CONFERENZA STAMPA DI FRANCESCO AIELLO

Conferenza stampa del consigliere Francesco Aiello di Azione democratica giovedi mattina a Vittoria presso un bar cittadino. Un incontro che ha voluto dire tante cose e che ha lanciato tante accuse che ovviamente non commentiamo trattandosi di materia delicata ma che Aiello ha condensato in una sua interrogazione che ha presentato al Comune e che ha chiesto di discutere in consiglio comunale quindi con la massima pubblicità possibile in sede politica.

Ma vediamo nel dettaglio di che si tratta con la pubblicazione integrale :

 

Questa interrogazione, che ha assunto gradualmente la forma anche di un esposto trasmesso agli Organi di controllo dello Stato, nasce  da alcune preoccupazioni insorte tra cittadini vittoriesi, per le condizioni di regolarità e di sicurezza del Depuratore di Vittoria. Alcune famiglie sono state coinvolte in qualche visita al sito, di cui hanno parlato anche i giornali. Ora, a ridosso delle vicende relative alla Terra dei Fuochi, qualche genitore mi ha telefonato per manifestare la propria  preoccupazione in merito. Nulla di straordinario. Ma le irregolarità e le anomalie dell’impianto, che è e rimane un impianto industriale, e la particolarità del sito, mi hanno portato a una ricognizione della problematica a 360 gradi.

 

E’ emerso dunque che l’’impianto di Depurazione delle acque reflue del Comune di Vittoria presenta infatti  alcune  rilevanti  criticità che che vanno sottoposte a  delle verifiche immediate  per definire una corretta  gestione del processo depurativo.

Fra  esse  si comprendono anche gli aspetti di seguito riportati.

1)   PREMESSA: Insufficienza assoluta delle attività di smaltimento dei fanghi. Un impianto dimensionato per 55.000 Abitanti Equivalenti deve produrre sommariamente 100 grammi di fango (primario e secondario) per abitante al giorno. Da semplici calcoli, si dovrebbe  determinare  una produzione di fanghi giornaliera stimata in circa 14 tonnellate. Il depuratore di Vittoria dovrebbe produrre quotidianamente questo quantitativo di fanghi  e quindi trasferire in discarica, per lo smaltimento, almeno un cassone (di volume utile) al giorno di fanghi il cui trasporto deve, per legge, essere registrato negli appositi registri di carico e scarico e accompagnato dai cosiddetti formulari di identificazione rifiuti.  Vi è il fortissimo sospetto che questo non sia avvenuto negli anni scorsi e che non sia avvenuto a causa della scorretta conduzione del processo depurativo e avrebbe indotto a pratiche occultate di smaltimento illecito dei fanghi, attraverso il sotterramento degli stessi all’interno dell’area dell’impianto: operazione aggravata dal goffo tentativo di camuffarla tramite la piantumazione di pini d’Aleppo, i quali più che camuffare sembrano invece delimitare le zone interessate dall’interramento;

PER SAPERE:

se corrisponda a verità quanto sopra riportato e se intendano procedere immediatamente

a disporre una indagine in tal senso.

Per la verifica basta un semplice controllo relativo alla compilazione dei registri di carico e scarico  e dei relativi formulari che devono esistere nominalmente per l’impianto e compilati secondo una rigida procedura di legge. Ovviamente anche una serie di carotaggi presso l’impianto sarebbe la prova inconfutabile dello smaltimento illecito di rifiuti.

Ovviamente oltre ad essere perseguibile penalmente l’operazione è fortemente pregiudizievole per l’ambiente e la salute pubblica e rappresenta una truffa perpetrata ai danni dei cittadini: lo smaltimento in discarica dei fanghi infatti assunto pari a 65 €/tonnellata (in quanto i fanghi non sono da sottoporre a trito vagliatura) avrebbe dovuto determinare mediamente  un costo complessivo annuo stimato in 320.000 euro a cui si deve aggiungere il costo annuo del trasporto stimato in 50.000 euro. Dette somme contribuiscono alla determinazione del canone che l’Amministrazione richiede ai cittadini annualmente per la depurazione e che invece sarebbero diventate  economie impegnate e spese  per altre finalità.

