CON DON CORRADO NEL NOME DI DON PINO PUGLISI TESTIMONIANDO CHE IL CUORE DI DIO È GRANDE!

Abbiamo prima appreso “notizie” e abbiamo continuato la nostra vita quotidiana, poi c’è stata la comunicazione in cattedrale della nomina di don Corrado ad Arcivescovo di Palermo, con quel gesto ecclesiale che prevede sia data in un clima di preghiera proprio perché sono nomine per servire; e tutto è avvenuto nei giorni in cui la Casa don Puglisi ha celebrato i suoi venticinque anni. Qualche giorno prima don Corrado aveva presieduto la messa per la memoria liturgica del beato don Pino e due anni fa siamo stati con don Corrado a Palermo nei luoghi di don Puglisi. E poi tante volte è venuto nella Casa per amicizia e per percorsi di fede, mentre ogni domenica abbiamo avuto la gioia della presidenza dell’eucaristia nella parrocchia di San Pietro. Umanamente sono solo circostanze, nella fede si scopre altro. Ce l’ha ricordato in una mail un nostro volontario diventato frate minore rinnovato: questa nomina diventa un dono di Dio per il giubileo della Casa! Allora viene spontaneo pensare che queste circostanze ci ricordano la storia disegnata da Dio, in cui le logiche sono di servizio e i suoi doni sono grandi ed esigono tanto. La Casa gioisce per questi fatti anzitutto con la sua vita, che è vita di servizio in cui sappiamo quanta cura ci vuole e quindi immaginiamo quanta cura ci vorrà per far crescere un popolo, ed aiutarlo ad essere popolo di Dio, popolo che si lascia guidare da Dio. A don Corrado allora formuliamo, di vero cuore, il sentito grazie carico di affetto per l’attenzione che ha avuto per la nostra Casa ed ora l’augurio di essere pastore umile, generoso, vero, mentre sappiamo che resteremo uniti nel nome di don Puglisi: resteremo uniti nel dono della vita che nasce dall’avvertire – come don Corrado stesso ha sottolineato nell’omelia della messa per la memoria di don Puglisi – che anzitutto c’è il donarsi di Dio, c’è la sua iniziativa. Il poeta Mario Luzi nel dramma su don Puglisi “Il fiore del dolore” gli fa dire: “Cos’è una vita / una vita nella vita / La mia ha preso senso dal non essere più / dall’essermi stata tolta… / Signore, la mia vita in te, / presso di te è misteriosamente/ tua e mia”. Questo l’augurio per don Corrado, per noi, per tutti: che la vita possa essere in Dio, misteriosamente, ovvero con quella discrezione e delicatezza che permette a Dio di operare in noi e attraverso di noi.

Sempre attenti, come sa fare don Corrado, al suo cuore grande e per questo aperti al dialogo con tutti e all’affetto come risvolto concreto dell’amore evangelico. E allora sarà giubileo, sarà una gioia che sa anche di rinnovamento, riscatto, liberazione. Quella liberazione così necessaria in questo tempo difficile, aiutata  dal trovare in papa Francesco l’interprete di un cristianesimo credente e coerente nel fatto fondamentale: l’attenzione ai poveri, “dei quali – ha detto il card. Montenegro – finalmente possiamo parlare senza diventare rossi in viso. Papa Francesco ci sta dando un’immagine di Chiesa luminosa, anche se ferita e incidentata. Una Chiesa che vive la precarietà  e sta stare accanto agli ultimi, quelli che in chiesa non sono ancora entrati malgrado gli slogan dal Concilio in poi, perché il confine per il povero è proprio la porta d’ingresso delle nostre chiese”.

 

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