CHI E’ IL VERO KILLER DI KAMARINA?

In merito all’articolo pubblicato ieri, giovedì 22 aprile, su un quotidiano regionale, con il titolo “Il porto uccide Kamarina”, l’assessore ai Lavori pubblici, Salvatore Avola, precisa: “Apprendo dalla stampa che il porto di Scoglitti sarebbe il vero killer di Kamarina e che ad affermarlo sarei stato io. Tengo a precisare di non aver mai fatto una simile affermazione. Del resto, non solo io, ma anche gli illustri relatori che mi hanno preceduto negli interventi hanno dichiarato che i motivi del cedimento del promontorio di Kamarina sono attribuibili in parte al porto, ma anche ad altri fenomeni, come la mancata regimentazione delle acque piovane, che negli ultimi anni sono state rovinose non solo per Kamarina ma per l’intero territorio, e l’esistenza della strada che divide in due il parco di Kamarina, arteria che andrebbe eliminata. Il professor Giovanni Randazzo, geologo dell’Università di Messina, ha pure spiegato che il promontorio insiste su una falesia argillosa, che nel  tempo ha ceduto, vuoi per l’azione del mare, vuoi per l’infiltrazione delle acque piovane. I cedimenti laterali, che nulla hanno a che vedere con l’azione del mare, sono stati di notevole entità, tanto da modificare il corso del fiume Ippari. Tra l’altro, è noto che da molti anni non si ricevono finanziamenti per eseguire lavori di scavo né di manutenzione a protezione del promontorio. Il porto di Scoglitti esiste da molti decenni e, come tutte le strutture portuali, sicuramente provoca cambiamenti lungo la costa (sta accadendo anche a Marina di Ragusa, dove il porto è stato appena realizzato) a prescindere dalla approvazione della valutazione di impatto ambientale. Nel mio intervento ho ritenuto opportuno parlare della nascita del porto di Scoglitti, ma sicuramente non ho detto né ho lasciato intendere che il vero killer del promontorio di Kamarina sia la struttura portuale. Faccio presente, inoltre, di avere dato la massima disponibilità a valutare, e a mettere in campo, assieme alla Sovrindenza ai beni culturali, al professor Randazzo e ai progettisti del Piano Regolatore Portuale, tutte quelle misure idonee a salvaguardare la costa e, in special modo, il promontorio di Kamarina. È con stupore e rammarico, dunque, che leggo il titolo del resoconto stampa relativo al convegno su Kamarina: un titolo sicuramente di grande effetto, ma che non rispecchia quanto è stato affermato da me e dagli altri relatori del convegno e quanto, peraltro, correttamente riportato dall’estensore di tale articolo”.  

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