CODACONS, L’ODISSEA DA AFFRONTARE PER SCARICARE IL CUD DA INTERNET

Sono state accolte le proteste di centinaia di quei cittadini siciliani che non si sono visti recapitare a casa il CUD e di quelli che non hanno molto dimestichezza nel navigare su internet: per trovare una soluzione a questo problema è nato il ‘Comitato pensionati vittime INPS’ aderente al Codacons il quale chiede ora all’ente previdenziale di far sapere quanto sia costata la modifica del sito per inserire la possibilità di scaricare la certificazione unica dei redditi on line. Si chiede inoltre di rendere noto se gli aggiornamenti siano stati fatti da personale interno o da una società esterna appositamente pagata riservandosi in assenza di una risposta, di presentare, per accertarlo, un esposto alla Corte dei Conti.

Per il Codacons è una crudeltà imporre ai pensionati di scaricare il Cud da internet piuttosto che riceverlo comodamente a casa, specie considerando che secondo gli ultimi dati Istat ad usare il personal computer solo il 17,2% degli anziani compresi fra i 65 e i 74enni e solo il 3,8% dei 75enni, percentuali che scendono ulteriormente per l’uso di internet, rispettivamente 16,3% e 3,3%. L’INPS sembra quasi beffarsi di questa fetta di popolazione rendendo il download del modulo appositamente complicato.

Sul sito infatti manca un link diretto che consenta di scaricarlo direttamente dal momento che sulla home page ci sono ben quattro riferimenti al “Cud 2013 on line”, troppi visto che nessuno di questi consente di completare l’iter. Il primo richiamo che si incontra, nella parte più alta della pagina e tra i link più richiesti rimanda a un video ma da qua non si può successivamente accedere al servizio. Nessuno ha avuto l’idea perciò di aggiungere nella stessa pagina  una scritta che reciti “Scarica qui il tuo Cud”. 

Un secondo richiamo rimanda poi ad un numero verde, un’altra si limita a dare delle istruzioni e  come se non bastasse, dopo aver navigato in home page per alcuni minuti e aver fatto un po’ di tentativi a vuoto, si intuisce che bisogna cliccare su “Servizi per il cittadino”.  A quel punto viene chiesto di inserire il codice fiscale ed il Pin che però nessun pensionato ha poiché quello che era stato spedito originariamente dall’INPS, anche se era stato attivato e completato dall’utente, non è più valido perché ogni tre mesi va modificato: “Si può sorvolare – dicono dal Codacons – sulla contorta procedura per avere un nuovo Pin ma i problemi non cessano poiché quando infatti finalmente si riesce ad entrare nella pagina del download il pensionato non troverà nessun riferimento al Cud, ma  un elenco spropositato di link, nessuno dei quali  contiene la parola cercata.”

Fra le decine di link disponibili inizia dunque una sorta di caccia al tesoro e quello giusto su cui cliccare, inaspettatamente, è “Fascicolo previdenziale del cittadino”. Neanche qui però si fa riferimento al Cud e solo una volta che si è cliccato su “Modelli”, sulla sinistra, si apre finalmente un elenco, tra i quali il tanto ricercato “Cud unificato (dal 2013)”. Giunti a questo punto si deve ancora cliccare sull’anno di riferimento, procedura superflua poiché come anno di riferimento c’è solo il 2013 che il Cud unificato esiste solo da quest’anno. Comunque sia, si clicca ancora e cosa accade? Appare una scritta di quelle incomprensibili: “Visualizzare solo le informazioni della pagina web fornite in modo protetto? ” con relativa scelta, o si oppure no.

Se la risposta è positiva, come spontaneamente fanno tutti, non è però possibile scaricare il Cud poiche l’unica pagina disponibile avverte che “L’esplorazione della pagina web è stata annullata” , abbinata alla ambigua e contraddittoria “Elaborazione in corso/Attendere prego”. Molti  pensionati, ma anche esperti di internet, attendono dunque un po’ per capire se il computer sta elaborando oppure no. Insomma un rompicapo anche per mega esperti se si pensa che nessuna persona normale ragiona come chi ha elaborato il sito internet dell’Inps.

“L’unica consolazione – conclude il Codacons – sarebbe che almeno la modifica del sito non sia costata nulla all’INPS altrimenti scatterebbe l’immediato l’esposto dell’associazione alla Corte dei Conti. Non chiediamo di migliorare il sito perché abbiamo il terrore di quello che potrebbe accadere!”

 

 

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