CGIL: sui buoni spesa i Comuni tengano conto anche dei poveri senza fissa dimora

I Comuni hanno avviato la distribuzione di buoni spesa per le famiglie e le persone in difficoltà a seguito del provvedimento del Governo che ha stanziato 400 milioni di euro per affrontare anche questa emergenza.
Una misura che, tra le altre, si è resa necessaria per affrontare i bisogni primari, come l’approvvigionamento di alimenti, di tante persone che non beneficiano delle misure di sostegno, messe in campo per lavoratori e imprese. In quest’ottica vanno fatte alcune considerazioni per individuare criteri di priorità e di conseguenza definire le modalità di accesso.

È chiaro a tutti che questa misura varata dal Governo nasce dalla consapevolezza che nel nostro Paese esistono sacche di povertà e di esclusione sociale alle quali nessuna misura di sostegno ordinario fin qui ha dato risposte adeguate, compreso il Reddito di Cittadinanza.

Sono fasce sociali di persone che non possono permettersi neppure una regolare residenza, quindi invisibili.
Si tratta di cittadini italiani e stranieri che vivono nell’economia sommersa: lavoretti saltuari ovviamente a nero, a qualcuno vive senza fissa dimora. È a questi che va data anche la possibilità di accedere a questi buoni spesa.
I Comuni si attivino in questo senso, considerando che possono pervenire richieste anche da persone che non hanno regolare residenza. Si superi ogni ostacolo burocratico per far sì che questo sostegno importante arrivi a tutti i bisognosi a partire ai più deboli.

La CGIL fa un appello ai Sindaci affinché si affronti questa situazione tenendo di più fragili in questo momento.
La CGIL si mette a disposizione di tutti quelli che hanno necessità di accedere ai buoni spesa, anche per la compilazione dei moduli e l’invio telematico.

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