CONTRO IL TERRORISMO UN ESERCITO DI MAESTRI

Per chi ha vissuto gli anni ’70, la gambizzazione di Roberto Adinolfi prima e la strage di Brindisi poi, hanno, almeno emotivamente,  riportato indietro le lancette del tempo riaprendo scenari che si sperava appartenessero  alla categoria del passato. Eppure sono stati  tanti i segnali o i presupposti socio-economici che dovevano fare pensare  e temere che tale passato continuasse  ad essere ancora un presente: una crisi economica dalla quale non si riesce ad uscire, la corruzione che sporca partiti ed istituzioni, la latenza delle forze politiche, che appaiono delegittimate,  svuotate  di ogni valore etico, dimentiche del loro intrinseco significato di servizio alla Cosa Pubblica.

“O comunismo o distruzione – morte all’imperialismo e libertà ai popoli”. Le parole echeggiano in un’aula di Tribunale a Milano dove  il 15 maggio 2012 si è aperto il processo d’appello ‘bis’ agli appartenenti delle cosiddette ‘nuove BR’ arrestati nel 2007  i quali, secondo l’accusa, stavano preparando una serie di attentati, tra cui anche un’azione contro il giuslavorista Pietro Ichino. (A giugno del 2010, la Corte d’Assise d’Appello di Milano aveva emesso 13 condanne, poi annullate lo scorso febbraio dalla Cassazione).

Ed ecco lo stesso  copione visto anni fa, durante gli anni di piombo quando i processi erano per le varie associazioni terroristiche, sia rosse che nere, il pulpito perfetto per lanciare proclami alla Nazione.  ”Viva la rivoluzione, avanti la rivoluzione, questo è il momento buono” così oggi esordisce, in perfetta replica, Alfredo D’Avanzo, uno degli imputati del processo milanese alle Nuove Br, in evidente riferimento all’attentato ad Adinolfi; e ancora Vincenzo Sisi e Claudio Latino che  parlano di “violenza inevitabile e strategicamente necessaria” e  invitano “tutte le avanguardie comuniste e operaie ad organizzarsi… perché nessun gruppo di dominatori nella storia ha mai abbandonato pacificamente il potere”.

 Parole che fanno dire a Bersani, in coro polifonico con tutti i rappresentanti della politica in crisi di astinenza di comparsate video, che  “bisogna alzare la guardia ..il Paese ha già un sacco di guai e non possiamo permetterci un rigurgito di terrore, di violenza e di paura…  e bisogna stare attenti che strategie terroristiche non trovino terreno fertile.”

Ma mi chiedo, cosa  sanno le nuove generazioni di quella pagina della nostra Storia  che Zavoli chiamò “la notte  della Repubblica”.

Le parole di Bersani e del coro sono  destinate a cadere nel vuoto se si fa informazione sugli anni di riferimento, i terribili anni di piombo, degli opposti estremismi e della strategia della tensione. Senza considerare che i giovani non informati possono essere facilmente catturati dalle idee  specialmente se queste parlano di rivoluzione sociale, di uguaglianza, di lotta ai centri di potere, proprio  quei centri di potere ritenuti oggi i  responsabili dei giochi economici che stanno falcidiando i risparmi e la sopravvivenza delle famiglie italiane.

Voglio dire che in questo contesto storico- economico  é di facile presa un’ideologia estremista  che  nasce  come “opposizione all’occupazione economico-imperialista dello Stato Imperialista delle Multinazionali, diretta emanazione dell’imperialismo capitalista rapace e sfruttatore” di matrice statunitense, a cui bisogna rispondere intraprendendo un processo di lotta armata che possa scardinare i rapporti di oppressione dello Stato e fornire lo spazio di azione necessario allo sviluppo di un processo insurrezionale”.

In un momento così grave di instabilità politica, se si vuole che un’adesione ad un movimento  (qualunque esso sia e qualunque orientamento abbia), scaturisca da un processo di formazione maturo e responsabile, occorre che la Scuola si riappropri del proprio ruolo e scenda in trincea perché è tra i banchi che si forma la coscienza critica e  si struttura l’essere pensante.

Questo presuppone però una grande riforma nel disegno dei cicli e dei programmi. Significa che occorre trovare il coraggio di abbandonare uno schema che impone contenuti ripetuti  che fermano, ad esempio, la storia alla seconda guerra mondiale e la letteratura a Pascoli e ,per cenni, alle avanguardie.  Significa dare spazio alla Storia del nostro tempo, la storia dei  nuovi imperialismi, delle nuove guerre di conquista, delle guerre del petrolio, “delle missioni di pace”. Significa in breve avviare laboratori continui di cittadinanza attiva e  centuplicare le ore di diritto per formare ragazzi consapevoli.

Per parafrasare una celebre frase di Bufalino, contro  il nulla del presente occorre un esercito di maestri.

 

 

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