 

2)   PREMESSA: Mancata attivazione del comparto digestione anaerobica. Il depuratore di Vittoria è dotato di una linea di trattamento fanghi, caratterizzata dalla presenza di un digestore anaerobico che costituisce il “fiore all’occhiello” dell’impianto. Per l’attivazione del digestore, il Settore Ecologia dell’epoca, fino al luglio 2007, si era impegnato nella predisposizione di alcune attività quali l’esecuzione delle prove di tenuta idraulica, la verifica dell’integrità delle camere di combustione del motore a gas (alimentabile dal biogas prodotto dal digestore), anch’esso presente, da utilizzarsi per la produzione di energia elettrica (così da rendere autosufficiente l’intero impianto e vendere il surplus energetico ricavando utili ed abbassando il canone da versare da parte dei cittadini) e la stesura di un piano di manutenzione propedeutica all’attivazione. Negli anni antecedenti al 2007 fu anche garantita la manutenzione straordinaria della coibentazione del digestore anaerobico, costituita da uno strato di lana di roccia e copertura con pannelli in lamiera grecata, danneggiata a seguito di eventi meteorici assai intensi. Le attività propedeutiche all’attivazione del Digestore  sono riscontrabili  nel PEG 2007 del Settore Ecologia con lo stanziamento, a seguito di proposta del Dirigente, Dott. Fabio Ferreri, di 250.000 euro da destinare appunto alle attività di cui sopra e finalizzate all’attivazione del digestore , che la Giunta Municipale, fortemente sollecitata dallo stesso Dirigente, condivise e  deliberò formalmente data la valenza strategica della questione.

Ma le dimissioni del Dirigente Dott. Ferreri dall’incarico nel luglio 2007 nei fatti bloccarono il progetto e nulla fu più fatto per detto comparto. Fu soppresso persino il Settore Ecologia del Comune di Vittoria, il posto relativo di Capo Settore fu modificato e definito per altri profili professionali. Da allora la tutela ambientale nel territorio vittoriese è precipitata verso l’abisso.

Infatti l’Amministrazione comunale, da quel momento,  ha intrapreso un’azione,  distruttiva ma inesorabile, di abbandono del Digestore, attraverso lo storno delle somme previste nel PEG 2007 e non effettuando la necessaria  manutenzione della coibentazione dello stesso: fortissimi sono i sospetti che la lana di roccia sia stata illecitamente sotterrata in prossimità del Digestore e in particolare nell’area che si trova fra quest’ultimo e il gasometro e che i pannelli costituiti da lamiera grecata pare siano stati smaltiti presso un impianto di rottamazione per materiale ferroso, ricavandone somme irrisorie.

Il danno ambientale e per la salute pubblica in termini di smaltimento illecito di rifiuti speciali e pericolosi  sarebbe  davvero insopportabile.

Altrettanto grave è il fatto di non avere avviato il digestore il quale, oltre ai benefici derivanti dalla riduzione del quantitativo di fanghi da smaltire in discarica,  avrebbe comportato una riduzione della spesa per l’energia elettrica anzi avrebbe consentito la vendita del surplus energetico con ulteriore riduzioni del canone da corrispondere da parte dei cittadini;

 

PER CONOSCERE:

i motivi per i quali si è ritenuto di revocare il Peg 2007  di cui in  premessa del Dirigente del Settore Ecologia; la destinazione di spesa specifica che i fondi revocati hanno subito; le ragioni dell’accantonamento sine die degli obiettivi individuati dal Peg 2007 come fondamentali per la gestione ottimale dell’impianto di Depurazione nel suo complesso; i motivi che hanno provocato lo smantellamento della copertura di alluminio del Digestore ; la sussistenza della ipotesi, che sarebbe gravissima se confermata da prospezioni e carotaggi , del seppellimento di 16 metri cubi di lana di roccia della coibentazione del Digestore nel sito  indicato nel presente atto ispettivo.

