CONSIGLIO COMUNALE APERTO A RAGUSA SUI CONSORZI DI COMUNI

Consiglio comunale aperto lunedi pomeriggio a Ragusa con la partecipazione dii deputati nazionali e regionali, politici, consiglieri comunali, semplici cittadini. Tanti gli interventi soprattutto di critica della nuova legge sulla abolizione delle province e sulla istituzione dei Liberi Consorzi di Comuni.

Maggioranza se non totalità dei presenti contrari alla nuova legge regionale e significativa attesa dei regolamenti di attuazione della normativa al fine di oporre rimedio alle negatività della legge stessa che ovviamente si teme sia disgregante rispetto all’omogeneità territoriali ed anche culturali dei territori provinciali.

Tutto il dibattito è stato preceduto da una attenta e per certi versi profonda analisi della nuova legge da parte del presidente del consiglio comunale di Ragusa  Giovanni Iacono

Ecco il testo integrale

Ogni Cittadino auspica che chi governa produca il benessere della collettività, persegua il bene comune, attui delle politiche che possano portare la crescita, favorire e promuovere lo sviluppo ,rendere servizi sempre più efficienti e quindi, in estrema sintesi aumentare il livello della qualità della vita di tutti i Cittadini.

Nel nostro paese è da decenni che si discute riforme, di “stagione di riforme”, di dare ‘attuazione alla Costituzione’, di ‘riformare la costituzione’. “Attuare” la costituzione a distanza di 70 anni dalla sua nascita. Sembra un paradosso ma è cosi !

La riforma delle riforme è proprio quella costituzionale e ormai è da oltre un ventennio, con alterne vicende, che si discute di autonomie locali con alcune sostanziali modifiche  al titolo V della Costituzione che riguarda proprio le ‘Regioni, le Province, i Comuni’.

Le riforme si fanno quando si ha necessità che qualcosa debba essere riformata, adeguata alle sfide e ai problemi che ogni giorno viviamo.

La riforma è un cambiamento e come tutti i cambiamenti necessita essenzialmente, se deve essere una vera e seria riforma,  di avere due elementi fondativi : il primo è legato ad una visione complessiva dell’’oggetto’ da riformare, direi organica, non parziale, non settoriale. Una visione e conoscenza del ‘tutto’ e non solo di una ‘parte’;  il secondo elemento è quello che la variazione di ‘stato’  dal latino status  condizione, posizione,  sia migliorativa rispetto allo ‘stato’ che si cambia, alla condizione di partenza.

E’ chiaro anche che quando si cambia lo si fa perché vi sono motivazioni alla base dell’esigenza di cambiare.

A scanso di equivoci, ritenendo anche di rappresentare ed interpretare, tutte le diverse espressioni del Consiglio Comunale, ribadisco in questa sede che TUTTI, nessuno escluso, VOGLIAMO che il Paese attui presto e bene TUTTE le riforme necessarie, compresa quella delle province e veniamo proprio alla fattispecie in discussione.

La Regione Siciliana, dopo un iter travagliato contraddistinto da innumerevoli riscritture quasi integrali e sostanziali dei testi (sui quali vi era già stata discussione generale e pronunciamento, una sorta di fatica di Sisifo) l’ 11 marzo scorso ha approvato la Legge che, dopo 28 anni, sopprime le province regionali che erano state istituite con la L.R. 9 del 6 marzo 1986.

La provincia di Ragusa, con Ragusa capoluogo, nell’ordinamento statuale era stata istituita invece il 2 gennaio 1927 in attuazione alla decisione del Consiglio dei Ministri del 16 dicembre 1926.

Ribadisco che sono convintissimo e siamo convinti che bisognava cambiare e riformare anche a cominciare dalle province, ma non solo le province però e in ogni caso bisognava cambiare avendo e presentando un disegno CHIARO e ORGANICO.

A noi non pare che legge approvata sia con un disegno organico e chiaro.

