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COME RISCHIARE DI PERDERE UNA GENERAZIONE. IMPUTATO IL GIOCO DELLE CARTE
10 Ott 2012 15:20
Una intera generazione di bambini iblei d’età compresa tra zero e dieci anni rischia di crescere in maniera del tutto “innaturale” per colpa delle carte.
Nello specifico, e detto subito che chi scrive è un attento osservatore dei fatti di costume locali ma non può avere una percezione completa del fenomeno per il fatto stesso di essere fuori dal fenomeno. Chi è invece più o meno direttamente coinvolto mi ha già capito. Sto parlando del burraco. È un gioco di società da svolgersi con le carte. Io non conosco nemmeno le regole del burraco. Con chiunque sappia giocare io abbia discusso del gioco, la risposta è sempre la stessa: “se sai giocare a scala quaranta allora è semplicissimo”. E se io non sapessi giocare nemmeno a scala quaranta (e a dirla tutta anche con la briscola ho difficoltà)?
Come che sia, appare evidente che questo gioco – pare inventato ora sono sessanta anni in Uruguay – è talmente affascinante, trascinante, ipnotico direi, d’aver coinvolto nell’arco di pochissimi anni migliaia di signore e signori (con riferimento alla sola mia zona “di competenza”).
Sia interessante, scateni flussi adrenalinici oppure rende sereni e saggi, io non lo so. Ma se ogni pomeriggio, ogni sera, intere comitive della Ragusa bene si riuniscono a giocare partite per passatempo oppure veri e propri tornei, il motivo dovrà pur esserci. A mia memoria non ci sono stati fenomeni del genere con la scopa o con il ramino. Meno che mai tra le signore che non debbono più festeggiare i quaranta anni. A guadagnarci sono in tanti: i fabbricanti di carte da gioco, quelli delle bibite e quelli di tavoli e sedie, l’Enel, e gli ottici.
Ma a perderci sono in verità in pochi: i nipotini. Ma hai detto niente! Ho visto con i miei occhi nonne poco più che sessantenni, in perfetta forma fisica e mentale, salutare velocemente il pargolo, un bacio sulla guancia e via, ché le amiche aspettano attorno al tavolo verde. Ho visto nonni trascorrere intere mattinate in spiaggia a fare castelli col nipotino e guardare bikini con il compare e poi salutare tutti perché al circolo era pronto il tavolo corredato da antico toscano.
A me la cosa non interessa direttamente, ma ho ben chiara la importanza “naturale” di avere nonni validi e pronti per contribuire, notevolmente, alla crescita dei figli dei figli.
“Triulu chidi ca nun’anu i nanni” avrebbe detto la mia nonna, che per migliaia di pomeriggi mi sopportò senza nintendo e senza Disney channel, ma solo con “firrincozza” immersi nell’acqua e qualche soldatino in plastica deformata. Ma il burraco è la moda, è il passatempo che va per la maggiore e che intrattiene ore ed ore i nonni moderni. Esiste anche un vantaggio: il gioco tiene in forma mentale quei nonni che, quando la moda sarà terminata, potranno tornare a giocare coi loro nipotini, nel frattempo diventati quattordicenni che dei nonni non sapranno che farsene se non per la strenna natalizia (e pasquale, ed equinoziale, e solstiziale, ed estiva, e invernale, e …).
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