 

3)   PREMESSA: Percorsi idraulici all’interno dell’impianto.

I processi e gli steps presenti in un impianto, ivi compreso lo scarico finale al corpo idrico recettore, devono essere rigidamente individuati, fissati e descritti (supportati da relazioni e planimetrie) e soprattutto oggetto di autorizzazione e approvazione, da parte dei competenti organi regionali, sia in sede di programmazione (PARF) che in sede di autorizzazione vera e propria allo scarico. In uno all’impianto deve parimenti essere descritta e quindi approvata la rete fognaria al servizio del centro abitato in questione e devono essere descritti minuziosamente (supportati da progetti esecutivi) anche i cosiddetti scolmatori di pioggia.  

Il punto sugli scolmatori di pioggia è particolarmente importante e grave  alla luce delle iniziative assunte  dall’Amministrazione Comunale di Vittoria.

Nei sistemi a fognature miste, in cui si ha un unico sistema di allontanamento delle acque nere e bianche, è importante considerare la possibilità di eventi meteorici intensi, associati a grandi quantità di refluo da depurare.

Poiché in tempo di pioggia l’impianto di depurazione può accettare in ingresso portate poco superiori a quelle nere medie di tempo secco, vista l’impossibilità di depurare l’intera portata mista, vengono predisposti lungo la rete, ovunque sia possibile lo scarico in un idoneo recettore o comunque a monte dell’impianto, degli scolmatori.

Lo scolmatore consente solo ad un multiplo del refluo (considerato sulla base dell’inquinamento ammissibile da sversare nel corpo idrico recettore) rigidamente calcolato di entrare nel depuratore

 

 

Nel caso di Vittoria, la rete fognaria prevede 5 manufatti di confluenza con relativi scolmatori di pioggia al corpo idrico recettore (fiume Ippari).

La quantità di refluo che si deciderà di scolmare dovrà essere tale da garantire l’autodepurazione nel recapito finale, in quanto lo stesso risulterà estremamente diluito dall’acqua piovana.

A questo scopo la normale prassi progettuale, senza ricorrere a studi specifici per i singoli recettori, prevede che il dimensionamento dello scolmatore deve essere tale che la sua entrata in funzione avvenga quando le portate miste superano di 2,5-5 volte la portata nera media.

L’Amministrazione Comunale attuale, anziché dare seguito all’attività progettuale e manutentiva avviata dall’Amministrazione precedente (all’uopo fu conferito incarico a funzionari dell’Ufficio Tecnico) ha pensato bene di stravolgere il percorso idraulico all’interno del depuratore realizzando una serie di bypass volti, forse nell’intenzione, di  evitare il sovraccarico idraulico dello stesso, in tempo di pioggia, con  il risultato però di modificare illecitamente il percorso idraulico all’interno dello stesso, disattendendo le autorizzazioni rilasciate dagli organi regionali e aggravando la situazione già abbondantemente compromessa del corpo idrico recettore con un bypass, illecito, ulteriore che dal trattamento primario raggiunge il fiume senza ragione tecnica alcuna.