Ciò che invece è chiaro è che appare del tutto fuorviante denominare la legge dell’11 marzo 2014 legge per l‘Istituzione dei liberi consorzi’ perché le province regionali altro non erano che ‘liberi consorzi’ come espressamente recita la L.R. 9/86 all’art. 3 ‘L’amministrazione locale territoriale nella Regione Siciliana è articolata …….in liberi consorzi di comuni denominati ‘province regionali’’ adesso la legge recita che è articolata in ‘nove liberi consorzi comunali di seguito ‘liberi consorzi’ che in sede di prima applicazione … coincidono con le ‘province regionali’.

Un gioco di parole trasformato in ‘rivoluzione. Una ‘distrazione di massa’

All’atto dell’istituzione nel 1986 si disse che ‘era un fatto di grandissima rilevanza storica, una rivoluzione per la Sicilia’. Nel 2014,  si sono dette le stesse cose.

La L.R. 9/1986 era però una legge di riforma seria, chiara, organica, che definiva la natura dei ‘liberi consorzi’, ‘enti pubblici territoriali’ (art.4), ne definiva l’ordinamento, le funzioni, i compiti, le caratteristiche, la programmazione, la gestione, assegnava in maniera moderna di decentramento e sussidiarietà,  ‘ampia autonomia amministrativa e finanziaria’.

Quella legge aveva una ‘visione’, un progetto analiticamente descritto.

Allora oggi come si è concretizzato questo cambiamento ? La nuova legge varata pochi giorni fa ce lo dice al comma 1 dell’art. 1 :

Al fine di razionalizzare l’erogazione dei servizi ai cittadini e di conseguire riduzione dei costi della pubblica amministrazione’.

Sono quindi queste le motivazioni alla base del cambiamento ed è su questo che ritengo bisogna confrontarsi.

La legge varata dall’Ars è una legge che, rispetto alla L.R.9/1986 e a tutte le leggi che vengono varate, è priva di contenuto sostanziale, è una ‘cornice’ ma manca il ‘quadro’.

Sopprime senza dire CHI e COME assumerà le ‘FUNZIONI’ degli entri soppressi. 

Una legge di ‘rimando’, si prende d’autorità la ‘palla’ ma poi invece di ‘giocarla’,  la si nasconde. 

Viene detto questa è la legge ma poi le funzioni le definiremo con una nuova legge.

Cosa c’è in questa ‘cornice’ ? L’istituzione di 3 nuovi soggetti, in sovrapposizione tra l’altro ai rispettivi liberi consorzi, che sono le ‘aree metropolitane’ (anche queste tra l’altro erano previste ma come ‘possibilità’ nella L.R. 9/86 ) al titolo IV che era proprio intestato ‘aree metropolitane’ e veniva anche descritto analiticamente quali funzioni avrebbero avuto.

Della legge attuale, sappiamo poco perché poco dice la legge e perché PER NULLA abbiamo potuto contribuire alla formazione della Legge. I Comuni infatti sono stati tenuti totalmente fuori dal processo decisionale.

Avevo scritto, in qualità di rappresentante della Consulta dei Presidenti dei Consigli Comunali, al Presidente Crocetta a settembre e sempre a settembre all’Assessore regionale agli EE.LL. Valente che avevamo incontrato ad agosto a Scicli in occasione di un convegno sull’istituzione dei liberi consorzi ed avevamo chiesto di essere inseriti i rappresentati dei Consigli Comunali e dei Sindaci nel tavolo tecnico che stava discutendo del progetto di riforma. L’assessore Valente ci aveva pubblicamente assicurato che l’avrebbe fatto. Non abbiamo invece MAI avuto alcun riscontro e alcuna risposta alle nostre lettere.

Tra le poche cose che questa ‘cornice di legge’ dice è che questi ‘neo liberi consorzi’ ‘eserciteranno funzioni di coordinamento, pianificazione, programmazione e controllo…’ . E la GESTIONE ? chi farà la gestione ?

