Chiusa con un lucchetto la via d’accesso alla sua casa a Comiso. E’ la triste storia del monaco buddista che prega per la pace.

Si terrà a fine mese l’udienza per dirimere una questione che sta facendo molto discutere a Comiso al punto che nei giorni scorsi si è svolta una manifestazione di protesta, pacifica  dinanzi al cancello chiuso, organizzata dal Comitato Pagoda della Pace, a cui hanno partecipato un centinaio di cittadini e l’intera giunta comunale.

La vicenda

La vicenda riguarda il monaco buddista di 78 anni, Gyosho Morishita, attualmente confinato sulla collina dove ha fondato la pagoda della pace di Comiso negli anni ’80. Il suo soggiorno lì è iniziato come una protesta pacifica contro l’installazione della base Nato. Tuttavia, ora i proprietari del terreno su cui si trova il tempio hanno chiuso l’accesso alla casa del monaco con un lucchetto, impedendo ai fedeli di visitarlo. Nonostante un giudice del tribunale di Ragusa abbia ordinato che il monaco Gyosho Morishita e i suoi seguaci siano autorizzati a passare liberamente durante l’orario di culto dalle 16 alle 18, questa decisione non viene rispettata.

Il monaco lasciato anche senz’acqua

I vicini del monaco hanno tagliato l’approvvigionamento idrico dalla sua casa da tempo, ma il Comune ha cercato di risolvere il problema fornendo acqua attraverso autobotti. Tuttavia, con il cancello chiuso, il monaco è stato privato di questo servizio essenziale. Gli attivisti del comitato hanno creato un sentiero attraverso le sterpaglie per aiutare il monaco a raggiungere la città, ma a causa dei suoi problemi di salute, non è in grado di camminare da solo per un lungo tratto.

La sua perseveranza nella lotta per la pace e il rispetto dell’altro è ammirevole, ma la sua attuale situazione è inaccettabile. È triste vedere come un uomo che ha dedicato la sua vita alla causa della pace sia ora privato del diritto all’acqua e all’accesso alla sua stessa casa a causa della chiusura del cancello da parte dei vicini. Tuttavia, la solidarietà dimostrata dagli attivisti del comitato e dai fedeli che gli portano viveri attraversando il sentiero di fortuna è un segno di speranza. Speriamo che la giustizia sia fatta e che Gyosho possa tornare a vivere nella sua casa con la dignità e la pace che merita.

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