocle pende sulle teste dei nostri infermieri? Dire ce lo aspettavamo non ci basta! Affermare che tutto rientra nel rischio preventivato di farmaci che sono efficaci solo al 90-95% non ci conforta affatto. Si tratta infatti di colleghi che erano stati tutti sottoposti alla seconda dose del vaccino. E che a quanto pare, presentavano tutti un livello anticorpale molto basso».

Così Antonio De Palma, Presidente Nazionale del Nursing Up, ci racconta di quanto sta accadendo nelle ultime ore in Irpinia, dove due infermiere e un medico sono rimasti contagiati dal Covid nonostante a fine gennaio avessero fosse stata iniettata loro la seconda dose del vaccino.

«Chiediamo subito l’apertura di una indagine per capire cosa sta succedendo: anche perché a quanto pare dei tre, solo la prima infermiera lavora in area covid. Chiediamo di approfondire gli studi sul rischio che corrono i nostri operatori sanitari in relazione a questa variante, subdola e ancora poco conosciuta, soprattutto sulla correlazione esistente tra il titolo anticorpale che si riscontra negli esami ematici degli operatori interessati dopo aver ricevuto la vaccinazione, ed il livello di aggressività, con i correlati effetti dell’infezione che ne consegue.

Insomma a questo punto vogliamo sapere in quali termini il titolo anticorpale riscontrato incide sul rischio di re-infezione dei sanitari interessati. Solo così potremo essere sicuri, in qualche modo, che vi sia congruenza tra gli anticorpi che l’organismo genera a seguito della somministrazione vaccinale, e la loro effettiva capacità di proteggere l’individuo.

Alla fine qui si parla di operatori sanitari, soggetti esposti ogni giorno a possibile contagio, quindi da proteggere in maniera particolare.

Occorre perciò rafforzare subito i protocolli di sicurezza partendo dagli infermieri che lavorano nelle aree covid, ancorchè vaccinati. Bisogna implementare protocolli di costante misurazione del livello anticorpale, che peraltro tutti sappiamo che può variare anche in presenza di peculiari condizioni di stress psicofisico. I più esposti al rischio sono sempre i nostri operatori sanitari: occorre ed evitare di abbassare la guardia come accaduto tra la prima e la seconda ondata»

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