Comiso si prepara ad accogliere una famiglia siriana: un progetto di protezione attraverso i corridoi umanitari

Il Consiglio comunale di Comiso, su proposta del presidente Manuela Pepi, discuterà durante la seduta del 30 maggio l’approvazione dell’Ordine del Giorno relativo alla presentazione alla città della famiglia Tamer, proveniente dai corridoi umanitari, e del progetto di accoglienza “Un soffio di Pace fra i venti di guerra”.

La famiglia Tamer

La famiglia siriana Tamer, composta dai coniugi Tamer Jhaled e Krra Atlal, e dai figli minori Naser (10 anni) e Maria (10 mesi), è arrivata in città lo scorso ottobre dal Libano, attraverso i corridoi umanitari. Il progetto “Un soffio di Pace tra i venti di guerra” che ha garantito protezione alla famiglia Tamer è stato promosso dalla Parrocchia Chiesa Madre-Santa Maria delle Stelle, in collaborazione con la Parrocchia Santa Maria delle Grazie, il Gruppo Agesci Comiso 1, la Società San Vincenzo De Paoli-Consiglio Centrale di Ragusa, l’Azione Cattolica presso la Chiesa Madre, il Centro Culturale Islamico Ass. Azaytouna-Comiso, l’Associazione Yhomisus, la Fondazione San Giovanni Battista, il Centro Missionario Diocesano, l’Ufficio Migrantes, il Comune di Comiso e numerosi cittadini.

“La famiglia Tamer ha avviato il proprio percorso di inserimento sociale a Comiso, e ci auguriamo che possa presto raggiungere la propria autonomia,” dichiara la presidente Pepi. Per sostenere questo percorso, il prossimo 7 giugno alle ore 21:00 si terrà una serata di beneficenza intitolata “Accendi la Pace: anche un piccolo gesto conta”, aperta a tutta la cittadinanza. L’evento mira ad aiutare concretamente la famiglia Tamer a sentirsi parte integrante della comunità.

La presidente Pepi ha coinvolto il Consiglio comunale nell’accoglienza della famiglia Tamer, sottolineando l’importanza di informare adeguatamente la città sul progetto, per garantire un inserimento sociale completo e sostenibile della famiglia. L’obiettivo è far sì che l’accoglienza non sia solo una risposta emergenziale ma diventi un elemento strutturale della città, con la speranza di poter accogliere altre famiglie in futuro, offrendo loro le stesse garanzie di integrazione e supporto.

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