Si allega  nel dettaglio  apposita planimetria:

Si osserva che presso l’impianto si è proceduto all’intercettazione della condotta immissaria dei reflui al depuratore, tramite una “geniale” opera idraulica (realizzando assai presumibilmente una finestra sulla superficie della condotta sufficientemente ampia), facendo sì che una parte dei reflui scolmino, prima di raggiungere il trattamento costituito dalla grigliatura, all’interno di una seconda condotta parallela a quella immissaria e che è nota come “saia irrigua”, ossia una opera idraulica che gli agricoltori della Valle dell’Ippari utilizzavano e forse ancora utilizzano a scopi irrigui per le colture a pieno campo (carote, sedani, pomodori, lattughe).  In altre parole, per un tratto di circa cento metri, all’interno del perimetro dell’impianto, viene utilizzata una condotta destinata a scopi irrigui (destinata al trasferimento di  acqua potabile) per far scorrere dei reflui non trattati, allo scopo di bypassare idraulicamente l’impianto. L’opera idraulica di intercettazione del refluo trova il suo completamento attraverso una seconda intercettazione, che si diparte dalla saia irrigua, costituita dei salti di fondo (pozzetti in cemento armato) e condotta interrata prima e successivo canale a cielo aperto, tale da consentire al refluo contenuto nella “saia irrigua” di raggiungere lo scarico finale coincidente con quello autorizzato nel PARF ;

 

PER SAPERE : SE LE OPERE ESEGUITE ALL’INTERNO DEL DEPURATORE

Ø risultino autorizzate dall’organo regionale competente ARTA e dall’ARPA;

Ø rendano  l’impianto difforme da quanto riportato nell’attuale autorizzazione allo scarico;

Ø determinino il passaggio di reflui inquinanti all’interno di una condotta destinata a scopi irrigui;

Ø creino una condizione per cui l’opera idraulica realizzata non risulti più controllabile nel senso che la stessa può essere usata anche durante il normale esercizio dell’impianto in tempo asciutto, durante le punte idrauliche giornaliere (mattina presto e pomeriggio dopo pranzo) facendo si che il refluo non depurato raggiunga il corpo idrico recettore o, cosa ancora più grave, che il refluo superi la seconda opera di intercettazione sopra descritta e anziché raggiungere lo scarico autorizzato, prosegua e venga recapitato presso le colture degli agricoltori a valle dell’impianto in questione.

 

4)     PREMESSA: Altra operazione, illecita, è la realizzazione di un ulteriore bypass parziale che, intercettando a valle delle vasche di sedimentazione primaria, una parte dei reflui  carichi di fanghi e di sostanze inquinanti, recapita nel fiume  gli stessi, attraverso un canale secante addirittura il corridoio costituito in conci di bologninato (quindi visibile a chiunque all’interno dell’impianto) dal quale si accede ai vari comparti dell’impianto,  nel corpo idrico recettore anche in questo caso costituito dal fiume Ippari, dopo avere ruscellato nel terreno antistante il fiume medesimo.

Risulta che l’ARPA, organo deputato ai controlli, sanzioni amministrativamente il Comune per superamento dei limiti analitici allo scarico che, lo stesso Comune, regolarmente contesta. Ma non si è a conoscenza di effettivi pagamenti effettuati dall’Amministrazione per le sanzioni ricevute.

Due aspetti inquietanti, in questa sede,  vanno comunque evidenziati, sui quali

SI INTERROGA:

PER SAPERE COME VALUTINO 

il fatto che il primo bypass, di cui narrato, abbia il proprio recapito all’interno dello scarico finale autorizzato. Sembrerebbe assistere a una magica trasformazione di un illecito penale (scarico non autorizzato di reflui) in un semplice e formale  illecito amministrativo (superamento dei limiti tabellari allo scarico dovuti in realtà, come abbiamo visto, dal recapito di un’aliquota di reflui effettivamente depurati e di quelli non trattati recapitati attraverso il bypass);

PER CONOSCERE L’AMMONTARE DELLE SOMME eventualmente  risparmiate a seguito della    diminuzione  drastica   di fanghi  smaltiti  in discarica.

