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Claudio Fava: “intimidazioni” e “aggressione verbale” da ua troupe delle Iene mentre era a Comiso, ma le Iene smentiscono
12 Feb 2020 18:14
Doveva essere una normale intervista come tante ed invece si e’ trasformata in un’aggressione verbale, una forma di intimidazione. E’ quanto denuncia il presidente della Commissione regionale antimafia, Claudio Fava, in merito a un’intervista sul “caso Antoci” rilasciata domenica scorsa, a Comiso, ad una troupe delle Iene e non andata ancora in onda. L’audio dell’intervista e’ stato trasmesso dalla Commissione regionale antimafia alla Procura di Ragusa e alla Dda di Catania.
Fava lamenta di avere “assistito soltanto ad affermazioni su reticenze e falsita’ che sarebbero contenute nella relazione della Commissione antimafia. Piu’ che un’intervista ci e’ sembrata una intimidazione, un avvertimento a non occuparci piu’ di questa vicenda, riguardante l’attentato all’ex presidente del Parco dei Nebrodi, Giuseppe Antoci”.
”Non ho fatto nessuna aggressione all’onorevole Fava ma gli ho gentilmente chiesto un’intervista che lui ha accettato di fare, non ho mai fatto nessuna intimidazione o minaccia né a lui né alla Commissione, non ho alle nostre spalle nessun mandante se non la nostra redazione e l’amore per il lavoro che faccio”. Così la ‘Iena’ Gaetano Pecoraro replica alle dichiarazioni rilasciate questa mattina dal presidente della commissione regionale Antimafia Claudio Fava in merito a un’intervista, non ancora andata in onda, alla trasmissione Le Iene.
Fava ha accusato il giornalista di “aggressione verbale” e definito l’intervista “un’intimidazione, un avvertimento a non occuparci più del caso Antoci”. “Ci siamo semplicemente permessi di muovere delle critiche sul lavoro svolto dalla Commissione Antimafia riguardo all’attentato ad Antoci e agli uomini della sua scorta – aggiunge Pecoraro – Ad ogni modo, ogni telespettatore, quando l’inchiesta andrà in onda, potrà farsi la propria idea”. Il presidente della commissione regionale Antimafia oggi ha messo l’audio dell’intervista a disposizione dei giornalisti e ha comunicato la decisione della commissione di inviare il file alla procura di Ragusa e alla Dda di Catania “per le loro opportune valutazioni”
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