Sappiamo poi che gli organi saranno :

l’Assemblea del libero consorzio

Il Presidente del libero consorzio

La Giunta del libero consorzio

Tutti organismi composti da Sindaci anche se per l’elezione del presidente sindaco, una sorta di supersindaco,  ‘sindaco più sindaco degli altri’ verranno ‘scomodati’ anche i consiglieri comunali.

Sappiamo anche un altro fatto importante e, sicuramente, ‘innovativo’: ai cittadini viene sottratto totalmente il diritto di scegliere i propri rappresentanti.

Torniamo alle finalità. Dobbiamo razionalizzare  l’erogazione dei servizi ai cittadini i conseguire la riduzione dei costi della pubblica amministrazione’.

E da Cittadini è proprio sul raggiungimento di tali, nobili, obiettivi che abbiamo le maggiori perplessità.  

Si razionalizzeranno le spese ? vogliamo vedere “dove” sono le spese ?

Sappiamo, (fonte DEF 2013 – conto economico PA; Siope 2013)  che la spesa delle province è la più piccola di tutto il comparto nazionale e locale.

Le Province rappresentano appena l’1,20 % della spesa pubblica

I Comuni l’8,80 %

Regioni 20 %

Il 60 % è delle amministrazioni centrali

Gli interessi sul debito rappresentano il 10,39 %

Dal 2009 al 2012 sulle amministrazioni centrali  (60 % della spesa pubblica) è stato operato un taglio di 26 milioni di euro e sulle autonomie locali (30 % della spesa pubblica) di 27 milioni di euro (fonte Conferenza Permanente Coordinamento Finanza Pubblica)

 

(fonte Siope 2013) La spesa corrente nelle province nel 2013 è stata di 7.553.354.507

La spesa in conto capitale delle province nel 2013 di 2.723.975.755

Per una spesa complessiva di 10.277.330.263

A fronte di una spesa dei comuni di 67.549.945.285 e delle regioni di 164.488.222.695.

Quindi nelle province quasi l’80 % è spesa corrente che continuerà ad esserci essendo composta quasi del tutto dal costo del personale e il resto lo spese in conto capitale, gli investimenti e quindi i servizi ai Cittadini.

In un debito pubblico di oltre 2 mila miliardi di euro, il debito di Regioni, Province e Comuni è di 107 miliardi di euro. In questo debito le province incidono per lo 0,4 % del debito totale del paese.

La spesa per i servizi essenziali nel 2013 erogati dalle province è stata di 10.199 milioni di euro.

Gli enti strumentali (Ato, iacp, comunità montane, agenzie regionali, territoriali, comunali, provinciali)  che in una riforma seria avrebbero dovuto essere accorpati tutti nell’ente sovracomunale riformato nel 2013 sono costati 8 miliardi e 500 milioni di euro. 1 miliardo in più rispetto al 2012.

In 19 stati europei su 28 il governo del territorio è affidato a 3 livelli istituzionali.  In Germania le province sono 408 ed incidono con il 4,5% sulla spesa pubblica. In Francia sono 100 ed incidono con il 6,3 %. La Spagna sono 50 e incidono con il 3,2 %. In Italia sono 107 e incidono con l’1,2 %.

Domanda legittima : I compiti e le funzioni alias ‘servizi ai cittadini’ finora svolte dalle province chi li svolgerà ?

Questi liberi consorzi avranno autonomia finanziaria ?

I mutui e i debiti delle ex province regionali chi se li assumeranno i Comuni ? (solo la provincia di Ragusa ha debiti per oltre  5 milioni di euro con la cassa depositi e prestiti)

Il personale delle ex province dove andrà ?

Gli impianti sparsi nel territorio provinciale e alla cui realizzazione hanno contribuito i cittadini oggi facenti parte della provincia potranno finire in altri ‘liberi consorzi’ senza alcuna forma di compensazione ?

Ai Comuni, qualora verranno attribuiti nuovi compiti e funzioni, verranno contestualmente trasferite le risorse necessarie ?