5)     PREMESSA. Tre ultimi aspetti vale la pena rimarcare infine:

L’Amministrazione Comunale da anni ha subito una prescrizione da parte dell’ARPA, per la modifica da porre in impianto costituita dalla realizzazione di un pozzetto ove poter allocare, da parte dell’ARPA medesima, un campionatore reflui in continuo. Tale manufatto consentirebbe all’ARPA di effettuare i monitoraggi in un arco di tempo sufficientemente lungo e non, come avviene attualmente, con prelievi estemporanei. Ovviamente l’Amministrazione non ha inteso assoggettarsi alla prescrizione così da evitare più approfonditi controlli e ha  accampato, quale scusante per il mancato adeguamento, la solita insussistenza di fondi. In realtà per la realizzazione dei bypass di cui sopra l’Amministrazione ha speso centinaia di migliaia di euro, figuriamoci se non possiede le risorse economiche per la realizzazione di un pozzetto di prelievo adeguando il depuratore alle prescrizioni.

Il refluo trattato da anni non subisce il trattamento finale della disinfezione (clorazione) come è facilmente riscontrabile da una qualsiasi analisi estemporanea eseguibile prelevando un’aliquota di acqua del fiume Ippari a valle dell’impianto. Anche in questo caso le somme sono corrisposte dai cittadini attraverso il canone ma le stesse liberamente impiagate per altre finalità.

 

Presso il Depuratore di Vittoria sarebbero stati smaltiti, interrandoli, anche parte dei fanghi provenienti dal depuratore di Scoglitti: in questo caso il Depuratore di Vittoria avrebbe  assunto  i connotati di una discarica, la quale per poter ricevere rifiuti solidi provenienti da soggetti  conferitori, dovrebbe essere munita da parte del competente organo regionale della cosiddetta AIA, Autorizzazione Integrata Ambientale. Ovviamente l’impianto di Vittoria non ha tale requisito (non potrebbe averlo perché è un depuratore non una discarica) e pertanto i rifiuti provenienti da Scoglitti viaggiano senza formulari e anch’essi verrebbero illecitamente interrati preso il Depuratore di Vittoria. I fanghi e il vaglio prodotti a Scoglitti dovrebbero essere avviati correttamente allo smaltimento in discarica autorizzata come prevede la norma.

TUTTO CIO’ PREMESSO

Si interroga per sapere:

se l’Amministrazione comunale sia stata a conoscenza delle situazioni sopra riportate o di fatti attinenti;

se siano a conoscenza dei motivi per i quali  sia stata autorizzata la asportazione della copertura di  coibentazione del Digestore, della vendita della lamiera di alluminio che proteggeva la struttura e della sorte toccata ai circa 16 m cubi di lana di roccia che faceva parte del sistema di coibentazione, che sembra siano state sepolti in situ, nella fiancata sud del Digestore;

se le opere eseguite all’interno dell’area del Depuratore per bypassare con un nuovo scolmatore il trattamento delle acque reflue in arrivo sia stato autorizzato dagli Organi competenti;

se tale modifica del percorso dei reflui abbia influito sulle quantità dei fanghi prodotti e in quale misura;

se l’acqua dei reflui  scolmata all’interno del Depuratore e indotta all’interno di una “saia” sia stata utilizzata per  gli usi irrigui dei terreni agricoli attraversati;

se i letti di essiccamento siano usati per le finalità previste dalle procedure;

se  siano state costruite e attivate, a partire dai sedimentatori primari, derivazioni non autorizzate che sarebbero utilizzati per la fuoriscita di fanghi liquidi in alcune condizioni particolari.

se risponde al vero che uno dei sedimentatori secondari risulta non funzionante da circa un anno e per quale ragione non ci si sia attivati per la sua immediato ripristino, stante che il mancato funzionamento inficia l’intero processo depurativo con relativo scarico al fiume di fanghi e inquinanti;

se risulta vero che il trattamento nitro-denitro non è stato ripristinato con la sostituzione dei relativi mixer danneggiati, con il conseguente scarico al fiume di sostanze azotate tali da favorire lo sviluppo di alghe e limi.

 

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