È stata inaugurata a Vittoria la nuova area di Osservazione Breve Intensiva (OBI) presso il Pronto Soccorso dell’ospedale “Guzzardi”. L’area è stata intitolata alla memoria di Giuseppe Morana, storico dirigente amministrativo dell’ospedale, alla presenza dei familiari e delle autorità locali. La cerimonia ha visto la partecipazione del Direttore Generale dell’ASP di Ragusa, Giuseppe Drago, della […]
CHI LEGGE SA MOLTO CHI OSSERVA SA MOLTO DI PIU’
26 Mag 2010 22:11
Un grande filosofo greco del quarto secolo a.C. una volta disse: “Chi legge sa molto; chi osserva sa molto di più.” Faccio parte di questo partito, con i diversi nomi che ha avuto nel corso degli anni, dall’età di 14 anni e in questo periodo mi è stata data la possibilità di osservare tanto e di imparare molto dai migliori. Lungi da me la presunzione di atteggiarmi a membro saggio di questo partito, ho ritenuto, e in questo magari sì, peccando un poco di presunzione, di aver raggiunto un pensiero conclusivo in merito agli ultimi avvenimenti che hanno riguardato di recente la nostra sezione e mi piacerebbe condividerlo, come valore aggiunto all’interno di questa discussione, con i membri di questo che, ovviamente hanno tutto il diritto di dissentire e di cestinare le mie parole.Ho letto in questi giorni diversi articoli che si sono occupati delle elezioni a segretario che ci hanno riguardato; si è parlato di vittoria “bulgara”, di vittoria “democratica”, di vittoria “a metà”, ma sinceramente credo che quando un leader, chiunque esso sia, qualunque sia la sua posizione, viene eletto con la presenza della metà degli aventi diritto al voto, allora non c’è vittoria per la compagine che intende rappresentare. E allora non questo leader ha già perso, ma, cosa ancora peggiore è il partito a perdere. Il nostro logo recita le parole “Partito Democratico”, ed è vero, molti di noi hanno giustamente osservato che in democrazia vince chi ha più voti, ma questo è solo il “metodo democratico”, un elemento che da solo può essere sufficiente in una assemblea condominiale, ma non in una assemblea congressuale dove ogni decisione ha il dovere di reggersi, oltre che sul metodo democratico anche sul “merito democratico”. Allora io chiedo a questa assemblea: “dov’è il merito democratico nel raggiungere la maggioranza grazie ai voti di rispettabili delegati votati da altrettanti rispettabili iscritti che li hanno votati perché espressione di una posizione politica di lista che all’indomani della loro legittimazione è mutata sulla base di una decisione presa dall’alto senza che a nessuno di questi iscritti venisse data la possibilità di creare un contraddittorio in merito al cambiamento della stessa? E ancora: dov’è il merito democratico nel condividere le posizioni di un articolo di giornale che riduce in stile quasi da soap opera del primo pomeriggio, una oggettiva divergenza politica interna, ad un mera questione di cognomi scritti all’interno di una fede nuziale? Dov’è il merito democratico nello sponsorizzare la tesi del “ricambio generazionale” degli organi dirigenti, portando come unica argomentazione a questa tesi il fatto che la propria carta di identità testimonia soltanto il banale fatto che si è nati nell’era dell’ i-phone e del cinema 3 D?” Mi sono chiesto come mai nel dialogare quotidiano si usi l’espressione “fare politica” e, alla fine, credo di essere arrivato alla conclusione che la politica è un meccanismo che va creato, ma che soprattutto necessita di ogni pezzo. E questi pezzi che servono per fare funzionare il meccanismo sono la sintesi e non il compromesso, le critiche costruttive e non le elucubrazioni sugli alberi genealogici o le parentele orizzontali; è la voglia e la necessità di rappresentare e utilizzare istanze comuni per raggiungere obbiettivi che non iniziano con la parola “io”, ma con la parola “noi”. Faccio gli auguri di buon lavoro al neo segretario del Circolo di Ragusa ricordandogli, attraverso un ludico paragone, una lezione che ho imparato giocando al gioco da tavolo Risiko: “se si vuole conquistare un territorio ed avvicinarsi così all’obiettivo finale comune, che per tutti noi è la sconfitta del centro-destra ragusano, allora è meglio arrivare allo scontro con più carri armati possibile”. Mi auguro che, in questa mia lettera, i fatti, le istanze, le critiche che vi sono contenute, vengano interpretati prescindendo dal semplice ragionamento sul cognome che porto, ma, cogliendo la stessa finalità che mi ha spinto ha scriverla, ovvero una critica costruttiva di un semplice iscritto che non vuole essere una pugnalata alle spalle del nostro partito, bensì una pacca affettuosa su di esse, uno stimolo perché si dia finalmente avvio, nell’immediato, ad un vero momento riflessivo e comunicativo e soprattutto aperto.
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