L’attuale ordinamento territoriale statuale verrà adattato ai nuovi ‘liberi consorzi’ ? con conseguenti rideterminazioni di uffici, funzioni e dotazioni ? es. Prefetture, comandi provinciali, questura, ecc.

Le ‘aree metropolitane’ è stato detto durante la discussione in aula all’Ars vengono create per poter attingere ai fondi comunitari. Perché ? forse i nuovi ‘liberi consorzi’ non hanno la natura giuridica per poterlo fare ?

 

Concludo con un’altra domanda e rifacendomi alle finalità indicate nella ‘cornice’ di legge approvata, art. 1 comma 1 …

Se è vero come è vero, sempre per le finalità di servizi efficienti per i cittadini,  che vi sono pratiche che alla Regione giacciono per anni in attesa di istruttoria e se è vero come è vero , sempre per l’altra  finalità di razionalizzazione della spesa pubblica, che la media della spesa corrente  nelle province è di 126 euro, nelle regioni ordinarie di 426 euro, nei Comuni di 911 euro e nelle regioni speciali di 4.960 euro non ha un senso ed una organicità, per raggiungere le finalità che si propone la L.R. approvata , attuare la prima vera riforma,  che in consiglio provinciale avevo qualche anno fa espresso,  che è quella di ABOLIRE le REGIONI a cominciare da quelle speciali ?

Ed ecco l’intervento del sen. Giovanni Mauro

«Proseguire con l’esperienza del Distretto turistico degli Iblei».

«Sul futuro dei Liberi Consorzi di Comuni, per quel che attiene Ragusa, sono convinto che si debba guardare ad esperienze già consolidate e provate». Lo ha dichiarato il senatore di Forza Italia Giovanni Mauro durante il Consiglio comunale aperto svoltosi questo pomeriggio al Comune di Ragusa, con all’ordine del giorno la nuova legge regionale che trasforma gli enti Provincia in Liberi Consorzi di Comuni.
«Mentre ad una decina di chilometri da quest’aula – ha detto Mauro – il sindaco di Modica tiene un incontro per la creazione di un Consorzio che intende smembrare l’omogeneità territoriale ragusana e siracusana, noi dovremmo pensare ad allargare i nostri confini prendendo ad esempio il lavoro svolto con un altro tipo di “consorzio”, quello fatto per dare vita al Distretto turistico degli Iblei».
«Tecnicamente – ha spiegato Mauro – il Distretto turistico è già un Consorzio di Comuni e al momento della sua costituzione è stato capace di attrarre a sé altri sette comuni, tre dalla provincia di Siracusa (Portopalo, Rosolini, Pachino) e quattro da quella di Catania (Mazzarrone, Vizzini, Licodia Eubea e Grammichele). Nonostante l’impalcatura burocratica che serve a dar seguito ai progetti dei Distretti sia abbastanza complessa, quello di Ragusa sembra essere tra i più produttivi di Sicilia, potendo già contare su promesse di finanziamenti europei in suo favore che ammontano complessivamente ad un milione e mezzo di euro».
«Poiché l’unica vera ragion d’essere dei nuovi Consorzi risiede proprio nella possibilità di attingere ai fondi della Comunità Europea – ha proseguito – bisognerà prevedere la presenza di dirigenti e tecnici specializzati in progettazione comunitaria. Si dovrà quindi offrire agli stessi Comuni che hanno aderito al distretto turistico la possibilità di entrare a far parte del Libero Consorzio che nascerà proprio dalla ormai defunta Provincia di Ragusa».
«E’ terribile pensare che qualcuno sia convinto che questa nuova legge sia “in prova” – ha concluso il senatore azzurro – Non possono esistere gli “attimini istituzionali”, non si può provare sulla pelle dei cittadini. Eppure, dato che ormai la cosiddetta Legge Giletti è stata approvata, dobbiamo pensare al miglior futuro possibile e sono convinto che replicare nel nuovo Consorzio dei Comuni l’esperienza del Distretto turistico degli Iblei possa essere la migliore soluzione di efficienza da portare avanti».

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